Il caso del virus West Nile, un'estate con la paura delle zanzare

Tre modenesi morti, ancora quindici persone ricoverate tra l'ospedale Policlinico e quello di Baggiovara. E' il bilancio modenese della West Nile, il virus che in Emilia Romagna, e soprattutto tra Ferrara e Modena, sta facendo registrare un numero di casi decisamente superiore rispetto agli anni passati. Il livello di allerta si è alzato nelle ultime settimane e contestualmente le autorità sanitarie, nella provincia di Modena, hanno sempre taciuto i casi, fino alla denuncia di una famiglia. Cerchiamo di capire che cosa è successo.
Il virus West Nile in Italia è trasmesso soprattutto dalla zanzara comune, contro la quale non sono attualmente previsti interventi straordinari di disinfestazione. Per questo, oltre alle misure specifiche di contrasto è fondamentale la protezione individuale. Non c’è una cura specifica e anche le precauzioni che si possono prendere sono tra le più semplici, le stesse diffuse dall’Ausl: evitare il ristagno d’acqua, effettuare trattamenti larvicidi, proteggersi sempre dalle punture. Da alcuni anni la Regione Emilia-Romagna ha attivato un sistema di sorveglianza sulla circolazione nei nostri territori del virus responsabile della West Nile Disease per verificare la presenza di questo agente patogeno nelle zanzare e negli uccelli (dove il virus si moltiplica), nei cavalli e nell'uomo (che possono venire infettati occasionalmente a seguito di punture). Da uomo a uomo il virus non si trasmette.
Graziano Gazzotti aveva 82 anni. Stava bene, un quadro clinico eccellente per una persona della sua età. Non soffriva di diabete o di altre patologie gravi e il 20 agosto 2018 è deceduto. Colpa di una febbre altissima, che si è poi scoperto essere dovuta al virus West Nile. Gazzotti ha cominciato a manifestare i primi sintomi il 27 luglio, dopo cinque giorni è entrato in ospedale e dopo pochi giorni il referto del prelievo effettuato al Policlinico ed esaminato a Bologna parlava chiaro: «West Nile positivo - spiega la figlia Ombretta - ce lo hanno detto subito. Tant'è che nessun antibiotico aveva portato ad un miglioramento. E la situazione è peggiorata fino al decesso del 20 agosto».
Sono passati venti giorni e nessuno, in questo tempo, aveva detto nulla: il Policlinico, dove l'uomo è stato seguito e curato; l’azienda Usl, che in materia di sanità pubblica dovrebbe riferire tutte le situazioni di massimo interesse; il sindaco, che è presidente della Conferenza Sanitaria territoriale ed è responsabile della sicurezza sanitaria ha poi fatto sapere che il Comune non era minimamente stato informato; la Regione, che in materia di Sanità ha le massime competenze. Silenzio su tutti i fronti. Era il 10 settembre 2018 e il caso non era stato comunicato nemmeno al Servizio di Epidemiologia della Sanità Pubblica, che monitora costantemente con un bollettino il periodico la diffusione della West Nile.

Solo dopo la pubblicazione sul nostro sito della denuncia della famiglia le aziende sanitarie Policlinico e Ausl sono uscite allo scoperto, motivando in questo modo le mancate comunicazioni sulla morte di Graziano Gazzotti: "Nel sistema di sorveglianza regionale sulle malattie infettive, il Servizio di Igiene pubblica verifica l’esito dei casi a distanza di 30 giorni dalla loro segnalazione, specificando guarigione, decesso o il quadro clinico (grave, in miglioramento o non noto). In caso di decesso però, si verifica rispetto alle cause di morte anche quanto riportato nella scheda Istat, che arriva al Servizio epidemiologia del Dipartimento di Sanità Pubblica solo il mese successivo a quello del decesso e può indicare la presenza di improvvisi e gravi eventi a carico di altri organi o apparati, permettendo così di attribuire la causa di morte con maggior certezza. Nel caso di G.G. ciò è stato possibile solo in questi giorni.
