Il fronte ora è nelle case di riposo: «Vite salvate bloccando le visite»
BELLUNO
Sono le case di riposo il nuovo fronte della lotta al coronavirus. E i Comuni che in molti casi ne sono proprietari sono chiamati a combattere in prima fila anche questa battaglia.
Ne è convinto Jacopo Massaro, sindaco di Belluno e presidente della Conferenza dei sindaci Usl.
«Una delle situazioni più delicate che si possono incontrare in una comunità durante una emergenza come questa è quella delle case di riposo. Sono luoghi chiusi, dove vivono tante persone, persone che per la loro età e le loro condizioni sono a grande rischio. Dunque si tratta dei luoghi più rischiosi».
Un rischio, sottolinea Massaro, di cui strutture e amministrazioni locali sono sempre state consapevoli. «Tutte le case di riposo hanno fatto il possibile in termini di procedure e di standard igienico sanitari per controbattere all’emergenza», spiega il presidente della Conferenza dei sindaci, «tuttavia è quasi inevitabile la possibilità che il contagio si propaghi».
Per questo, spiega Massaro, servono misure di contrasto consistenti e serve un sostegno significativo: «Le case di riposo da sole non possono farcela, hanno bisogno di adeguate forniture di dispositivi di protezione individuale e di adeguate campagne di indagine, tamponature che permettano di comprendere esattamente il livello di contagio tra operatori e ospiti».
«Devo dire», sottolinea Massaro, «che è stata provvidenziale la decisione governativa che ha impedito l’accesso alle case di riposo ai parenti degli ospiti. È stata una misura drastica, estremamente dolorosa ma che si è rivelata indispensabile ed ha salvato molte vite. In questa situazione è chiaro infatti che appena il virus entra nelle case di riposo purtroppo rischia di fare strage».
A guardarsi indietro, dice Massaro, ora è chiaro che «sicuramente nelle case di riposo sono decisamente mancati i Dpi. Ne eravamo dotati in tute le varie comunità ma la situazione di emergenza ha richiesto un utilizzo di Dpi superiore alla norma e alle nostre capacità di reperimento. Su questo c’è da dire che abbiamo fatto una grandissima fatica. Da un po’ di tempo i dispositivi di protezione individuale stanno arrivando, ma nella fase iniziale dell’emergenza erano davvero pochi. Non potevamo far altro che appoggiarci alla Regione, ma non è stata in grado fino a poco fa di provvedere. Naturalmente sappiamo la difficoltà che ha incontrato in questa situazione di emergenza».
«Effettivamente sarebbe stato meglio fare fin da subito adeguate campagne di tamponamento agli operatori e agli ospiti», sottolinea Massaro, «cosa che veniva fatta a chi tornava dagli ospedali ma non a tutti gli ospiti delle case di riposo. Ovviamente io sto parlando con il senno di poi, so che le decisioni prese sono state molto complesse e difficili. Ma non posso nascondere che la delicatezza di questo problema ci aveva spinti tutti ad adottare procedure particolarmente rigide per minimizzare le possibilità di contagio. E ora mi sembra che quello delle case di riposo sia diventato il fronte principale, dove si sta spostando la battaglia. Speriamo di riuscire a controbattere il prima possibile». —
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