«Il Giro d'Italia snobba il Cadore». Toscani dà voce agli albergatori ma Minella smorza la polemica

«Non siamo stati noi a decidere dove alloggiano le squadre. Ci siamo limitati a fornire un ventaglio di soluzioni ad Rcs»
Renzo Minella presidente del comitato organizzatore locale del Giro d’Italia
Renzo Minella presidente del comitato organizzatore locale del Giro d’Italia
CADORE.
La carovana rosa penalizza il Cadore? Se lo chiede il vicepresidente del consiglio regionale, Matteo Toscani, che vuole vederci chiaro su quanto sta succedendo in vista dell'arrivo del Giro d'Italia in provincia di Belluno; e chiede spiegazioni a chi si sta occupando dell'organizzazione delle due tappe bellunesi, in programma il 24 e 25 maggio, dopo l'arrivo del 22 e la successiva giornata di riposo. «Da quanto mi riferiscono alcuni albergatori cadorini», spiega il consigliere leghista, «l'agenzia che segue gli aspetti logistici della corsa avrebbe contattato diverse strutture del comprensorio richiedendo un'opzione di vendita fino al quindici marzo. Il che ha significato, detto in soldoni», aggiunge Toscani, «stanze bloccate per settimane e settimane da Auronzo a San Vito, passando per Pieve e il Comelico. Tutte a disposizione della carovana rosa».

«Poi però qualcosa sembra essere cambiato nelle scelte organizzative, visto che le persone che seguono a vario titolo la corsa pernotteranno altrove. Da quel che mi dicono, soprattutto in Agordino, oltre che a Feltre, Belluno e nella zona di Vittorio Veneto. Se così fosse», prosegue il vicepresidente del consiglio veneto, «la rabbia degli albergatori cadorini sarebbe più che comprensibile, visto che sarebbero penalizzati da scelte difficilmente condivisibili. In ogni caso, credo che a questo punto sia indispensabile un chiarimento che cancelli equivoci e sospetti. Qualcuno dica se le cose sono andate effettivamente così ed eventualmente se ne assuma le responsabilità, spiegando anche il perchè. Il mio auspicio», afferma ancora Toscani, «è che queste voci non siano vere, perchè altrimenti saremmo siamo di fronte a qualcosa di molto grave. Il Giro d'Italia, infatti, deve rappresentare un'opportunità per tutta la provincia, non solo per alcune aree. Non è tanto una questione di carattere economico: gli albergatori non si arricchiscono di certo grazie a tre giorni con tutte le stanze occupate. E' invece un discorso promozionale, di ritorno di immagine».

Il chiarimento auspicato da Toscani arriva a stretto giro di posta (elettronica, ovviamente); a fornirlo Renzo Minella, presidente del comitato organizzatore locale del Giro. «Premesso che la decisione finale su quali strutture alberghiere dovessero essere occupate e quali no è stata di Rcs, come da contratto», spiega, «il nostro compito era solo quello di fornire all'organizzazione un lotto di strutture il più ampio possibile, e di tenerle disponibili fino ad una certa data. Poi sono state Rcs e le squadre stesse a fare le scelte, in base alle rispettive esigenze. Tipo, ad esempio, la disponibilità di parcheggi. Nessuna volontà di penalizzare il Cadore, quindi; e dunque mi pare che non ci sia alcuna ragione per alimentare polemiche che potrebbero solo nuocere ad eventuali, prossime tappe da fare concludere nella nostra provincia».

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