Per un secondo caso, un paziente modenese di 76 anni ricoverato in Malattie Infettive per West Nile e deceduto durante il periodo di sorveglianza, l’infezione risulta classificata come concausa del decesso. Il paziente, infatti, ha avuto un’ischemia cerebrale che ha complicato ulteriormente il quadro Neurologico generale a seguito del quale è stato trasferito in Neurologia all’ospedale Civile, dove è deceduto a fine agosto per intervenute complicanze polmonari. Quanto alla mancata comunicazione, a differenza di altre patologie infettive, poiché la trasmissione del virus da West Nile non avviene da persona a persona, non è prevista una sorveglianza della Sanità Pubblica sui contatti del paziente, o azioni anche comunicative volte a ridurre il rischio di contagio da persona a persona, in quanto tale contagio non è possibile. Esistono invece misure preventive e di protezione individuale dalle punture di zanzara che sono state comunicate più volte e che sono l’unica misura efficace per evitare i rischi connessi all’infezione".
Graziano Gazzotti si era ammalato il 27 luglio: febbre alta resistente agli antibiotici per cinque giorni, poi il ricovero. I primi di agosto, dopo il prelievo di midollo effettuato al Policlinico e analizzato a Bologna, l'esito dell'esame è inequivocabile: West Nile positivo. E' stata la famiglia, una volta superato il primo dolore improvviso per la perdita di Graziano Gazzotti, a voler rendere pubblico il motivo della sua scomparsa: «Abbiamo pensato fosse giusto dirlo, perchè la gente deve sapere che si può morire anche per una zanzara. Non vogliamo fare allarmismo, ma solo informare». Gazzotti abitava in zona Crocetta, via Mar della Cina si era già lamentata della presenza di troppe zanzare a causa di prati lasciati incolti con l’erba alta: «Lo dico da ignorante - spiega sempre Ombretta Gazzotti - ma se Ausl e Comune dicono che sono importanti gli interventi sul verde, forse qualche disinfestazione preventiva avrebbe fatto bene. Forse l’allarme West Nile è stato sottovalutato».
La seconda vittima è Renzo Farri. Aveva le valigie pronte per partire in ferie, quella mattina di fine luglio in cui assieme alla sua compagna aveva deciso di concedersi una piccola vacanza.Ma una febbre molto alta, persistente e refrattaria agli antipiretici e agli antibiotici, lo aveva convinto a varcare l’entrata dell’ospedale. Una serie di cure, la diagnosi dopo alcuni giorni che si trattava del virus trasmesso dalla zanzara che da alcuni anni è molto diffuso anche in Italia. Poi le cure di un lungo ricovero sino al decesso, con una complicanza intervenuta negli ultimi giorni di vita. È stato questo il percorso che ha portato alla morte Renzo Farri, un piccolo gigante dell’imprenditoria modenese nel campo delle onoranze funebri (ha organizzato tra gli altri le esequie di Enzo Ferrari) e spirato pochi giorni fa per l’infezione causata da una puntura di zanzara. Anche per lui è difficile trovare un rapporto causa-effetto rispetto allo stile di vita.
La terza vittima è Marco Gibellini, 63 anni di Montale: non ce l'ha fatta dopo un mese di terapia intensiva. «Nei primi quattro giorni - dice il fratello Massimo - è stato ricoverato con una diagnosi generica. Poi, dopo quattro giorni, è stato portato in Terapia Intensiva perchè dopo l’esame del midollo osseo avevano appurato che si trattava di quella malattia causata dalla zanzara. Non riusciamo a spiegarci come abbia potuto arrivare alla morte. Non riesco ancora a crederci. Era sano e conduceva una vita regolare. Sino a questa primavera, prima di andare in pensione, mio fratello faceva l’autotrasportatore da dieci anni per la Granarolo trasportando latte con un camion cisterna».
Anche i famigliari sono scossi per la rapidità del decesso. L’infezione è avanzata in un corpo sano e, anche se le sue condizioni di salute erano andate peggiorando, nulla lasciava presagire l’esito infausto. Ma la sua forte tempra ha ceduto, nonostante l’età non fosse così avanzata come le altre due vittime modenesi. «Era stato sedato - conclude il fratello - ed era in coma farmacologico. Ci sono voluti alcuni giorni per portarlo fuori ma faceva fatica a parlare per la tracheotomia che gli era stata praticata. Abbiamo potuto capire quello che diceva dal movimento delle labbra». «L’ultima volta che abbiamo potuto rivolgergli qualche parola è stato tre giorni fa - dice tra le lacrime la figlia - Però ci ha riconosciuto. Poi più nulla».
