Il grido di allarme dei ristoratori: «Lo Stato ci aiuti o chiudiamo»
BELLUNO
Servono aiuti concreti per il settore della ristorazione o le difficoltà non si supereranno. Ne è convinta Rossana Roma, presidente del sindacato dei Pubblici esercizi di Confcommercio Belluno, che riassume così la situazione: «Ci stiamo ancora leccando le ferite per quanto successo con la chiusura e non servono bonus spot, ma riforme strutturali e la possibilità di rateizzare i pagamenti».
Qual è la situazione dei ristoranti in questa fase di ripresa?
«Non è poi tanto distante da quella degli altri esercizi pubblici, ci sono giornate in cui si lavora di più e altre in cui, per essere luglio, non si vede un gran movimento».
Mancano i turisti?
«Purtroppo le presenze sono davvero minime, ci sono strutture alberghiere che pur avendo camere eccezionali a prezzi stracciati non riescono ad avere prenotazioni e di conseguenza le altre attività correlate ne risentono. So che anche a Cortina, l’eccellenza in questo settore, sta soffrendo molto. Nei weekend si vedono code di auto in arrivo, ma sono soprattutto turisti mordi e fuggi, che non lasciano ricadute importanti sul territorio. Il cliente del turismo è un cliente del mezzogiorno, perché sia che uno voglia fare una scampagnata, un’uscita perché è in vacanza sul nostro territorio o una deviazione sul percorso per mangiare in un bel posto, lo fa a pranzo. Mancando il turismo viene meno una fetta molto importante di mercato».
Distanziamento e regolamenti, come fare?
«Chi ha a disposizione locali piccoli sta soffrendo molto del distanziamento, ma anche chi ha dovuto togliere un gran numero di tavoli per poter lasciare il giusto spazio all’interno della sala: è una situazione difficile. Il tutto dovendo affrontare delle spese importanti, al momento i costi fissi superano quasi ovunque le entrate. Alcuni locali si sono salvati con i plateatici e le terrazze, ma non è sempre possibile, perché avere posto all’aperto vuol dire anche avere i giusti ripari per la pioggia per i clienti, così come per lo staff e per i piatti che escono dalla cucina».
E questo si riflette anche sul personale, ovviamente…
«Assolutamente sì, sarebbe necessario abbassare il costo del lavoro, perché è l’unico aiuto strutturale forte che può cambiare la vita di tutti. Da un lato abbiamo chi licenzia perché non può sostenere il costo dei dipendenti, dall’altro c’è chi vorrebbe assumere, perché la mole di lavoro lo richiederebbe, ma non se la sente per non trovarsi in difficoltà in futuro. Quindi una parte dei soldi che arriveranno dovrebbe essere usata per ristrutturare la forma contributiva esistente, sennò non andiamo da nessuna parte».
Molti lamentano ancora la mancanza di aiuti da parte dello stato, qual è la siutazione?
«Siamo felici che il Governo abbia portato a casa un accordo con l’Europa e che ci siano questi nuovi soldi sul piatto, ma rispetto ad altri Paesi da noi non è stato fatto alcun tipo di programmazione su come spenderli concretamente; i ristoratori hanno bisogno di risposte subito, perché a breve arriveranno le scadenze per i pagamenti e se non si è potuto incassare nulla non vedo come si possa fare a resistere».
Quale pensa possa essere la soluzione a questa situazione?
«Oltre ad abbassare il costo del lavoro sarebbe importante e urgente bloccare ulteriormente i pagamenti fino a fine anno e rateizzarli in modo da permettere di affrontare la coda lunga della crisi. Sicuramente è sacrosanta una critica forte alle parole della ministra Castelli, che dicendo che i ristoratori devono cambiare lavoro per la crisi ha dimostrato di non sapere nulla di questo settore, mettendolo in cattiva luce proprio in un momento in cui la cucina italiana sta conquistando un primato assoluto nel mondo». —
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