Il crepaccio fa paura, nuovi divieti: chiusi Capanna Ghiaccio e Cima XI
Rischio di altri distacchi di ghiaccio, abbassato il livello del lago: un’eventuale onda non tracimerebbe
ROCCA PIETORE. Si abbassano le temperature sulla Marmolada, il termometro di notte ritorna sotto lo zero, fino a segnare anche –2. E si riaccende, dunque, la speranza di chi vorrebbe tornare lassù in vetta, senza ovviamente attraversare o anche solo lambire il ghiacciaio. Ma la protezione civile di Trento non solo è cauta, ha fatto chiudere due rifugi ed ha consigliato al sindaco di Canazei un’ordinanza di divieto a passeggiare o a transitare con la bici lungo la strada di valle del lago Fedaia.
Se guardi in alto, in corrispondenza della diga, lo sguardo intercetta infatti quella montagna di ghiaccio che, perdurando il caldo, almeno di giorno, potrebbe staccarsi dal crepaccio lungo 200 metri che ha ampliato nei giorni scorsi il suo spessore, dai 25 ai 35 centimetri. Il distacco, se avvenisse, finirebbe probabilmente diritto nel lago.
Secondo i tecnici della Provincia di Trento, inoltre, si sono verificate altre aperture. «La potenziale instabilità della nicchia di distacco del ghiacciaio e l’allargamento di alcuni crepacci posti sui cambi di pendenza della montagna hanno portato ad una ridefinizione dell’area rossa sul massiccio, dopo i tragici fatti dello scorso 3 luglio»: questa la conclusione che tirano.
Ecco perché la diga è stata quasi svuotata; prima a causa della siccità, adesso per questo rischio. Ed ecco perché Giovanni Bernard, primo cittadino di Canazei, ha firmato quest’ordinanza con la quale di fatto si amplia la zona interdetta sulla Marmolada, chiudendo la strada a valle del lago. «Lo studio della morfologia dell’area ha permesso infatti di identificare i percorsi potenziali delle masse ghiacciate che dovessero staccarsi anche da queste due lingue – si legge nella relazione tecnica del Servizio prevenzione rischi e Cue della Protezione civile –. Questa analisi ha di fatto confermato un percorso di scorrimento che si adatta molto bene a quello delle valanghe storiche cartografate e di quelle simulate nell’ambito della redazione della Carta delle pericolosità», si legge nella relazione.
È stata valutata anche l’ipotesi che un eventuale distacco possa arrivare a lambire o entrare nel bacino artificiale della diga di Fedaia: «Dalle valutazioni svolte l’effetto di un eventuale afflusso al lago con il livello d’invaso attuale, risulterebbe contenuto all’interno dell’invaso senza interessare direttamente il coronamento della diga e/o il piano stradale della SS 641».
Con l’istituzione della nuova zona rossa, continuano ad essere accessibili la diga del lago di Fedaia e l’omonimo passo, mentre viene parzialmente chiuso il vecchio percorso che costeggia il lago in sinistra orografica, a partire dal ponte sul canale di Gronda. I rifugi chiusi sono il Capanna ghiacciaio e Cima Undici.
«Il divieto di transito e di accesso alla zona interclusa vale anche per alpinisti e arrampicatori che dovessero percorrere le vie alpinistiche della parete Sud-Ovest della Marmolada», si precisa da Trento. Sarà dunque denunciato chiunque si addentri nell’area compresa tra: prossimità Villetta Maria sentiero E618-E619, prossimità Rifugio Dolomia sentiero E618-Altavia n. 2-E606, prossimità rifugio seggiovia, sentiero E618 dal bivio E604 fino alla diga, sentiero E606 dal bivio con il sentiero E610 direzione forcella Marmolada, la vecchia strada che porta alla diga di Maria al lago fino a prima della casa guardiani dell’Enel civico 9, pista da sci denominata “Sas de Mul-Fedaia.
Già venerdì scorso aveva dovuto chiudere il Rifugio Cima XI. Lo gestisce Ermanno Lorenz di Canazei, con la moglie. «Ci dispiace moltissimo interrompere l’attività estiva, ma così ci è stato ordinato e non possiamo certo che assecondare. In montagna, in condizioni come queste – condividono marito e moglie –, è necessaria la massima responsabilità». Ammettono che è la prima volta che questo accade e dicono di sperare che quanto prima passo Fedaia e la Marmolada ritornino ad offrire tutta la loro bellezza. «Le temperature si stanno abbassando e quindi anche il ghiacciaio dovrebbe stabilizzarsi», affermano. Non appena le condizioni climatiche lo permetteranno, potrebbero ripartire le ultime ricerche dei resti umani delle undici vittime che non sono stati recuperati nella prima fase della campagna. Il tribunale di Trento ha in corso le perizie.
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