Il gps sotto l’auto per smascherare le assenze dell’agente di polizia
Iniziato il processo per falso, truffa e abbandono del posto. Un collega: «Un corpo estraneo al nostro ufficio»
BELLUNO. Poliziotto denunciato dai poliziotti. «Un corpo estraneo all’Ufficio tecnico logistico» è stato definito dal suo responsabile. Michele Menestrina è in tribunale per falso ideologico commesso da pubblico ufficiale in atto pubblico, truffa aggravata ai danni dello Stato e abbandono del posto di servizio, all’Utl della questura. La procura della Repubblica gli attribuisce assenze ingiustificate dalla caserma di Mussoi per 33 ore e 27 minuti e un danno di poco superiore ai mille euro. Il dispositivo gps è rimasto montato sotto la sua auto nera dal 30 giugno al 26 luglio di tre anni fa e da questo esce la contabilità. L’agente non è più in servizio: dopo un’aspettativa per malattia è andato in pensione. Il procedimento disciplinare avviato è sospeso, in attesa della sentenza di primo grado.
L’udienza davanti al giudice Feletto è partita con la produzione di documenti del pubblico ministero Marcon, tra i quali l’orario di servizio settimanale, i fogli delle presenze e il dvd con i dati del sistema gps. Il difensore Patelmo si è opposto a quest’ultimo, sulla base del fatto l’ausiliario che ha fatto i rilievi non sarebbe nella lista dei testimoni. In quella della procura, sicuramente è stato indicato, ma ieri mattina è arrivato un certificato medico. Il giudice ha acquisito tutto, riservandosi di decidere all’esito delle testimonianze.
Primo testimone il vicequestore, capo di gabinetto e responsabile della Digos, Luca Fodarella: «Gli uffici della questura sono dislocati in diverse strutture e l’istruttore di tiro Menestrina si occupava essenzialmente delle armi, in quella di via Col di Lana, dove c’è anche l’armeria, appunto Mentre il poligono si trova in via Fratelli Rosselli, al Tiro a segno nazionale, di cui lo stesso agente era il direttore. I suoi orari erano dalle 7.30 alle 13. 30, dal lunedì al venerdì, più due rientri settimanali, dalle 14 alle 17 il lunedì e il giovedì, per avere il sabato libero».
Una premessa necessaria, anche per arrivare a dire che le presenze vengono registrate su dei fogli firma, da autografare all’ingresso e all’uscita, senza tenere conto della pausa caffè, che comunque deve avere una durata limitata, o alla macchinetta o al bar. Il caso scoppia nel maggio 2015, sulla base della segnalazione da parte del capo ufficio Cristiano Faccin: «Il giorno 11 sono andato a verificare e Menestrina era assente», riprende Fodarella, «non l’ho chiamato, preferendo avviare le indagini. Abbiamo noleggiato un dispositivo gps e ci siamo avvalsi di personale della Digos, anche perché nei giorni 14 e 25 l’uomo non c’era di nuovo».
Menestrina vive nel Longaronese, è rimasto vedovo e, all’epoca dei fatti, aveva una figlia minore, ma dov’è quando non si trova in ufficio? «Molto spesso al poligono, altre volte in via Andrea di Foro e altre ancora a casa» conclude Fodarella.
Era stato Faccin ad accorgersi del fatto che Menestrina era spesso fuori ufficio, ma le firme c’erano. Tra i due, «non c’era simpatia, ma nemmeno contrasto». Semmai sorpresa, quando il futuro imputato è stato assegnato a quell’ufficio burocratico, ma alla fine anche rassegnazione. Un pomeriggio il nuovo arrivato non era presente, però presto la sua assenza è diventata sistematica: «Nel parcheggio, non c’era la sua auto e ho informato il dirigente dell’ufficio Fodarella. Che io sappia non ha mai fatto ore di straordinario, mentre io ne accumulavo una cinquantina al mese, perché l’ufficio doveva andare avanti. Era un corpo estraneo all’ufficio».
Aspettando i suoi sei testimoni, la difesa ha puntato molto sulle caratteristiche delle pallottole che venivano sparate al poligono, durante le sedute di addestramento e della loro carenza di questi proiettili calibro 9, camiciati o meno. Il 14 maggio, alle 10. 30, l’ultimo teste del pm, i sei della difesa e l’esame dell’imputato.
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