Il comandante dei vigili parla di pressioni e minacce dalla giunta
CORTINA. Attività normale, eccesso di zelo o volontà di danneggiare la giunta alle imminenti elezioni? Giornata dedicata a Nicola Salvato nell’udienza di ieri del processo al sindaco Andrea Franceschi. Salvato, comandante della polizia municipale di Cortina dal 2007 al 2012 è, dopo la ex dirigente Emilia Tosi, uno dei testimoni chiave dell’accusa relativamente alla vicenda degli autovelox, ultimo dei quattro capi di imputazione a carico del sindaco Andrea Franceschi nel processo che lo vede imputato insieme a Stefano Verocai, Enrico Pompanin e Teodoro Sartori, con le accuse di turbativa d’asta, tentata violenza privata, abuso d’ufficio e minacce a pubblico ufficiale.
Salvato (parte civile assistita dall’avvocato Massimiliano Paniz) ha ricostruito l’ultimo anno a Cortina, terminato nel luglio 2012 con il mancato rinnovo del contratto da comandante cioè, secondo l’accusa, con la messa in pratica delle minacce formulate dalla giunta nei mesi precedenti. Incalzato dal procuratore Francesco Saverio Pavone, Salvato ha citato alcuni degli episodi più significativi nella tesi accusatoria e in particolare i messaggi inviatigli dal sindaco a metà febbraio e a fine marzo 2012, in seguito all’intensificarsi dei controlli sulle strade. In quel periodo Salvato aveva disposto una stretta sui controlli con il telelaser, dopo due segnalazioni: quella di una coppia sulla guida eccessivamente spericolata dei maestri di sci che portano i bambini sulle piste e quella delle bariste de La Scossa a Pian da Lago, dove pare che gli ubriachi fossero in maggioranza.
Proprio a Pian da Lago fu fermato anche Pompanin (difeso dagli avvocati Pierangelo Conte e Carponi Schittar) e, nonostante fosse pienamente in regola, pare che il vice sindaco si sia infuriato. «Lo dico per l’ultima volta», scrive Franceschi a Salvato il 16 febbraio, «lasciate il telelaser in magazzino, c’è tutta Pian da Lago incazzata». A marzo, invece, Franceschi scrive: «Autovelox o telelaser ad Acquabona, cosa non ti è chiaro di quanto ti ho già scritto?». In quelle settimane, infatti, il sindaco manda una mail al comandante, con la quale sollecita la polizia municipale a non dedicarsi solo ad autovelox e alcoltest, ma a controllare anche gli abusi edilizi e i falsi residenti.
I numeri dei controlli. Ieri la difesa di Franceschi (avvocati Antonio Prade e Gaetano Pecorella) ha prodotto alcuni dati sull’attività della polizia municipale con numeri che saltano agli occhi: a parità di condizioni tecniche, infatti, i controlli stradali si sono moltiplicati. A gennaio 2011 furono 2, a gennaio 2012 furono 183; nei mesi di febbraio si è passati da 0 a 84 e a marzo da 9 a 76, con un incremento (tra ’11 e ’12) del 3.018%.
Gli abusi edilizi controllati, invece, sono rimasti scarsissimi (da 0 a 2 in ogni mese e solo su segnalazione) mentre non risultano controlli sui falsi residenti, che a Cortina sono un fenomeno importante che si traduce nell’evasione sulle tasse locali.
Il pressing su Salvato. L’ex comandante, ora in servizio a Venezia, ha parlato di un clima di tensione notevole e di paura per la propria sicurezza, tanto da indurlo a trasferire tutta la famiglia. Franceschi, però, non sarebbe stato il solo a cercare di piegare Salvato ad una maggiore tolleranza: l’assessore di riferimento era Alfonsi, che ha spesso chiesto al comandante minori controlli oltre a riferirgli il malumore della giunta e gli improperi pronunciati al suo indirizzo (compreso l’appellativo di pavone). Ma soprattutto le minacce: da “vigili bastardi, vi facciamo un culo così” a “ricordati com’è finito Roncen” (predecessore di Salvato, vittima del primo spoil system) e “lascia nel cassetto il telelaser altrimenti torni a fare il vigile” , unite a un pressing sempre più intenso e messo in atto da Franceschi, Verocai (avvocato Prade), Alfonsi (condannato a 8 mesi in abbreviato), e Zangrando (assolta), che lo accusavano di voler far perdere le elezioni a Franceschi.
In udienza non si è rinunciato al gossip: il rapporto sentimentale tra Verocai e Zangrando, l’amicizia tra Salvato e il candidato sfidante Stefano Ghezze (al quale avrebbe chiesto di essere confermato) e la presunta spia interna ai vigili Alessandro Di Leo (assolto), oltre all’elenco dei dirigenti e funzionari “fatti fuori” da Franceschi. Il sindaco ha rilasciato una breve dichiarazione spontanea per spiegare l’incongruenza tra due richiami fatti ai vigili: troppe poche multe, ma era il 2009, e troppe tre anni dopo.
La corte, formata dai giudici Antonella Coniglio, Elisabetta Scolozzi e Cristina Cittolin ha accolto l’eccezione di inutilizzabilità delle intercettazioni per questo capo di imputazione. Prossima udienza il 18 febbraio con Alfonsi e Zangrando.
©RIPRODUZIONE RISERVATA
Riproduzione riservata © Corriere delle Alpi