Il Comitato: la Gabelli non va dimenticata
BELLUNO. «Il desiderio è di guardare già oltre il recupero dell’edificio. Recupero che non può che essere la prima tappa di un percorso: l’obiettivo finale è costruire una scuola che torni a far scuola anche oltre i confini cittadini». Marco Rossato, presidente dell’Associazione cittadini per il recupero della Gabelli, spiega le motivazioni che hanno portato il sodalizio a organizzare la serie di eventi che prenderà il via il 17 ottobre e che terminerà il 12 dicembre: una mostra dedicata alla storica scuola, un ciclo di conferenze e una pubblicazione. «Da un lato vogliamo rendere consapevoli i bellunesi di ciò che hanno “in casa”», continua Rossato, «vale a dire una scuola in cui si è concretizzata l’utopia di Pierina Boranga di mettere al centro i bambini, un progetto innovativo che non ha generato un semplice fabbricato con aule in cui si fa lezione, ma un vero e proprio sussidio didattico. Dall’altro lato il nostro intento è “lanciare un sasso” all’amministrazione, per invitarla a riflettere sul futuro».
Sul “tavolo” infatti, secondo Rossato, c’è una questione ben più ampia: da quando è stata chiusa la sede della storica scuola, nel maggio 2009, si è assistito a una drastica diminuzione dei nuovi iscritti. «Una causa è di certo data dal calo demografico bellunese», commenta Rossato, «ma non bisogna trascurare il peso della diffusa percezione di precarietà che il nuovo edificio scolastico “provvisorio” (quello al Parco Città di Bologna ndr) ha assunto nel corso degli anni. La vera emergenza è che nell’anno scolastico da poco iniziato si è formata una sola classe prima con circa 15 alunni. Ed è grave se pensiamo che, prima della chiusura della sede storica, sono stati sempre presenti alla Gabelli tre o più corsi completi».
Ma il problema del calo degli iscritti riguarda un po’ tutte le scuole del capoluogo: «Il nostro obiettivo è invitare l’amministrazione a riflettere sull’opportunità di una riorganizzazione territoriale della scuola primaria bellunese», dice ancora Rossato, «costellata da tante scuole di quartiere, caratterizzate anche da corsi unici e classi di pochi alunni. Prima o poi questa partita dovrà essere affrontata. E in un’ottica di riordino complessivo, la scuola Gabelli resta oggi una preziosa risorsa per la comunità cittadina bellunese».
Una risorsa che, come detto, sarà al centro della mostra, intitolata “La scuola più bella d’Italia”, che verrà inaugurata il 17 ottobre in due aule del fabbricato scolastico al Parco Città di Bologna. Un’iniziativa che vede in prima linea l’Associazione cittadini per il recupero della Gabelli, insieme al Comune e a diverse altre realtà che hanno dato la propria collaborazione. «Una quarantina di pannelli, divisi in 5 “capitoli”», precisa Rossato, «in cui è illustrato un vero e proprio percorso: dalla scuola elementare bellunese a partire dal 1800 fino all’arrivo della Boranga con il suo progetto assolutamente innovativo. Che fu anche osteggiato: si pensi alla “lotta” con il podestà Antonio Dal Fabbro sull’“idea” di scuola oppure ai rifiuti all’ipotesi progettuale del 1932 arrivati da diversi enti. Ma la Boranga seppe portare avanti le ragioni di un’opera straordinaria, che si andava a realizzare proprio a Belluno e che venne accolta anche a Roma, a livello ministeriale. E grazie alla sintonia tra la Boranga, i progettisti fratelli Zadra e i protagonisti del Movimento Novecento si andò a realizzare una scuola estremamente innovativa non solo dal punto di vista strutturale, ma anche della didattica, precorrendo i tempi».
Martina Reolon
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