Il figlio Erich: «Il papà giocava ancora a calcio era spesso controllato»

BELLUNONessuna immagine. Le telecamere ci sono al Pronto soccorso del San Martino, ma non esiste la videoregistrazione. E la telemetria viene cancellata, quando il paziente esce. Dopo l’esposto della...

BELLUNO

Nessuna immagine. Le telecamere ci sono al Pronto soccorso del San Martino, ma non esiste la videoregistrazione. E la telemetria viene cancellata, quando il paziente esce. Dopo l’esposto della moglie Amabile e dei figli Erich e Sandro, le indagini dei carabinieri sul decesso di Ferdinando Casanova si sono concentrate su cartelle cliniche, tabulati telefonici e tracciato del defibrillatore.

Il maresciallo maggiore Daniele Urbani le ha illustrate al giudice Feletto e al pm Gulli. I medici sono stati prosciolti, mentre in tribunale c’è finito l’infermiere Matteo Marin: «Il 27 agosto Casanova è entrato in pronto soccorso in codice giallo alle 10.35 e ne è uscito in verde alle 18.10. Il 31 agosto l’ingresso è alle 15.58 e la dimissione alle 19.06 con gli stessi codici. Il 6 settembre Casanova torna alla 22.30 e il primo esame a cui sarà sottoposto è l’elettrocardiogramma, prima del ricovero nell’Obi. Alle 0.50 sarà trovato in bagno privo di sensi. Seguiranno anche una serie di telefonate dalla portineria ai sanitari interessati e altre cure. Quella sera, nell’Osservazione, c’erano tre pazienti, più uno in quella chirurgica. Nel Pronto soccorso, c’erano la dottoressa Bruni, gli infermieri Marin, De Carli, De Bortoli, Olivotto e l’ausiliario Bianchet. Il primo a praticare il massaggio cardiaco a Casanova sarà Matteo Marin».

Ferdinando Casanova era arrivato con la moglie Amabile e il figlio Erich: «Erano le 22.30 e mio marito aveva lo stesso problema al petto, ma anche un dolore al braccio», ha spiegato la donna, «meglio tenerlo in osservazione, ci aveva anticipato la dottoressa Bruni, dopo di che a noi familiari ci ha detto di tornare a casa tranquilli. Le abbiamo lasciato il numero di telefono e all’1.30 mi è arrivata la chiamata con l’invito a recarmi in ospedale, insieme ai figli. Il giorno dopo avrebbe dovuto fare la cardioversione (la scossa), ma il dottor Roberto Pianon ci ha detto che la situazione era grave. Non c’erano tante speranze». Lacrime.

«La sera del 6 settembre ci hanno fatto passare subito», ha ricordato Erich Casanova, «l’infermiere si è sorpreso in dialetto di rivederci e la dottoressa ci ha invitati a stare tranquilli, perché non era niente. Lavoravo dieci ore al giorno in officina con mio padre e lo conoscevo bene. Nel tempo libero faceva due allenamenti alla settimana con i calciatori veterani del Belluno: era controllato e stava bene. Quello che non ho capito è perché mio padre si sia messo i pantaloni per andare in bagno. Doveva fare due metri». —

G.S.

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