Il consiglio approva tra le polemiche

Dalla maggioranza le critiche più pesanti, ma senza quei soldi il bilancio del Comune sfora il patto di stabilità
Belluno, 31 gennaio 2008. conferenza stampa dei promotori finanziari. interviene il sindaco Antonio prede con verve polemica nei confronti della categoria. Il sindaco Antonio Prade
Belluno, 31 gennaio 2008. conferenza stampa dei promotori finanziari. interviene il sindaco Antonio prede con verve polemica nei confronti della categoria. Il sindaco Antonio Prade

BELLUNO. Il bilancio del Comune di Belluno è in uno stato drammatico e il sindaco Antonio Prade, ancora una volta, è stato costretto a farsi aiutare da alcuni consiglieri di opposizione per salvare i provvedimenti più importanti. E’ stata approvata con soli 19 voti a favore la delibera che dà il via all’iter di vendita delle quote detenute in Dolomitibus, ma l’amministrazione ne è uscita malissimo perché a lanciare le accuse più pesanti è stata la stessa maggioranza.

Ad aprire il dibattito, preriscaldato dalle notizie di stampa, è stato il sindaco Prade, che ha giustificato la vendita delle quote non con l’emergenza bilancio, ma con l’esistenza di due norme: l’imminente messa a gara dei servizi a rilevanza economica e l’obbligo di dismettere le partecipazioni. In realtà il Comune non ha nessun piano, nè per la prima nè per la seconda legge. «Non esiste nessun patto parasociale, quindi possiamo fare quello che vogliamo», ha affermato Prade, «e l’obiettivo è quello di ottenere il prezzo più alto possibile».

La perizia di stima delle quote (il 10,6% dell’azienda di trasporti) dice che il Comune può puntare a 2,4 milioni di euro: «Io devo pensare alla convenienza per il Comune ed è un argomento specioso dire che la Provincia ci rimetterà». Prade, con tono sprezzante, ha definito “fumo di nebbia” il dibattito dei giorni scorsi: «La questione è semplicissima, ma i termini sono tecnici e forse non tutti li comprenderanno». Dopo aver dato dei duri di comprendonia ai presenti, il sindaco ha illustrato la questione, che era talmente semplice da dover ricorrere a un discorso scritto.

«Mi sento preso in giro», ha esclamato Francesco La Grua, presidente della commissione bilancio (saltata su questo punto l’altro giorno) e consigliere Pdl. La Grua nei suoi inteventi ha demolito le ragioni dell’urgenza, ha chiesto (invano) il ritiro del provvedimento e una riunione congiunta con il commissario provinciale e alla fine ha votato contro. Il capogruppo del Pdl, Lorenzo Bortoluzzi, ha difeso strenuamente la decisione di giunta, affermando che temere una minore qualità del servizio «è una fanfalucca».

In appoggio a Prade sono arrivati anche Orazio Da Rold, Giovanni Fontana e Marco Garibaldi, così come Rudy Zerbinati (tutti Pdl), ma è proprio dalle parole della maggioranza che si è intuita la gravità della situazione: «Sforare il patto di stabilità è gravissimo e non si può nemmeno prendere in considerazione», ha detto Zerbinati, posto che l’amministrazione Prade ha già sforato il patto nel 2009.

E’ con questa motivazione principale, salvare il bilancio comunale, che hanno votato sì buona parte dei 19 consiglieri, a partire dalla Lega Nord e passando per la Lid. Dei 26 presenti in aula, 3 i contrari (Toscano, Caldart e La Grua) e 4 non votanti (Losego, Marrone, Piol e Serafini).

Ma le tegole sono continuate a cadere sulla testa del sindaco: «Da marzo dico che con questi conti non si va avanti e voi ci ridete sopra», ha ricordato Antonio Marrone (Pdl), «ora si scopre che bisogna vendere il patrimonio per evitare lo sforamento. Qui si fanno le cose con superficialità e approssimazione e io mi vergogno». Mattia Losego (Pdl) è rammaricato per la scelta che potrebbe causare un conflitto istituzionale con la Provincia, come Domenica Piol. L’assessore al bilancio Tiziana Martire è intervenuta solo per precisare che il patto di stabilità a rischio è quello del 2012, perché il 2011 si salva rimandando i pagamenti a fornitori e imprese.

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