«Il Fulcis camminerà con le proprie gambe»

Il Comune confida ancora nella Cariverona, ma pensa anche al futuro «Realizzeremo un bar nell’ex pub Carrera, sarà aperto anche all’esterno»

BELLUNO . Una città attraente per il turismo culturale che si inserisca in un pacchetto provinciale tra lo sport e le bellezze naturali. A un anno dall’apertura al pubblico del nuovo museo civico bellunese, l’assessore alla cultura Marco Perale parla del bilancio di attività e di quello economico del Fulcis, con un occhio rivolto alle sue future iniziative di autosostentamento. Obiettivo: non pesare eccessivamente sulle casse della Fondazione Cariverona.

Dopo il primo anno di attività pensa che la struttura del museo Fulcis sia abbastanza solida da poter pensare di camminare da sola, o quasi, in futuro?

«Non solo può, ma deve provare a stare in piedi sulle proprie gambe. Anche se è prematuro parlare di bilancio, visto che verrà discusso e approvato in primavera; abbiamo già registrato un andamento positivo, anche migliore delle aspettative. Detto questo, è chiaro che nemmeno gli Uffizi o la Reggia di Caserta riescono ad essere indipendenti al cento per cento, ma cercheremo di proporre un piano che punti in questa direzione per i prossimi anni».

Avete già qualcosa in mente?

«Una cosa che manca nel nostro museo è una caffetteria, un luogo importante per le casse di un ente come il Fulcis, esattamente come lo è negli altri musei del mondo. Abbiamo la fortuna di avere i locali dell’ex pub Carrera che rientrano nella cubatura del palazzo e sono diventati proprietà di Cariverona. Altro punto a favore di questa soluzione è che esiste già un collegamento diretto tra il museo e l’ex pub, in questo modo avremmo un bar cittadino accessibile dall’esterno e, allo stesso tempo, la caffetteria del museo».

Ne avete già parlato con i vertici della Fondazione Cariverona?

«Non ufficialmente, ma fra qualche settimana ci incontreremo per discutere del futuro della collaborazione e sarà sicuramente uno degli argomenti da trattare. Il contributo che ci arriva ora dalla Fondazione è rivolto al triennio di avvio del museo: siamo al primo anno, c’è tempo per cementificare questo rapporto, quello che dobbiamo fare come Comune è arrivare all’incontro con un business plan solido e credibile per far capire che siamo in grado di cominciare a pedalare quasi da soli, potendo contare su diverse voci d’entrata e non dover sempre ricorrere al paracadute di Cariverona».

Ci sarà una partecipazione maggiore da parte del Comune quindi?

«Come detto cercheremo di basarci meno sui soli fondi di Cariverona, che ora passano per la Fondazione Teatri delle Dolomiti, e faremo in modo di essere più indipendenti. Inoltre continueremo con il progetto di art bonus per coinvolgere quanti più investitori privati possibili nella vita del museo, permettendo di privatizzare alcune sale e il giardino per eventi e presentazioni di nuovi prodotti con le nostre magnifiche collezioni come sfondo».

Quale sarà il prossimo scenario dell’offerta museale della città?

«Aspettiamo l’elezione del nuovo direttore del Parco per poter portare avanti il progetto di un museo di scienze naturali in centro storico, con quello e la prossima apertura di Palazzo Bembo, dove verranno raccolti, tra l’altro, i reperti archeologici rimasti a Palazzo dei Giuristi avremo un percorso culturale molto accattivante in città che, attraverso il Dmo (Destination Management Organization) Dolomiti, promosso dalla Regione per offrire un pacchetto turistico a livello provinciale, si collocherà tra l’offerta sciistica e quella naturalistica delle dolomiti bellunesi. Il mio augurio è che si riesca a parlare entro la fine del quinquennio di mandato anche della creazione di un museo di arte contemporanea; sarebbe uno spazio importantissimo per un capoluogo di provincia e un gioiello non indifferente per mettere in valore la città».

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