Il lungo pellegrinaggio verso Lourdes
Tredici vagoni del treno per 421 bellunesi tra i quali 123 ammalati e 141 pellegrini
BELLUNO.
Tredici vagoni pieni di persone pronte a partire per vivere un'esperienza che non si dimentica. È iniziato ieri il viaggio dei 421 bellunesi che fino a martedì saranno a Lourdes, grazie al tradizionale pellegrinaggio organizzato dall'Unitalsi sotto-sezione Belluno-Feltre. Il ritrovo alla stazione ferroviaria di Belluno, dove partenti e amici si sono recati a salutare la partenza di 123 ammalati, 141 pellegrini, 82 sorelle, 56 barellieri, 14 cappellani e 5 medici.
Nel pomeriggio di oggi l'arrivo nei luoghi in cui la Madonna apparve a Bernadette. Tante le ore di viaggio, ma i partecipanti non sono preoccupati né intimoriti. Anzi, l'emozione è tanta. C'è chi va a Lourdes per la prima volta, ma anche chi ormai da anni considera questo appuntamento come qualcosa di immancabile. Tra questi la signora Chiara Marcon di Agordo: «È il terzo anno consecutivo che partecipo al pellegrinaggio», ha spiegato, «Lourdes mi ha dato tanto, per me è una "grazia" poterci tornare. In questo viaggio trovo pace e serenità. Una volta che si è vissuta questa esperienza, la voglia di ripeterla è tanta».
Non mancano persone che si recano in Francia anche da più di 15 anni consecutivi. Concetta Dal Piva di Limana è arrivata al suo 8º pellegrinaggio e sottolinea non solo l'aspetto legato alla fede, ma anche quello umano e conviviale. «Si torna senza dubbio arricchiti», ha detto, «ed è bello il fatto che, durante questi pochi giorni, si creano legami di amicizia e di affetto con gli altri pellegrini. Legami che rimangono nel tempo». Anche quest'anno il pellegrinaggio è presieduto dal vescovo Monsignor Giuseppe Andrich, partito ieri insieme a tutti gli altri partecipanti con il treno delle 13.40. «Un appuntamento come sempre molto rilevante sotto tanti punti di vista», ha evidenziato il vescovo, «relazionarsi con persone malate e poter ascoltare le loro ansie e speranze è un percorso impagabile».
«Chi decide di partecipare spesso soffre di problemi di salute», ha aggiunto Andrich, «ma anche chi non ha "angustie" di questo tipo e nutre una profonda fiducia nella preghiera. Parenti, persone non anziane che non si sentono "assuefatte" dalle problematiche proprie delle loro famiglie, ma si affidano alla fede e non vogliono mancare di dare il loro sostegno». Tanti volontari che da anni si recano nel piccolo paesino della Francia per stare vicino a chi soffre. «Diamo il nostro aiuto», ha messo in risalto Cesare Panattoni, barelliere al terzo anno, «ma si riceve soprattutto tantissimo. Sono i malati che ci aiutano a stare meglio. È un'esperienza indimenticabile: per qualche giorno si vive in un contesto al di fuori dell'ordinario, in una dimensione che sembra più "vera"».
Molto emozionati i pellegrini che affrontano la loro "prima volta". Come Celestina Benvegnù da Taibon: «Prima lavoravo. Ora che sono in pensione ne approfitto per vivere questa esperienza. Sono un po' agitata e anche curiosa. Mi aspetto di trovare un luogo in cui godere di pace e raccoglimento». Dei 123 ammalati, sei sono affetti da malattie terminali e altri da patologie piuttosto importanti. «Sono tutti accompagnati», ha spiegato la volontaria Unitalsi Giovanna Pasquali, «noi riceviamo i dati da case di riposo, medici e infermieri, che ci danno tutte le indicazioni su come dobbiamo operare, dalle particolari attenzioni da prestare agli orari in cui somministrare le medicine».
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