Il Comune di Modena non è stato informato del caso di West Nile che si è verificato in città. Lo ha fatto sapere l'amministrazione comunale in modo molto chiaro dopo il caso conclamato della prima morte per West Nile, a conferma del fatto che tra le autorità stesse e nei confronti dei cittadini sono mancati diversi passaggi comunicativi. Prova ne sia che nelle altre province le notizie vengono date in tempo reale, che questa volta non sono stati informati nei tempi adeguati.

Va detto, però, che nei casi di contagio da West Nile, comunque, non è prevista l’informazione al Comune di residenza in quanto per il virus (nell'80 per cento dei casi asintomatico), a differenza di ciò che si deve fare per i casi di zika, chickungunya e dengue, non sono previsti trattamenti di disinfestazione mirati, che non avrebbero alcuna utilità. Infatti, il virus viene trasmesso dalla zanzara comune (quella che punge la sera e la notte) infettata a sua volta per aver punto uccelli infetti. L’uomo è il destinatario terminale: se una persona infetta viene punta nuovamente da una zanzara, questa non può trasportare il virus ad altri uomini, a differenze delle altre tipologie. Quest'anno è stata riscontrata circolazione virale di west nile nelle zanzare e negli uccelli già dal mese di giugno, con circa un mese di anticipo rispetto agli anni precedenti, come testimoniano i report. Per questo motivo, oltre ai consueti trattamenti larvicidi che il Comune fa da aprile a ottobre nei tombini e nelle caditoie pubbliche, che sono maggiormente mirati alla zanzara tigre, sono stati effettuati trattamenti di disinfestazione adulticidi contro la zanzara comune, seguendo le linee guida regionali che impongono di intervenire solo in via straordinaria in caso di infestazione oltre la ragionevole soglia di sopportazione perché questi trattamenti durano solo fino a un massimo di 7 giorni, generano fenomeni di resistenza nelle zanzare e sono tossici per api e altri insetti utili.
Donazioni sicure e controlli scrupolosi dell'Avis

Sette donatori Avis sono stati trovati positivi al virus West Nile grazie agli esami sul sangue dopo la donazione, a dimostrazione che spesso la malattia si manifesta anche senza sintomi. Maurizio Pirazzoli, presidente dell’Avis regionale, tranquillizza: «Il sangue raccolto è sicuro. Tutto i giorni in Emilia Romagna le sacche vengono controllate e se positive al virus West Nile vengono ovviamente segnalate e non utilizzate. Se invece i test non danno problemi il sangue viene utilizzato a scopo terapeutico, che è il senso della nostra donazione. Dobbiamo continuare a donare perchè donareè vita e salute per gli ammalati: donare è un grande atto di generosità che abbatte barriere. A noi interessa che il diritto alla salute sia per tutti: il sistema pubblico è forte, il sistema del volontariato è forte, e questo ci permette di affrontare anche situazioni come questa».

Ottantasette casi di malattia neuro-invasiva, con 14 decessi (di cui due a Modena, due a Bologna, tre a Ravenna e sette a Ferrara); 65 casi di forme febbrili e 22 casi di infezione senza sintomi in donatori di sangue. L’assessore regionale alle Politiche per la salute, Sergio Venturi, ha fatto il punto oggi in Commissione consiliare sulla circolazione del virus West Nile in Emilia-Romagna al 10 settembre. Una stagione, quella 2018, da considerarsi “anomala”, ha sottolineato l’assessore, non tanto per la quantità di zanzare-vettore (nella media), ma per precocità nella circolazione virale - in anticipo di circa un mese rispetto al passato -, elevata intensità della circolazione stessa in zanzare e uccelli e particolare aggressività del virus, con un alto numero di forme neuro-invasive ed elevata mortalità nell’uomo.

