Il commercio in crisi la cassa integrazione in salita esponenziale
di Paola Dall’Anese
BELLUNO
Caduta libera per il commercio all’ingrosso. Dopo l’industria, dopo l’artigianato e l’edilizia, gli effetti della crisi ora si stanno abbattendo senza pietà sul commercio. L’allarme viene dal segretario della Cgil, Renato Bressan.
«Se per l’industria lo scorso anno si parlava di 6.5 milioni di ore di cassa integrazione, scese a 3 milioni quest’anno, un terzo in meno rispetto al 2010, si registra un aumento sensibile di ore autorizzate per l’artigianato (+60mila), stabile l’edilizia, esplode il commercio che passa dalle 9mila ore (da gennaio a dicembre) del 2009 alle 196mila dei primi dieci mesi dell’anno, il che significa che per il 31 dicembre i numeri saranno ancora più elevati».
Ad essere colpito maggiormente è il commercio all’ingrosso. «Siamo di fronte ad una restrizione notevole dei consumi delle famiglie che porta ad un taglio del personale nel comparto», spiega Bressan che prosegue: «A questo si aggiunge l’incremento degli inserimenti nelle liste di mobilità che nel 2007 erano 450 e che nel dicembre 2010 erano già balzati a 970».
Del dato allarmante non si dice stupito il direttore di Confcommercio Belluno, Luca Dal Poz. «Questa crisi del settore dipende dalla contrazione dei consumi e dai ritardi nel pagamento, che variano da un anno a un anno e mezzo, da parte della Pubblica amministrazione che mette in grande difficoltà le imprese che non hanno più i soldi per pagare i loro dipendenti, costringendole in alcuni casi a chiudere, e in altri anche a rinunciare a delle commesse perché non hanno più risorse».
Il direttore dell’Ascom critica un sistema che «non può più continuare. Gli enti locali devono iniziare a pagare nei tempi debiti le imprese e se i problemi dipendono dal patto di stabilità, allora si permetta di derogare a questo laccio che si sta stringendo sempre di più al collo di amministrazioni e aziende».
In provincia esistono diverse imprese di commercio all’ingrosso che operano per lo più con enti quali Usl, Bim e cantieri edili. A questo problema dei ritardi nei pagamenti, si unisce, poi, la contrazione della capacità di reddito delle famiglie pari a un 3.5% negli ultimi 10 anni. Per Dal Poz «la soluzione a questo problema non può essere di certo la liberalizzazione che crea ancora più difficoltà alle imprese. Serve ridare potere d’acquisto alle famiglie risistemando anche il tariffario pubblico. E se liberalizzazione si vuole fare, questa non deve significare togliere le regole», conclude Dal Poz.
Ma i problemi per il comparto restano e sono pesanti. «Cassa integrazione per il commercio significa cassa in deroga quindi percepimento di una indennità per soli sei mesi e poi più nulla, con un allarme sociale crescente. Se l’industria e il manifatturiero hanno diminuito le ore di Cig è perché hanno dovuto parare per primi i colpi della crisi riorganizzando il lavoro e quindi licenziando». Per uscire da questo stallo, per Bressan bisogna iniziare ad utilizzare i fondi a disposizione quali quello Brancher, ma anche «battersi per l’applicazione dell’articolo 15 dello statuto veneto che riconosce la specificità del nostro territorio finanziando quel capitolo che prevede risorse aggiuntive per la montagna».
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