Il legale: «Izzo sente il peso del rimorso»
PIEVE DI CADORE. Il peso del rimorso. Sarebbe questo il detonatore delle dichiarazioni fatte ai magistrati bellunesi e romani da Angelo Izzo sul sequestro in Cadore, lo stupro e l’uccisione in Umbria della 17enne friulana Rossella Corazzin, nell’estate del 1975. È la tesi di Rolando Iorio, l’avvocato del foro di Avellino, che da anni difende il “mostro del Circeo”. L’ha incontrato anche dopo il rumore provocato dalle rivelazioni sugli interrogatori dell’ex procuratore della Repubblica di Belluno, Francesco Saverio Pavone e di quello attuale Paolo Luca.
Avvocato Iorio, sapeva del caso di Rossella Corazzin?
«Izzo mi aveva parlato, anche se in maniera molto superficiale, di una povera ragazza sparita nel bellunese, ma senza nemmeno precisarmi come si chiamasse, semplicemente perché non lo sapeva. Nel 2016, ha detto tutto quello che poteva al procuratore bellunese Pavone e ai pm romani Albamonte e Prestipino, ma questi non gli hanno creduto. Devo aggiungere che io non ero presente agli interrogatori».
Perché Izzo ha scelto di parlarne 41 anni dopo i fatti?
«Non lo so, davvero. Posso presumere che, dopo tanti anni di prigione, stia cercando di fare una revisione della propria vita e di liberarsi, in qualche modo, la coscienza. Credo che stia sentendo il peso del rimorso per quello che ha vissuto, quando era più giovane».
Potrebbe avere vantaggi, facendo queste rivelazioni?
«Sta scontando due ergastoli, nel carcere di Velletri ed è in regime di isolamento. Dopo quello che è successo nel 2005, con l’omicidio di moglie e figlia di un compagno di cella e l’occultamento dei cadaveri in giardino, nessun tribunale gli farebbe mai degli sconti. Sono sicuro che non sia mosso da alcun interesse. Parla di un migliaio di cose e ha ritenuto di dover ricordare anche la scomparsa della ragazza friulana».
Ha visto di recente il suo assistito? Che sensazioni ha?
«L’ho incontrato la settimana scorsa, trovandolo meravigliato di tutto il clamore che hanno scatenato queste ultime notizie. Ha la possibilità di vedere la televisione e i telegiornali hanno parlato di questa terribile storia».
Lei crede sia possibile una riapertura dell’inchiesta?
«Finora ci sono state solo delle archiviazioni. Però mi sembra che qualche riscontro sia stato trovato. Ad esempio sulla Land Rover, che sarebbe stata usata dai rapitori, per portare Rossella Corazzin dal Cadore in Umbria. A proposito, in quel periodo Izzo era in vacanza sulla Costiera Amalfitana e non dalle vostre parti».
La famiglia Corazzin vorrebbe poter riavere il corpo di Rossella. Sarà mai possibile?
«Magari lo fosse. Sono cattolico praticante e vorrei tanto che questo accadesse. Ma devo anche aggiungere che è passato molto tempo e, purtroppo, forse è tardi per poter ritrovare la ragazza».
Izzo non era in Cadore, a diferenza degli amici Andrea Ghira e Gianni Guido, ma in Umbria era presente?
«Non sono in grado di dire se ci fosse o meno. Certo, ha fornito una deposizione dettagliata, come di una persona a conoscenza dei fatti. Mi ha detto diversi nomi, ma francamente molti non li ricordo. Forse Ghira era il proprietario dell’auto, tuttavia non saprei essere più preciso di così».
E Francesco Narducci, il proprietario della villa sul Trasimeno delle violenze e dell’omicidio, oltre che sospettato di essere un mandante del mostro di Firenze?
«Non credo che le vicenda di Corazzin e del massacro del Circeo siano collegati agli omicidi in Toscana, che peraltro sono di qualche anno dopo. Il medico Narducci abitava sul Trasimeno, ma tutto qui».
Che sviluppi ci potranno essere a breve termine?
«Non posso saperlo, anche perché sono il primo a essere stato preso alla sprovvista da queste novità. Ho saputo dalla stampa che le carte di Roma erano passate per Belluno, prima di andare a finire a Perugia. Mi auguro che si possa fare luce sul caso, anche se le parole di Angelo Izzo sono tutte da riscontrare. Dipenderà soprattutto dai magistrati».
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