Il coleottero “Rosalia alpina” trovato nelle riserve bellunesi
BELLUNO
Ha degli splendidi colori nero e blu e dei ciuffi neri sui segmenti delle antenne. Si tratta del cerambice del faggio, in gergo scientifico chiamata “Rosalia alpina”. Si tratta di un raro coleottero, protetto a livello europeo, che è stato rinvenuto anche nelle riserve naturali statali bellunese. Ma questo è soltanto uno dei risultati ottenuti dal personale del reparto Carabinieri biodiversità di Belluno, retto dal colonnello Gianfranco Munari, nel corso della stagione di monitoraggio condotto nel 2018.
La “Rosalia alpina”, già segnalata nel 1996 e nel 2003, è ancora presente in due riserve che si trovano all’interno del territorio del Parco. La scoperta è stata fatta grazie ai monitoraggi previsti dal progetto InNat dei Carabinieri Forestali, condotti in collaborazione con il Parco Dolomiti Bellunesi.
Il coleottero ha come habitat ideale i boschi “maturi” in cui c’è abbondanza di legno morto di faggio, al cui interno la larva impiega fino a quattro anni per completare lo sviluppo.
La campagna di monitoraggio ha permesso di registrare la presenza nelle riserve anche di altre specie protette, tra cui il cervo volante e l’“Euplagia quadripunctaria”, una falena dalle ali tigrate, non troppo rara nel Bellunese, ma famosa per gli assembramenti di migliaia di individui che si verificano sull’isola di Rodi, in Grecia.
Oltre a coleotteri e farfalle, ci sono buone notizie anche per le libellule bellunesi: nella zona del Cadore è ricomparso il “Sympetrum pedemontanum”, di cui il Reparto biodiversità ha avuto notizia grazie alla segnalazione di un appassionato fotografo naturalista, che ha immortalato la specie per la prima volta dal 1956.
Non mancano, inoltre, le sorprese che la riserva naturale al Vincheto di Celarda continua a regalare: nel mese di settembre è tornata a frequentare i laghi e i canneti della riserva di Feltre una libellula, “Aeshna mixta”, che non si osservava all’interno dell’area protetta dal 1981, nonostante i monitoraggi intensivi che sono stati condotti dal 2005 al 2008.
Le indagini hanno inoltre permesso di accertare il primo sito di riproduzione in provincia, sempre a Celarda, del “guarda ruscelli”, ovvero la libellula “Cordulegaster boltonii”.
Questa specie elusiva era stata avvistata in riserva nel 2016, dopo ben 44 anni dall’unica segnalazione bibliografica che la indicava del Cadore.
La scoperta del sito per la riproduzione è arrivata davvero inattesa, nel mezzo di una visita guidata, mentre il personale del Reparto biodiversità di Belluno, impegnato nella normale attività didattica rivolta alle scuole, stava accompagnando un gruppo di studenti a visitare le aree umide della riserva.
Le verifiche che sono state poi svolte in laboratorio hanno permesso di trovare conferma del fatto che si trattava proprio della libellula che si riproduce all’interno dell’area umida, in quanto le sue larve trovano lì le condizioni ottimali per compiere l’intero ciclo di sviluppo, che può richiedere anche cinque anni. —
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