Il clima impazzito mette in crisi le api. E il miele scarseggia

FELTRE. Clima pazzo, api scombussolate e il miele scarseggia. Quest'anno è poco, ma sempre di alta qualità (non dimentichiamo il marchio Dop Miele delle Dolomiti Bellunesi). Il 2014 è una stagione apistica difficile con la produzione primaverile che è stata molto deludente per i produttori locali con riduzioni fino al 70 per cento. Sarà arduo recuperare e degustare i mieli prodotti dagli apicoltori dislocati con i loro apiari nel territorio, ma nonostante la situazione critica, gli addetti del settore sperano ancora in una ripresa della bella stagione almeno per l'ultima decade di luglio e la prima di agosto in modo da riuscire a ottenere almeno un parziale raccolto di miele dalle nostra montagne e a salvare parte della produzione invasettando miele “millefiori estivo” ricavato dalle fioriture delle essenze prative.
A spiegare una situazione le cui cause sono riconducibili alle bizze del meteo è la professoressa della scuola Agraria Serena Turrin, che è anche collaboratrice di Apidolomiti. «Oltre al miele», precisa, «ricordiamo che alcuni apicoltori, anche giovani, producono e propongono altri prodotti come propoli, polline, pappa reale, veleno e cera. Non dobbiamo dimenticare inoltre la notevole importanza dell’apicoltura per le produzioni agricole (insetti pronubi indispensabili per l’impollinazione entomofila)», aggiunge, «e per la biodiversità vegetale dell’intero pianeta».
L'inverno non è stato particolarmente freddo, ma caratterizzato da abbondanti precipitazioni nevose su tutto l’arco alpino, con qualche breve periodo di basse temperature ma complessivamente mite e questo fenomeno non ha favorito il completo riposo degli sciami riuniti in glomere. Durante i mesi di marzo e aprile si sono verificate giornate con temperature elevate, forse troppo, che hanno indotto la regina a deporre uova e aumentare il numero delle api, quindi le famiglie si sono sviluppate troppo velocemente presentandosi anche molto forti.
È seguito poi un periodo con condizioni climatiche molto variabili, freddo e piogge insistenti (a volte grandine anche di notevoli dimensioni), le notti con temperature piuttosto basse e frequenti passaggi nuvolosi con piovaschi improvvisi e insistenti.
«Durante alcuni periodi, importanti per le fioriture di specie mellifiche come il Tarassaco, la Robinia, il Tiglio e il Castagno, le stesse sono avvenute sotto la pioggia così le api non sono riuscite a bottinare (con la pioggia le api non volano), hanno dovuto consumare le scorte e quindi gli alveari si sono indeboliti. In certi casi gli apicoltori sono intervenuti con l’alimentazione», chiarisce la professoressa Serena Turrin. Che aggiunge: «Forse potrà andare un po’ meglio per le produzioni della parte alta della provincia dove le specie nettarifere fioriscono con più scalarità soprattutto per l’altitudine e le temperature (per esempio Rododendro)».
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