Il lupo attacca sul Visentin, le pecore cadono nel dirupo
Almeno dieci i capi uccisi, altrettanti quelli feriti, ma all’appello ne mancano 80. Il pastore ha visto l’animale di notte. Morandi: «Non rimarrò qui, non è possibile»
BELLUNO. Alcune sono state sbranate. Altre sono cadute nel dirupo sotto al pascolo. C’è stato un altro attacco dei lupi, sul Visentin. Almeno dieci pecore sono morte, altrettante sono rimaste ferite ma all’appello mancano moltissimi capi. «Almeno ottanta», spiega Osvaldo Morandi, titolare dell’azienda concessionaria di malga Faverghera. Dal 2000 porta al pascolo sul Visentin un gregge molto numeroso (dai 1500 ai tremila capi). Ma assicura che presto abbandonerà il territorio, perché subire due attacchi di lupo nel giro di meno di un mese «è troppo. Io sono nato pastore, vengo da una famiglia di pastori, quassù non ho mai visto una cosa del genere. È sempre stato un posto tranquillo, fino a quando non è comparso il lupo». Non ha dubbi che gli attacchi siano stati fatti da uno degli esemplari che dimorano fra il Nevegal e il Visentin.
Non ne ha nemmeno il pastore che cura le pecore in loco, Teodoro. Ha visto il lupo, tre settimane fa. «Ero in macchina, i fari lo hanno illuminato». Teodoro lo ha seguito per una decina di metri, poi l’animale è scomparso. «Ma si sa che ha la tana sotto al Visentin», continua.
C’era lui con le pecore, quando sono state attaccate. La prima volta il lupo si è presentato un mese fa. Quando le pecore si sono rese conto del pericolo si sono disperse: «Quella notte c’era un violento temporale», racconta Osvaldo Morandi. «Il pastore non poteva controllare il gregge, perché in quei casi è opportuno stia al riparo per non prendersi un fulmine addosso. Le pecore si sono spaventate e per cercare di mettersi in salvo sono scappate. Molte sono cadute nel dirupo vicino al pascolo. Il giorno dopo, quando abbiamo cercato di radunarle, ne mancavano almeno una trentina».
Il secondo attacco è successo sabato notte. Di nuovo sotto un violento temporale. Il pastore era in macchina. «Le pecore erano nel recinto», racconta Teodoro. «Ad un certo punto ho sentito che si agitavano. Hanno abbattuto la recinzione per cercare di mettersi in salvo. Il lupo ne ha uccise dieci, altrettante sono rimaste ferite. Le sto curando». I morsi, secondo Teodoro, sono inequivocabili: «Venga quassù a vedere», continua. «Le ha azzannate, un paio erano ferite in modo molto grave».
Anche in questo caso non tutto il gregge è stato recuperato dopo essersi disperso: «Mancano una cinquantina di capi», afferma Osvaldo Morandi. Facendo due conti, si arriva a cento pecore e agnelli spariti. Morti, feriti o mai ritrovati. «Il lupo se li sarà portati nel bosco o dove ha la tana», continua. «Però penso che per fare un attacco del genere l’animale non fosse solo. Saranno stati più esemplari».
Morandi ha chiamato la Polizia provinciale e i veterinari ma è fra l’avvilito e l’arrabbiato: «Non c’è soluzione a questo problema, non mi si venga a dire di mettere i recinti elettrificati, di cosa stiamo parlando? Le pecore stanno nel recinto di notte, ma non sempre si riesce a radunarle tutte. Anche perché sono animali che scelgono un posto, magari isolato, e possono rimanerci anche un paio di giorni. Cercare di costringerle dentro un recinto avrebbe un unico risultato: spaventarle, con il rischio che cadano nei dirupi che ci sono in questa zona. Ed è assurdo anche che si dica che il lupo è un animale importante per la biodiversità, per il territorio. Chi lo sostiene non ha idea di cosa voglia dire gestire un pascolo in questa zona. Mi spiace ma io lascerò. Non posso vivere con l’ansia che ogni notte succeda qualcosa, che venga distrutto così il lavoro di un anno. E sentirsi anche dire che le pecore che cadono in un dirupo non saranno rimborsate perché non c’è la certezza che siano scappate per colpa di un lupo».
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