Il dipendente comunale si difende: «Segnalai due colleghi, da allora ambiente invivibile»
BELLUNO. «Salve, sono Marino Zoldan, il dipendente comunale assenteista. Vorrei precisare alcune cose sulla mia vicenda visto che ho già letto qualcosa su Internet».
Si è presentato così nella nostra redazione, ieri pomeriggio, il 55enne impiegato comunale pedinato per mesi dalla Guardia di finanza. «Sono quasi contento di essere arrivato a questo punto, perchè sono ormai sei anni che per me l’ambiente di lavoro era diventato un inferno. Da quando avevo testimoniato contro due colleghi che si timbravano a vicenda il cartellino. Prima mi hanno riunchiuso in un posto che tra i dipendenti viene chiamato “il gabbiotto”, poi mi negavano ferie, mi negavano permessi, mi hanno tolto dalle mansioni precedenti, mi hanno buttato di qua e di là, dove nessuno mi voleva, senza farmi fare niente. Mi sono sentito perseguitato. Non ce la facevo più, ho provato a rivolgermi ai superiori, chiedendo di poter tornare alle mie mansioni, tutto inutile. Anzi, dopo la breve parentesi di circa un anno, fino a maggio 2013, come uscere in tribunale, da dove sono stato allontanato (su richiesta della Procura, che aveva giudicato incompatibile la sua mansione in virtù dei procedimenti giudiziari in corso a carico del 55enne, ndr), mi hanno assegnato al museo, biblioteca, ufficio cultura, dove avevo una grande scrivania, completamente vuota, visto che nessuno mi diceva cosa dovevo fare. Nel 2009 avevo presentato un certificato per assistere mia madre, il dirigente comunale mi aveva negato anche quello, vede (Zoldan mostra il certificato con la dicitura “non accolto”, ndr)».
«Troppe cattiverie, troppi torti, ero arrivato al limite della sopportazione, mi sono sentito male, sempre peggio. Avrò anche sbagliato, dovevo denunciare la mia situazione in altro modo, ma ho reagito così, non andando a lavorare. Ma perchè, lo ripeto, non volevano farmi lavorare, era evidente. E non l’ho mai nascosto. Io in Comune ho sempre detto che non facevo niente e l’ho sempre detto anche fuori, lo sapevano tutti. I miei compiti erano davvero minimi, visto che mi mandavano a pulire dove era già passata la Bellunum, in piazza dei Martiri, portici, parcheggio del Palasport, parco di Bologna, piazzale della Stazione: loro con le spazzatrici, io con la scopa e la cariola».
E la finestra rotta alla Gabelli? «Mi vien da ridere. Facevo pulizie lì, la finestra era già rotta, io ho solo rimosso gli spuntoni di vetro per evitare che qualcuno si ferisse, compreso il sottoscritto, e sono entrato nell’edificio per controllare se ci fosse qualcuno: un minuto in tutto. Ho anche segnalato il danno a chi di dovere, poi i finanzieri sono venuti a prendermi per chiedermi cosa stavo facendo».
Zoldan, protagonista in passato di iniziative di protesta contro Palazzo Rosso («ho fatto lo sciopero della fame per denunciare il disagio a cui ero costretto sul posto di lavoro»), due settimane fa era stato convocato dal Gip per riferire sulla relazione della Guardia di finanza in merito alle sue assenze. Quando risultava in malattia, per “stress da lavoro”. «Da allora mi sono messo in ferie, in attesa di un provvedimento del Comune. Se mi sento in colpa? So che sembro indifendibile, ma è il Comune che non mi faceva lavorare».
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