Il disastro di 50 anni fa: «Prima il rombo dei motori dell'aereo poi lo schianto sul Col Visentin»

Giampietro Paier ricorda l’incidente  tra Belluno e Fadalto dove morirono sei persone. Il volo era diretto a Cortina

BELLUNO. «Prima ho sentito il rombo dei motori dell’aereo lungo il versante del Cansiglio, dopo qualche minuto il rumore si è riflesso sul pendio del Col Visentin e, all’improvviso, si è avvertito un crac molto forte. Non un boato, ma proprio un crac. C’era nebbia, sul Fadalto, e non si vedeva niente».

Cinquant’anni fa il Twin Otter 100 con marche I-Clai della Aeralpi in volo fra Milano e Cortina con tre passeggeri a bordo si schiantava dentro un bosco del Col Visentin, poco sopra Borgo Brigola, che era allora abitato, in faccia alla sella del Fadalto. Proveniva da Venezia.

Rimasero uccisi i due membri dell’equipaggio e due dei quattro passeggeri a bordo. Giampietro Paier, abitante sul Fadalto, aveva allora 16 anni e il ricordo di quella tragedia se l’è sempre portato appresso. «Era un sabato mattina, esattamente come oggi. Gli anziani di Fadalto decisero di accorrere e in 40 minuti erano sul posto, arrampicandosi lungo le rampe del bosco. Noi ragazzini venivamo lasciati a distanza. Ma - racconta Paier - non ho mai dimenticato quel muso del velivolo schiacciato contro la montagna, il copilota ancora imbragato al seggiolino. E soprattutto ho trattenuto, in questi 50 anni, l’urlo di un passeggero che chiedeva aiuto per la gamba fratturata. Usammo le slitte da legna per portare i cadaveri a valle e i pezzi dell’aereo che era stato spezzettato per la rimozione. Uno dei morti era l’ex pilota dell’aereo Alitalia che portò papa Paolo VI in India, nel primo viaggio di un pontefice nei tempi moderni».

C’è un cippo, lassù sulla montagna, che ricorda quel tragico incidente. Questa mattina, organizzati dalla Pro Loco, saliranno Giovanni Carraro e altri del posto, fra i quali Gianni Del Tio, del Comitato Fadalto, per portare un fiore e fare una doverosa commemorazione. «Come allora, la nebbia si presenta spesso in valle, per cui - afferma Del Tio, che fa parte del Comitato Fadalto - non so quanto saggio sia ripristinare i voli tra Venezia e Cortina».

«No, non vedo nessun pericolo - tranquillizza Paier, pilota sportivo -, in 50 anni è tutto cambiato: gli aerei sono più sicuri e i piloti meglio preparati. Non è un problema attraversare le valli alpine». Il 31 maggio 1976 un Cessna 206 della Società Alialpi tentava di decollare in condizioni di forte vento dall’aeroporto di Cortina: il pilota, senza esperienza di volo in montagna, staccava con grande difficoltà e a fine pista, l’aereo stallava in virata precipitando al suolo e incendiandosi uccidendo i sei a bordo, alcuni dei quali erano consiglieri del Comune di Cortina. Quello fu ufficialmente l’ultimo volo dall’aeroporto ai piedi del Cristallo.

Ma ora si torna a parlare di un aeroporto a Cortina. Il 5 maggio, a Venezia, la società Cortinairport presenterà il progetto del nuovo scalo.

Lo studio d’impatto ambientale è già stato recapitato al Comune ampezzano. Le prime autorizzazioni da parte del Comune sono attese, secondo i promotori, entro il 2017. Fabrizio Carbonera, project manager di Cortinairport ha anticipato, recentemente, che l’apertura dello scalo potrebbe avvenire già entro il 2018, puntualizzando che a regime l’infrastruttura produrrà un ritorno economico di venti milioni di euro l’anno. I turisti interessati dovrebbero essere di elevato profilo: dai Paesi Arabi, dalla Russia, dalla Cina ma anche dall’Europa.

Fiames sarà collegato al Marco Polo con aerei Viking, Bombardier, Do 228/Stol da 15 a 30 posti. L’hangar e il nuovo terminal vedrebbero la luce entro i campionati mondiali di sci del 2021. Fiames verrà classificato come scalo per l’aviazione generale, cioè riservato ai jet privati. Ma oggi, ricordando la tragedia di 50 anni fa, gli ambientalisti di Mountain Wilderness e dell’Ecoistituto - tra i quali Vittorio De Savorgnani, Giancarlo Gazzola e Michele Boato - ribadiscono che il progetto è improponibile, perché non tiene conto della pericolosità dei voli a bassa quota, di decolli e atterraggi in una zona soggetta, oltre che a nebbie fittissime, anche a improvvise correnti vorticose, «che hanno già provocato abbastanza morti nei brevi periodi di attività dell'aeroporto».

E tra questi anche quello del 1964 con due morti (uno era Cesare Rosà, l’inventore dell’aeroporto, in funzione dal 1962). Gli ambientalisti sponsorizzano il treno delle Dolomiti, non l’aeroporto. «Troppo invasivo - sostengono - anche sul versante dell’inquinamento acustico». E come sentinelle stanno vegliando sull’impatto ambientale per quanto riguarda i lavori a Fiames, la cui decisione è comunque nelle attente mani delle Regole.

Ma Carbonera rassicura. Lo ha fatto anche recentemente, a margine della presentazione dello studio in Comune a Cortina. «In base alle attuali disposizioni statali, regionali e comunali - ha dichiarato - non c’è obbligo di valutazione di impatto ambientale per strutture di questo tipo ma lo abbiamo redatto perché abbiamo una mentalità “green” verso il futuro delle Dolomiti e dei visitatori. L’analisi dal punto di vista paesaggistico, idrogeologico, della tutela della montagna dimostra comunque che Cortina non verrà penalizzata dalla riattivazione dello scalo ma potrà avere soltanto vantaggi».

©RIPRODUZIONE RISERVATA

Riproduzione riservata © Corriere delle Alpi