A fronte di tutto questo la Regione, oltre al Piano di sorveglianza e controllo, consolidato da anni, e puntualmente inviato a giugno scorso a tutti i sindaci e alle Aziende Usl, ad agosto ha attivato una sorveglianza entomologica straordinaria (extra piano). Il 16 agosto ha chiesto ai Comuni di aumentare l’attenzione dove era maggiore la presenza di persone più fragili (anziani o con patologie croniche), e quindi in prossimità di ospedali e strutture socio-assistenziali, attuando trattamenti di disinfestazione con prodotti adulticidi a cadenza settimanale fino al 30 settembre. “La gestione delle arbovirosi in Emilia-Romagna- ha ricordato Venturi- si basa su un sistema di sorveglianza One-Health che integra diverse componenti professionali (medici, veterinari ed entomologi) e coinvolge Aziende Usl e Comuni.
Il Piano di sorveglianza e controllo dell’Emilia-Romagna rappresenta di fatto un modello di riferimento, dal momento che dal 2014 siamo capofila di un gruppo di lavoro tecnico tra le Regioni maggiormente coinvolte dal problema, ovvero Veneto, Lombardia, Piemonte e Friuli Venezia Giulia”. “La protezione individuale- ha proseguito l’assessore-, e dunque l’uso di spray repellenti, abiti dai colori chiari, zanzariere, resta fondamentale, soprattutto a partire dagli anziani. Poi, naturalmente, ci sono misure di tipo più generale, che sono in parte dovere dei Comuni, in parte dei cittadini privati. I Comuni stanno facendo ciò che a loro compete. Tra l’altro abbiamo dato indicazione di effettuare, soprattutto nelle province più colpite, gli interventi vicino agli ospedali e ai servizi socio-assistenziali, compresi quelli sugli insetti adulti. I Comuni agiscono nei posti pubblici, mentre i privati lo devono fare per conto loro, con gli interventi peraltro più efficaci, che sono sulle larve. È necessario il senso della comunità, altrimenti non si va da nessuna parte”.
La Regione ammette: le disinfestazioni vanno intensificate
Per l’anno prossimo, “intensificheremo gli interventi sulla base dell’esperienza di quest’anno- ha annunciato Venturi-, soprattutto occupandoci anche di tutti i luoghi che sono abbandonati, disabitati, come capannoni, depositi di gomme, che possono diventare luogo di proliferazione delle zanzare. I Comuni sanno che la Regione rimborsa tutti gli interventi straordinari che abbiamo richiesto; ci siederemo con loro a un tavolo, alla fine di quest’epidemia, per ragionare insieme su interventi non straordinari, ma potenziando quelli che già facciamo, anche sulla base dell’esperienza e dei risultati di quest’anno. Allarmarsi non serve- ha sottolineato l’assessore-, stiamo facendo tutto quello che è necessario fare. C’è molto meno virus in circolazione di un mese fa: al momento i pazienti più gravi ancora nelle terapie intensive sono quattro, ma sono stati ricoverati da tempo, tre a metà agosto ed uno da due settimane, indice che l’epidemia sta scemando, ma abbiamo bisogno della collaborazione di tutti, anche dei cittadini”.
L’assessore ha proposto un nuovo incontro con la Commissione consiliare per il bilancio definitivo a fine epidemia oltre all’organizzazione di un convegno con la presenza dei principali esperti e degli Enti coinvolti per discutere le migliori misure preventive da adottare per il prossimo anno. Sul decesso dell’ottantaduenne avvenuto al Policlinico di Modena, infine, ha sottolineato come non si sia nascosto nulla, “i decessi sono sempre stati dichiarati. Si era in attesa di avere certezza che la morte fosse riconducibile a complicazioni da West Nile. Non vogliamo trovarci in situazioni in cui si diffonde il panico”.
L’andamento dell’infezione nell’uomo Attiva nel periodo 15 giugno-31 ottobre, la sorveglianza sanitaria del virus West Nile in Emilia-Romagna prevede la segnalazione di tutte le forme cliniche, anche sospette, di malattia neuro-invasiva (con meningiti, encefaliti, paralisi).
