Il dissesto dell’acqua finisce in tribunale: Roccon vuole i danni
BELLUNO. Il caso Bim Gsp finisce in tribunale. È stato consegnato ieri l’atto di citazione a Gianpaolo Bottacin, Camillo De Pellegrin, Acqua bene comune nella persona di Valter Bonan e Italia dei Valori rappresentata dall’ex segretario Cristina Muratore, chiamati in giudizio da Franco Roccon. L’ex presidente del consiglio di amministrazione di Bim Gsp e ex sindaco di Castellavazzo chiede ai quattro soggetti citati un risarcimento danni pari a 100 mila euro, dei quali 35 mila per il danno patrimoniale e 60 mila per quello non patrimoniale, in solido, oppure: 20 mila all’Idv e a De Pellegrin e 30 mila a Bottacin e a Bonan. Nella cifra chiesta, sono compresi 5 mila euro per la diffamazione perpetrata a mezzo stampa.
La prima udienza è già stata fissata per l’8 gennaio davanti al giudice civile del Tribunale di Belluno.
La vicenda è nota ai cittadini bellunesi, che proprio in questi mesi stanno ricevendo le bollette dell’acqua notevolmente maggiorate per far fronte al profondo dissesto finanziario che ha colpito Bim Gsp negli anni passati ed emerso per la prima volta nel 2010.
Durante l’estate di quell’anno, dopo ripetute sollecitazioni ricevute dai creditori insoddisfatti di Bim Gsp, l’allora neo presidente della Provincia e dell’Ato, Bottacin, chiese di poter conoscere i dettagli dei bilanci di Bim Gsp e fu necessaria l’intercessione del prefetto per ottenere un quadro esaustivo della situazione. Si scoprì, allora, che Bim Gsp aveva accumulato in sei anni di attività circa 75 milioni di euro di esposizione verso le banche, molte imprese fornitrici e i Comuni, una cifra enorme cresciuta ulteriormente negli anni successivi e solo ora in fase di lento rientro. Inevitabilmente a pagarla saranno cittadini bellunesi.
Quando scoppiò lo scandalo la “caccia al colpevole” fu inevitabile e Roccon, in qualità di presidente in carica ed eletto il 14 gennaio 2005, quindi dopo un anno dall’affidamento del servizio idrico integrato a Bim Gsp, fu la persona posta maggiormente sotto accusa da svariate fonti, insieme a tutto il consiglio di amministrazione. I quattro soggetti citati in giudizio da Roccon (avvocato Massimo Moretti) avevano ruoli politici e amministrativi di primo piano (è di quegli anni anche il referendum sull’acqua) e i loro interventi in consessi pubblici e sulla stampa furono numerosi. Bottacin e De Pellegrin, inoltre, avevano la responsabilità diretta di agire per mettere in salvo Bim Gsp: il primo come neo presidente dell’Ato, il secondo come consigliere comunale e poco dopo come sindaco di Forno di Zoldo.
Va ricordato che gli attacchi furono reciproci e senza troppi limiti, ma Roccon porta a sostegno del suo ricorso undici articoli pubblicati dai giornali locali (di questi undici, otto sono del Corriere delle Alpi) tra il febbraio e il novembre 2011. In quegli articoli i soggetti citati chiedono le dimissioni di Roccon e del cda di Bim Gsp e li accusano, di essere stati “amministratori incapaci e negligenti” fino a ventilare l’ipotesi del falso in bilancio, per le somme iscritte come crediti e riconducibili al mancato adeguamento della tariffa.
Il punto sta proprio in quel mancato adeguamento. Il dissesto di Bim Gsp nacque per un’errata stima dei consumi di acqua fatta all’inizio dell’affidamento del servizio alla società. Roccon sostiene di aver sempre denunciato il problema ai 67 sindaci dei Comuni soci di Bim Gsp, chiedendo ripetutamente un adeguamento della tariffa in base ai consumi reali. La responsabilità del buco milionario, quindi, sarebbe in capo all’Ato (sempre formato dai sindaci) che non ha mai raccolto gli appelli di Roccon. Molti sindaci hanno negato, giustificazione che da un punto di vista giuridico vale poco o nulla, ma è impossibile sapere come stanno le cose, perché per molti anni la stampa fu allontanata dalle assemblee di Bim Gsp e ufficialmente i conti erano sempre in ordine, se non addirittura in attivo.
In seguito a quel periodo, Roccon afferma di aver subito minacce, danni alla sua professione di agente, perché molti clienti lo hanno lasciato e danni morali e all’immagine che hanno coinvolto anche la sua famiglia.
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