Il giudice Massaro indagò per tre anni: "Nessun riscontro"
BELLUNO. Tre anni di sopralluoghi, interrogatori e teorie, senza tralasciare nessuna ipotesi. Le ricerche di Rossella Corazzin furono sospese a poche settimane dalla scomparsa della studentessa di Pordenone, ma nel 2003 la procura di Belluno decise di riaprire le indagini. Ad occuparsene fu Raffaele Massaro, oggi giudice della Corte d’Appello di Trento, ma fino al 2006 sostituto procuratore a Belluno.
Giudice Massaro, perché riaprì le indagini?
«In quel periodo stavamo controllando diversi casi di persone scomparse in provincia e sul caso di Rossella erano arrivate alcune segnalazioni».
Lei fu il primo ad ipotizzare anche il sequestro.
«L’ipotesi del sequestro fu fatta più per esclusione che su elementi concreti. Ascoltando gli amici e la famiglia, sembrava che Rossella non avesse alcun motivo per allontanarsi volontariamente. Inoltre l’area dove è stata avvistata per l’ultima volta non presenta pericoli e, nonostante l’incidente rimanga plausibile, non è stata trovata nessuna traccia. A noi l’ipotesi di una caduta è apparsa remota, lì non ci sono burroni, i pericoli sono molto più in alto ed è impossibile che ci sia arrivata. Il sequestro era l’unica alternativa rimasta. La madre di Rossella a un certo punto iniziò ad esserne convinta, ma non avevamo elementi reali, se non delle congetture».
Anche se l’incidente vi è sembrato improbabile, avete fatto diversi sopralluoghi.
«Nel 1975 non furono fatti grandi accertamenti. Le ricerche sul Monte Zucco non iniziarono subito dopo la denuncia di scomparsa, ma solo giorni dopo, perché si pensava ad un allontanamento volontario. Siccome in montagna i corpi spariscono, abbiamo deciso di esplorare tutta la zona, anche se a me la probabilità di una caduta è sempre sembrata remota».
Un altro testimone disse di aver visto una ragazza alle 16.30 di quel giorno all’altezza del tornante Festona, verso il rifugio Costa Piana. C’erano riscontri?
«Si trattava di un uomo che stava cercando funghi. La descrizione però non coincideva, perché la giovane che lui aveva visto indossava scarponi da montagna e sembrava un’escursionista esperta, mentre Rossella aveva delle scarpette da tennis di tela. Inoltre i tempi non erano coerenti con l’avvistamento delle 15.30 ormai considerato certo. Rossella avrebbe dovuto volare per arrivare nel punto indicato dal cercatore di funghi un’ora dopo. Per scrupolo abbiamo cercato anche lì, ma senza esito».
Durante le indagini avete scavato in un luogo mai rivelato. Oggi lo può dire?
«Non posso dire dove e perché abbiamo scavato, resto vincolato dal segreto. Diciamo che abbiamo provato a verificare la voce che Rossella fosse stata uccisa e c’era una zona interessante. Ma non c’era nulla, anche in questo caso ci siamo tolti uno scrupolo».
L’ipotesi del rapimento aveva un fondamento?
«Abbiamo voluto approfondire la testimonianza di una signora anziana del posto che diversi giorni dopo la scomparsa dichiarò di aver visto una jeep con alcune persone a bordo e una ragazza che sembrava non stesse bene. Ma da qui a dire che quella giovane era Rossella c’è un abisso. Parlando con la famiglia, mi sembra impossibile che sia stata seguita, perché nessuno ci ha mai riferito circostanze del genere».
Vi sono mai arrivate voci simili al racconto di Angelo Izzo?
«Sapevo degli omicidi commessi dalla Roma bene di estrema destra, ma non è mai emerso un collegamento con Rossella, nemmeno per sentito dire. Non so su quali basi Izzo racconti questa storia. Il suo nome lascia perplessi anche se è vero che è apparso molte volte nelle cronache. Durante le indagini sulla scomparsa della ragazza, non sono emersi collegamenti con altre vicende di criminalità».
Oggi, quando ripensa a Rossella, cosa crede che le sia successo?
«Non sono riuscito a farmi un’idea che faccia prevalere una teoria su un’altra. Quando ci ripenso, vedo ancora una sparizione inspiegabile e per me rimane un cruccio. Nel 2006 ho lasciato la procura di Belluno e ho dovuto chiedere l’archiviazione, ma umanamente mi interessa ancora sapere cosa è successo. L’omicidio è imprescrittibile e se ci sono nuovi elementi credo che si faranno ancora accertamenti».
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