Il lavoro è in ripresa recuperati in un anno oltre ottocento posti

Solo il dieci per cento è a tempo indeterminato Vanno bene i servizi, il commercio, a rilento l’industria 
BELLUNO. Il mercato del lavoro in provincia mostra segni di vivacità e dinamismo: nell’ultimo anno è calato il numero di disoccupati. Bisogna però rassegnarsi al fatto che ci vorrà ancora tempo per tornare, se mai si tornerà, ai valori ante crisi. E che il lavoro non è e non sarà più quello di un tempo, perché allo stato attuale a predominare è la precarietà.


Questi i risultati dell’analisi svolta dall’Ufficio studi della Cisl Belluno Treviso. Al centro dell’indagine l’andamento del mercato del lavoro nel terzo trimestre 2017 e nel periodo tra ottobre 2016 e settembre di quest’anno. «Economia e mercato del lavoro sono ripartiti», evidenzia Rudy Roffarè, segretario generale aggiunto. «Se nell’aprile 2014, momento più drammatico della crisi, all’appello mancavano 9.070 posti di lavoro, a settembre di quest’anno la cifra è scesa a 5.245. E, rispetto allo stesso mese dello scorso anno (quando il saldo negativo era di 6.115), si sono recuperati 860 posti».


«Questo significa che il mercato del lavoro è in ripresa e in consolidamento e che il territorio si dimostra vivo», aggiunge Roffarè. «Il lavoro c’è e si trova. Ma, bisogna dirlo, per molti è stagionale, precario, non ben retribuito». Una dimostrazione è data dalle tipologie di contratto: più di 8 persone su 10 sono assunte a tempo determinato o con somministrazione.


Nel terzo trimestre 2017 i contratti a tempo indeterminato costituivano il 9,9% del totale (10,9% nel 2016); quelli a tempo determinato il 61,3% (62,6% lo scorso anno); la somministrazione si prende una grossa fetta, il 25% (23,3% nel 2016). «Sta però crescendo l’apprendistato, passato da 3,2 al 3,8%, che è la modalità con cui effettivamente si insegna un lavoro e si crea professionalità. Ed è su questo che bisogna andare a investire», dice ancora Roffarè con Gianni Pasian, segretario Cisl Belluno Treviso. Da segnalare il boom dei contratti a chiamata che, dopo l’eliminazione dei voucher, rispetto all’anno scorso, sono quadruplicati e tra luglio e settembre 2017 hanno raggiunto il 67,7% delle assunzioni tramite altre forme contrattuali (percentuale che nel 2016 era di 37,7%).


Il terzo trimestre di quest’anno mostra un andamento negativo dell’occupazione, in quanto è legato ai contratti stagionali che cessano in settembre: il saldo fra assunzioni e cessazioni è pari a -2.250, peggio che nel 2016, quando si restava a -1.020. La diminuzione delle posizioni è ascrivibile principalmente ai servizi turistici (-1.465, calo dovuto al ciclo stagionale e al saldo positivo del secondo trimestre, pari a +1.140), occhialeria (-250) e metalmeccanico (-220).


Positivo il saldo del comparto istruzione (330), in modesta crescita le costruzioni (20). «I dati si riequilibrano se si osserva il semestre aprile-settembre, poiché tengono conto della tipica stagionalità estiva del Bellunese, che è molto marcata», continua Roffarè. «Infatti i saldi sono in linea con l’anno precedente». A cambiare invece è il numero assoluto di assunzioni e relative cessazioni, che dimostrano come il mercato del lavoro abbia assunto maggiore dinamicità: le assunzioni del 2017 sono 11.430, ben 1.245 in più del semestre 2016 (10.185). In crescita, tuttavia, anche le cessazioni: 11.305, 1.285 in più rispetto sul 2016 (10.020). Facendo un focus sui settori e considerando il periodo ottobre 2016-settembre 2017, a trainare la ripresa sono i servizi, con un saldo di 650, il doppio rispetto all’anno precedente. Bene anche il turismo, che chiude con 285 posti di lavoro in più; il commercio all’ingrosso passa da un saldo di 10 del 2016 a 115 del 2017 e il comparto sanità/servizi sociali da -5 a 130. L’industria cresce (165 il saldo), anche se meno dell’anno precedente: questo soprattutto a causa del rallentamento dell’occhialeria, che chiude con un saldo di 35 contro 850 dell’anno passato. Il metalmeccanico si mantiene stabile con un saldo di 160. Le costruzioni sono in ripresa: il segno negativo passa da -90 del 2016 a -10 del 2017.


Riproduzione riservata © Corriere delle Alpi