Il Consorzio agrario verso la superfusione
BELLUNO
Sale la tensione anche nel Bellunese intorno al futuro del Consorzio agrario di Treviso e Belluno, per il progetto di superfusione nazionale voluto da Coldiretti.
Il Consorzio è uno dei gioielli italiani: 105 milioni di fatturato, 135 dipendenti e 38 sedi, patrimonio immobiliare di 25 milioni, 2300 soci.
«La storia si ripete... dopo 29 anni dal crac della Federconsorzi questi signori dei palazzi romani ci riprovano. Tutti zitti ed allineati, mi raccomando – ha reagito Diego Donazzolo, presidente di Confagricoltura Belluno –. Quanti sacrifici in questi anni per riportare il Consorzio Agrario di Treviso e Belluno ad essere una eccezione, fra tanti che in questi anni sono saltati e andati in liquidazione, naturalmente dopo avere sperperato le ultime proprietà rimaste. Io, una parte di quel percorso l’ho vissuto, non sempre ho condiviso certe scelte, soprattutto quelle che mi sembravano provenire da altri tavoli e quasi sempre per abbonire gli appetiti di quegli innominabili dei palazzi romani. Tutto inutile. Mi dispiace, ma spero che qualcuno abbia il coraggio di opporsi a questa scellerata espropriazione. Perché è di questo che si tratta».
Dalla Coldiretti si precisa che il progetto è in fase di studio e punta a difendere al meglio quanto resta dell’agricoltura italiana – specie dalle multinazionali che vorrebbero acquisire le nostre eccellenze – e che, pertanto è aperta soltanto la fase del dibattito sull’opportunità o meno di attrezzarsi di una forza d’urto come questa per spuntare prezzi migliori in alcune filiere, dai cereali alle macchine.
E per meglio garantire, in una provincia come Belluno, i servizi alle comunità.
I servizi che già ci sono e quelli futuri: da un essicatoio per l’erba medica ad uno per l’orzo, passando anche per il mais. Nulla, dunque, è stato ancora deciso. Nel Consorzio Treviso-Belluno sono presenti Alessandro De Rocco e Marco Vuerich.
Chi è contrario alla fusione, in prima istanza Confagricoltura (ma anche la Cia) sostiene anzitutto che le informazioni sono arrivate solo a mezzo stampa e, quindi, c’è bisogno di più trasparenza.
Non solo, Confagricoltura ritiene che l’ingresso in un nucleo esteso di consorzi non andrebbe a creare alcun valore aggiunto per il Consorzio Agrario, che anzi rischierebbe nel medio lungo periodo un livellamento critico verso il basso delle proprie prestazioni e della qualità dei propri servizi.
Sabato, una numerosa delegazione di Coldiretti Belluno ha partecipato ad un’assise di chiarimento a Mestre, durata quattro ore, con il presidente nazionale Ettore Prandini.
«Se di “esproprio” si trattasse, allora che ragioni avrebbero i nostri incontri sui territori – cui stiamo dando vita e che proseguiranno – con i gruppi dirigenti e i soci dei Consorzi Agrari? Su questo è bene essere chiari: Coldiretti agisce in totale trasparenza e ha tutto l’interesse affinché il processo decisionale su Cai (Consorzi agrari Italia, ndr) abbia le più ampie garanzie di partecipazione. È una scelta che spetta all’assemblea dei soci dei Consorzi Agrari, e noi desideriamo che ciascuno di essi sia quanto più “informato” e consapevole». —
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Riproduzione riservata © Corriere delle Alpi