Al 10 settembre 2018, risultano 87 casi di malattia neuro-invasiva (con 14 decessi, età media dei deceduti pari a 80 anni, con range da 69 a 87 anni); 65 casi di forme febbrili (non sono oggetto di una sorveglianza attiva, ma vengono registrate se segnalate e quindi risentono della sensibilità dei medici che è diversa nei diversi territori); 22 casi di infezione senza sintomi in donatori di sangue. Il picco di rilevamenti è stato registrato tra il 27 luglio e il 10 agosto, e la localizzazione dei casi ha riguardato soprattutto le province di Bologna, Modena, Ferrara e Ravenna. Relativamente alle donazioni di sangue, dal momento dell’individuazione della circolazione del virus, tutti i donatori sono sottoposti a test che consentono di individuare l’infezione anche nel caso di donatori asintomatici. Tutte le sacche di sangue sono sottoposte a controlli specifici che garantiscono la sicurezza delle medesime. I dati nazionali In Italia, al 5 settembre 2018 (Bollettino n. 10 Istituto Superiore di Sanità), sono stati segnalati 365 casi umani confermati di infezione (numero complessivo di febbri e forme neuroinvasive) da West Nile Virus e di questi 148 si sono manifestati nella forma neuro-invasiva. Quasi tutti i casi sono stati nel bacino Padano.
La politica si interroga: il caso in Comune, Regione e Parlamento
"Constatiamo l’assordante silenzio del Ministro della Salute che, nuovamente, sollecitiamo affinché si esprima su quanto sta accadendo in Emilia Romagna, Regione prima per numero di casi e di decessi". Il senatore di Forza Italia Enrico Aimi porta il caso fino in Parlamento: "Chiediamo di sapere se il Ministro stia valutando di inviare i suoi ispettori - come abbiamo richiesto - nella nostra Regione per capire le motivazioni di un tale incremento dell’infezione e quali misure attivare. Perché è evidente che quanto fatto finora non è bastato. Ci sono numerosi ricoverati e la situazione è oltremodo critica. Chiediamo pertanto che il Ministro relazioni sui casi in Italia e sul numero di decessi suddivisi per Regione e sui protocolli che si intendono attivare già per il prossimo anno".

Andrea Galli di Forza Italia ha presentato invece una interrogazione al Consiglio Comunale di Modena: "Chiedo sei il sindaco fosse stato messo a conoscenza della diffusione del West Nile Virus o se questa gli era stata sottaciuta cosa rimarchevole visto che “ sono attribuite ai comuni tutte le funzioni amministrative in materia di assistenza sanitaria ed ospedaliera che non siano espressamente riservate allo Stato ed alle regioni.
Dura la posizione anche del Movimento Cinquestelle: “Sui casi di West Nile a Modena il silenzio della Regione Emilia Romagna è stato imbarazzante”. La Deputata M5S Stefania Ascari e i Portavoce locali di Modena criticano l’assessore regionale alla Salute e i vertici dell’Ausl modenesi per i ritardi nella comunicazione. “Tutto ciò è inaccettabile e rappresenta una grave mancanza di rispetto per le vittime, le loro famiglie e l’intera cittadinanza. Non si tratta, come sostiene Venturi, di evitare allarmismi. È questione di non sottovalutare il fenomeno e garantire la tempestività delle informazioni”. L’assessore Venturi ha dichiarato che per la comunicazione di un decesso s’è atteso che la morte fosse riconducibile alla malattia trasmessa con le zanzare. “Ammettendo che l’assessore abbia ragione – proseguono i Portavoce – resta comunque da chiarire perché l’altro decesso non sia stato comunicato e perché non sia stata data tempestiva comunicazione sulla situazione modenese".Preoccupazioni erano già state espresse in Regione dalla pentastellata Giulia Gibertoni, anch’ella perplessa “per la decisione dell’Ausl di Modena di non rendere pubblico il fatto che il decesso dipendesse dalle complicazioni causate dal virus”.

Anche Stefano Bargi della Lega interroga la giunta regionale per sapere "le ragioni del silenzio da parte dell’autorità sanitaria sul decesso dell’82enne modenese, se sia vera la notizia di un secondo paziente modenese in cui l’infezione da puntura di West Nile risulta classificata come concausa del suo recente decesso, per quale ragione nella provincia di Modena non vengano emessi bollettini per aggiornare la situazione sanitaria, così come avviene invece nelle altre province dell’Emilia Romagna, affinché i cittadini possano adottare le misure necessarie a cautelarsi dalla puntura di West Nile così come prescritto dalla stessa Regione e dall’Ausl modenese e - infine - quali iniziative intenda intraprendere visto il protrarsi degli episodi e, in particolare, se non ritenga opportuno finanziare un piano straordinario di disinfestazione dalle zanzare legato al diffondersi del virus".
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