Il Consorzio Dolomiti rischia la chiusura
BELLUNO. Senza finanziamenti, quasi senza dipendenti. Il Consorzio Dolomiti rischia di chiudere. Anche se nel consiglio direttivo questa eventualità non è ancora stata presa in considerazione, come spiega il presidente Fabrizio Piller Roner, il Consorzio sta attraversando un momento difficile.
La Regione ha tagliato i finanziamenti a partire dal 2014 e i bandi Gal e europei non riescono a coprire le necessità del Consorzio. Il quale si occupa di promozione, di tutto il Bellunese. I soci sono i consorzi di valle e le associazioni di categoria, e anche queste ultime da tempo hanno chiuso i cordoni della borsa. A ciò si deve aggiungere il licenziamento del direttore, Antonio Pellegrino, in distaccamento da Confindustria. La lettera firmata dall’associazione degli industriali (era un loro dipendente) gli è arrivata qualche settimana fa.
Il Consorzio Dolomiti non si trova in una bella situazione: non ha soldi per fare la promozione e non ha neanche le risorse umane per portarla avanti. Il suo futuro è appeso a un filo. «Stiamo affrontando un periodo delicato, inutile nasconderlo», conferma Piller Roner. Che di mestiere fa l’imprenditore turistico, e sa bene cosa significherebbe chiudere una realtà come il Consorzio Dolomiti, che in questi anni ha fatto da coordinatore per tutta la provincia dell’attività di promozione. «Ma non si è mai parlato di chiudere», precisa.
Si è preso tempo. Fino all’autunno. In ottobre dovrebbero uscire alcuni bandi dedicati alla promozione turistica, che offrirebbero al Consorzio ossigeno per continuare la sua mission. Se non accadrà, potrebbe essere la fine dell’ente.
Ma il consorzio Dolomiti deve vedersela anche con la Dmo, il nuovo organismo nato sulla base dell’ultima legge regionale. Ne fanno parte alcuni consorzi, rappresentanti degli enti locali e delle associazioni di categoria. E anche la Dmo, da statuto, ha il compito di promocommercializzare il prodotto turistico. È proprio qui che Piller Roner individua una possibile soluzione per far uscire il Consorzio Dolomiti dalla situazione in cui si è venuto a trovare: «I due soggetti si devono integrare, anche perché la Dmo riceverà un finanziamento importante e bisogna fare squadra per farli fruttare al meglio». Piller Roner si riferisce ai 5,6 milioni dei fondi di confine che saranno usati dalla Provincia per il progetto di marketing territoriale.
Il Consorzio Dolomiti «è il braccio operativo della dmo», continua il presidente. «È in seno al Consorzio che è nato questo nuovo organismo. Fra settembre e ottobre cercheremo di trovare un accordo con la Dmo per non perdere quanto di buono è stato fatto in questi anni».
Ma come si è arrivati a questa situazione? Il primo colpo è arrivato nel 2014. La nuova legge regionale ha azzerato i trasferimenti da Venezia, che fino a quell’anno contribuiva alla promozione con una cifra fra i tre e i quattro milioni di euro. Il Consorzio Dolomiti è riuscito a continuare la sua attività di promozione grazie ad un paio di progetti a regia Gal e ai contributi europei. Ma ad oggi i bandi Gal per la promozione non sono ancora usciti e quelli destinati alle reti di impresa usciranno l’anno prossimo. Le associazioni di categoria da tempo non contribuiscono economicamente, i consorzi di valle sono in difficoltà perché a loro volta non possono più ricevere contributi dai Comuni e non aiutano il Consorzio, e la situazione, unita ad alcune ripicche fra i soci, si è fatta critica. A inizio estate l’ultima doccia fredda: il licenziamento del direttore da parte di Confindustria. Il consorzio Dolomiti aveva tre dipendenti. Una è in maternità, il contabile andrà in pensione a ottobre e il direttore non esiste più.
Il futuro? È quanto mai incerto. Le domande aperte sono molte. Chi si occuperà della promozione se non ci sarà più il Consorzio Dolomiti? È presto per dirlo. Bisogna aspettare ottobre, e la conclusione della trattativa in corso.
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