Il contratto è in scadenza a rischio il metal detector

Al palazzo di giustizia l’accordo con l’istituto di vigilanza privato finisce lunedì I processi riprendono il 7 settembre e mancano comunicazioni dalla prefettura
Di Gigi Sosso
Belluno, 15 novembre 2010. Il nuovo presidente del Tribunale di Belluno, Sergio Trentanovi
Belluno, 15 novembre 2010. Il nuovo presidente del Tribunale di Belluno, Sergio Trentanovi

BELLUNO. Metal detector: meno quattro. Ultimi giorni in tribunale per la Mondialpol, l’istituto di vigilanza privata di via Feltre, che nell’ultimo mese si è occupato del macchinario all’ingresso del palazzo di giustizia. Lunedì 31 scade il contratto firmato dal Comune di Belluno e, dal giorno dopo, al posto di controllo per i metalli non ci sarà nessuna guardia giurata. A meno che non ci sia una proroga del servizio, il metal detector tornerà in qualche cantina del tribunale. Là dove era rimasto archiviato fino allo scorso aprile, prima della sparatoria con tre morti e due feriti a Milano.

Non ci sono comunicazioni dalla prefettura e difficilmente torneranno le forze di polizia, che a suo tempo avevano prestato due uomini al giorno, togliendoli dai servizi sulle strade. I carabinieri continueranno a sorvegliare le aule, nel corso delle udienze penali, ma non saranno più al piano terra, a regolamentare gli ingressi, con la possibilità di aprire le borse o effettuare delle perquisizioni, in caso del segnale di allame per la presenza di oggetti metallici.

Il responsabile della sicurezza è sempre il procuratore capo Pavone, ma il presidente del Tribunale, Antonella Coniglio è a sua volta preoccupata: «Non sappiamo ancora cosa succederà a partire dal primo di settembre; posso confermare che il contratto con la Mondialpol è in scadenza e aggiungo che noi non siamo in grado di muoverci autonomamente, perché non abbiamo niente da offrire dal punto di vista economico».

Non sarebbe un bel momento, alla fine delle ferie; ad ogni modo lunedì 7 riprendono i processi penali e la presenza di persone sarà sicuramente più sostenuta, rispetto a quello del mese di agosto. Ci sarà bisogno non di una, ma di due persone: «Non abbiamo avuto risposte dagli organi competenti», riprende Coniglio, «di conseguenza dobbiamo per forza aspettare. Non ci sono alternative e, in mancanza del personale necessario, è chiaro che saremmo costretti a togliere l’apparecchiatura e ad affidarci soltanto al lavoro dei custodi. Ma costoro non hanno alcun potere di guardare all’interno di una borsa. E allora è chiaro che la sicurezza non sarebbe garantita».

A proposito dei custodi, dal primo gennaio non saranno più alle dipendenze del Comune di Belluno, ma del ministero della Giustizia. In tutto, sono tre, ma due quelli che a turno presidiano l’atrio del palazzo: uno è in servizio da 20 anni e l’altro da nove, cioè dall’inizio della sua carriera lavorativa. Nel frattempo, una ispettrice di polizia locale ha lasciato la procura della Repubblica, per tornare al comando di via Gabelli, dopo aver presentato una regolare domanda. Il rischio è quello di vedere sguarniti gli ingressi, a meno che non intervenga il decreto legge che prevede l’assunzione di duemila lavoratori in tutta Italia. Il procuratore Pavone ha già lanciato un appello a uomini e donne con i requisiti necessari. Quello indispensabile è che abbiano voglia di lavorare a Belluno: «Non c’è dubbio che ci sia questo problema. Si presenterà con la massima urgenza a partire dall’anno nuovo, ma ne stiamo discutendo fin da ora», ha detto Pavone, «un’addetta l’abbiamo già persa, c’è il pericolo che anche gli altri tre ci lascino: siamo una struttura già in sofferenza che ha bisogno di rinforzi».

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