«Il gestore di un locale non è una baby sitter»
BELLUNO. Acqua e cloro. Bevi responsabilmente e soprattutto non fare pipì o vomitare davanti alle altre porte. Strattonato per la giacchetta dai vicini e dal comitato dei cittadini di Salce, il gestore del locale J'Adore, Giuseppe Acampora vorrebbe che la telecamera della posta privata Postest lo immortalasse, mentre alla fine di ogni nottata di lavoro fa gli straordinari con secchio pieno di detergente e mocio d’ordinanza. Sperimenta sulla propria pelle il problema della maleducazione e non si sorprende del fatto che alle 2.34 del mattino una ragazza si accucci sotto gli occhi di un’amica e, cicca in bocca, sbrighi un’urgenza fisiologica. Un bisognino impellente.
Acampora non ci sta a passare per colpevole di tutto il degrado del quartiere: «Posso dimostrare che, ogni notte, mi dedico alle pulizie del centro commerciale di Salce, con acqua e cloro. Il mio lavoro dura diverso tempo in più, proprio perché so che qualcuno esagera. Ricordo che la mia responsabilità di gestore di un locale di pubblico spettacolo si estende fino ai 150 metri circostanti, non certo fino alla fontana, dove vengo a sapere che ci sarebbero stati altri episodi. Non conosco i rappresentanti del comitato dei cittadini e mi piacerebbe parlare con loro».
Il prossimo colloquio sarà con il sindaco Jacopo Massaro. C’è già una richiesta da parte sua: «Bisogna che ne discutiamo, perché ho fatto investimenti importanti, per adeguare il locale a tutte le normative. Non provoco disturbo acustico, anzi ho tolto gente dal centro storico, chiaro che non posso mettermi a fare anche la baby sitter. L’educazione dei ragazzi è sempre compito dei genitori, non certo mio».
Nello staff del J’Adore, ci sono anche due collaboratori, uno interno e l’altro esterno, più un bodyguard: «C’è chi si occupa di fare un modo che nessuno possa uscire con bottiglie e bicchieri. Questo significa che non possono essere miei clienti quelli che lasciano cocci dappertutto. Credo che più di qualche ragazzo o ragazza si porti i superalcolici direttamente dal negozio, trasportandoli nello zainetto. Eppure stiamo cercando di tenere i prezzi in linea con i vari bar, tenendo presente che non c’è un biglietto d’ingresso. Se ci fosse, è chiaro che potrei permettersi più sicurezza di quella che già c’è, ma siamo in un momento economico in cui abbiamo bisogno di fare gente, altrimenti non ci stai dentro. Leggo che qualcuno vorrebbe che la prefettura mi strappasse la licenza, ma non vedo davvero perché. Arrivo a dire che la nostra gestione è ammirevole e lo sostengo senza passare per il superbo di turno. Abbiamo fatto un lavoro duro anche per far convivere tutte le etnie che vengono a visitarci e direi che ci stiamo riuscendo».
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