Il Fondo welfare raccoglie 278 mila euro per aiutare i bellunesi colpiti dall’alluvione

Arrivate in due mesi 136 donazioni di entità grandi e piccole nel conto corrente che rimarrà aperto fino al 28 febbraio

BELLUNO

Aiutiamoci. È lo spirito che anima il “Fondo welfare e identità territoriale”, nato per contrastare la fuga dei residenti dal bellunese, ma dedicato per qualche mese alla raccolta fondi in seguito all’ondata di maltempo: “La nostra montagna è la nostra casa, aiutaci a ricostruirla”, questo l’appello. Anche per evitare che i contraccolpi della catastrofe naturale diventino un altro fattore per aggravare lo spopolamento.

Finora sono stati messi insieme 278 mila euro, tra piccoli e grandi donatori, ma le istituzioni, le associazioni di categoria, il mondo sindacale e anche la diocesi che costituiscono il comitato di gestione del fondo rilanciano l’appello a donare sul conto corrente attivato per l’emergenza, che resterà attivo fino al 28 febbraio.

Il ricavato verrà messo a disposizione dei privati, destinando la quota più consistente per il risarcimento dei danni materiali e una più piccola per le spese correnti, andando incontro magari alle spese per le rette scolastiche o il trasporto di quelle famiglie che sono state messe in ginocchio.

A due mesi dall’alluvione unita agli effetti devastanti del vento che ha scoperchiato tetti e schiantato i boschi, l’amministrazione provinciale illustra il primo resoconto del conto corrente. Per la precisione, 278 mila 246 euro, frutto di 136 donazioni (107 sotto i mille euro, sedici tra i 1.000 e i 5.000, sei tra i 5 e i 10.00 e sette sopra).

La cifra si aggiunge all’ondata solidale che ha visto germogliare sia dentro che fuori la provincia iniziative di raccolta fondi e donazioni spontanee. Una corsa per aiutare che prosegue ancora.

«Ho partecipato a diverse iniziative dove mi hanno consegnato gli assegni giganti», racconta il presidente della Provincia Roberto Padrin, che cita i 12 mila euro ricevuti a Campodarsego, altri 10 mila dall’azienda Thelios, addirittura 40 mila dall’associazione Donatori di sangue.

La presidente del comitato del Fondo Francesca De Biasi, consigliere provinciale con delega al welfare e identità territoriale, sottolinea la partecipazione non solo delle aziende con somme ingenti, ma anche di persone comuni con 10, 50 o 100 euro. «Avvertendo il pericolo che il maltempo potesse aggravare lo spopolamento ed essendo il primo obiettivo del Fondo quello del contrasto allo spopolamento, abbiamo sentito la necessità di avviare questa azione per aiutare le persone a tornare alla loro normalità», spiega. «I bisogni sono tantissimi. Abbiamo deciso di utilizzare il 65-70 per cento del fondo per i danni materiali dei privati, ci saranno poi una quota per le spese correnti e una piccola parte (10-15 per cento) per altri bisogni che potrebbero emergere».

Il rappresentante della conferenza dei sindaci dell’Usl 1 Camillo De Pellegrin sottolinea come «il fondo rappresenta una garanzia nei confronti di chi dona, perché come purtroppo si sa per esperienze fatte nel nostro Paese negli anni, la gente tende a fidarsi sempre di meno nel dare le proprie risorse».

Oltre a raccogliere le somme, sarà importante (e complesso) determinare come assegnarle. L’idea è far compilare alle persone dei moduli di autocertificazione dei danni subiti, affiancando magari l’Isee per valutare i bisogni. L’obiettivo è distribuire i soldi entro l’estate.

«Le finanze tra Governo e Regione arriveranno ai Comuni saranno limitate rispetto alle reali esigenze e ancora non siamo in grado di definire quali saranno gli effetti della calamità in primavera, con le conseguenze del disgelo sulle strade e i sentieri», aggiunge De Pellegrin. «È positivo il fatto che ci sia un fondo che va a dare un sostengo ai privati». —


 

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