Il grande accusatore: «Pagai in nero il direttore per non perdere il lavoro»
BELLUNO. Due documenti mettono nei guai il direttore dell’Appia. Un foglio che Gianfranco Buonanno (che fece poi denuncia) dà proprio al direttore Maurizio Ranon con la scritta black tra virgolette (cioè nero). Sarebbero i 3 mila 600 euro versati perché questi «te me li dà a mi». Sarebbe la tangente in tre rate per l’incarico di redazione di un manuale delle ditte artigiane, a sentire l’agronomo, medico veterinario friulano e l’accusa della procura della Repubblica. Per Ranon e l’Appia sarebbe invece un deposito cauzionale. L’altro documento è una fattura dell’Appia a Buonanno da 3 mila 960 euro per servizi, però non goduti.
Ranon è accusato di abuso d’ufficio e induzione indebita a dare o promettere utilità. Nel 2010, l’Appia decise di pubblicare un manuale di monitoraggio delle ditte associate. Chiese un contributo del 40% alla Camera di Commercio, che in sede di CdA deliberò lo stanziamento di 45 mila euro. Secondo l’accusa, Ranon avrebbe dovuto astenersi da quella votazione, visto che era direttamente interessato al finanziamento. Lo stesso Ranon avrebbe promesso a Buonanno l’incarico di redazione del manuale, ancora prima che la Camera di Commercio deliberasse il finanziamento. In cambio dell’affidamento del progetto, Ranon avrebbe chiesto e ottenuto da Buonanno quei soldi.
Quest’ultimo è stato sentito per tre ore dal procuratore Pavone, dall’avvocato di parte civile Mauro Gasperin e dai difensori Prade e Carponi Schitar e ha raccontato dei tre versamenti in contanti, dopo altrettanti prelievi: due da 1.200 euro al BancoPosta di San Giovanni al Natisone tra il primo febbraio e il primo marzo 2010 e uno da mille il primo ottobre alla Banca popolare di Vicenza, filiale di Manzano. Mancano 200 euro, che saranno consegnati durante la fiera Sapori Italiani di Longarone: «Avevo un accordo da consulente esterno con l’Appia. Venivo interpellato e risolvevo le pratiche: non pagare poteva significare perdere il lavoro. Ma non ho avuto alcuna ricevuta per quei soldi».
Ci sarà un incontro in un prestigioso ristorante della periferia cittadina tra Buonanno, Ranon e il ragioniere di Appia, Giuseppe Da Rold, per trovare una soluzione stragiudiziale. A sentire Buonanno, in quell’occasione avrebbe rivoluto quel denaro, ma Da Rold dirà più tardi che non se n’è parlato, anzi si è sentito chiedere un importante risarcimento danni e questo è uno degli altri motivi del contendere.
Gianfranco Buonanno denunciò Ranon il 12 gennaio 2013 ai carabinieri di Latisana, ma del caso si occupò il Nucleo investigativo di Belluno, che il 10 luglio andò nella sede di Appia, su delega della procura a raccogliere documenti.
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