Il lupo è in città: sbranati pecore e asini
Il branco ha fatto stragi appena sopra Sagrogna e a Modolo. Giovanna Arban: «Ormai è in mezzo alle case: o noi o lui»
BELLUNO. Il lupo è in città. Non trovando più cibo in mezzo ai fiocchi del Nevegal, il branco si sta spostando verso le frazioni più periferiche di Belluno, dove apparecchia la tavola con carne comoda da cacciare: giovedì notte ha pasteggiato con quindici pecore di razza alpagota dell’azienda agricola Coste, alla Vena d’Oro, e tra sabato e domenica ha straziato un asino della tenuta Miari, a Camp.
E dunque si trova sopra Sagrogna, dove corre la provinciale 1 della Sinistra Piave e vicino a Castion. Pochissima distanza tra le due stragi e una firma inconfondibile, insieme alla promessa di non tornare in montagna, dove mettere insieme pranzo e cena è, comunque, molto più complicato. Soprattutto per una famiglia numerosa, ormai sui sette esemplari adulti, oltre tutto destinati a riprodursi. I teneri cuccioli della famigliola sono diventati grandi e sembrano in grado di cavarsela da soli.
Quindici pecore gravide.
La titolare della azienda Coste, Giovanna Arban ha fatto la macabra scoperta venerdì mattina. Il gregge, che si trova alla Vena d’Oro, era composto da 33 esemplari e quasi la metà è stato trovato sbranato.
Erano anche ovini in dolce attesa, il che aumenta l’amarezza: «Avevamo deciso di allevare queste pecore, per preservare una razza in via d’estinzione. Ecco perché le tenevamo in tre ettari di prato, dove erano libere di muoversi all’interno di ampi recinti, perché andavano a brucare nei punti impervi e difficili da raggiungere. L’altra mattina ci siamo trovati davanti una carneficina. La Provincia ha scritto che si tratta di danni da canidi, ma il veterinario ha trovato la traccia di una zampa grossa, tipo lupo. Anche il metodo di caccia è quello tipico: gli animali sono stati sbranati e le viscere divorate. Per noi è un colpo durissimo. Stiamo tenendo le pecore superstiti chiuse nel ricovero, ma non possiamo andare avanti in queste condizioni, facendo la guardia di notte. Venderemo tutto e non terremo più animali, una scelta che ci amareggia molto perché avevamo messo una grande passione nella manutenzione dei prati e del bosco. Mi auguro che il risarcimento sia sufficientemente veloce, tenuto conto di tutte le richieste degli ultimi tempi. Intanto, dobbiamo renderci conto del fatto che il lupo è già in mezzo a noi e non può succedere in mezzo alle case». Una prima stima racconta di 2 mila euro, trattandosi di esemplari pregiati.
Un asino su sei.
Alla fine della settimana, scuoiato e divorato uno degli asini di proprietà di Chiara Miari Fulcis e Massimo Ferragamo. Nel recinto allestito con tutte le precauzioni, altri cinque esemplari e un cavallo, che invece sono stati risparmiati. La zona è quella dell’anello di Modolo, una località in cui molti bellunesi vanno a correre, tra mattina e pomeriggio. Meglio avvertirli che, tra i possibili incontri, c’è anche quello con il lupo, anzi con più di uno. A quel punto, può non bastarti invocare San Francesco. Le cautele sono inevitabilmente aumentate, a parte il fatto che i lupi stanno dimostrando di potersi sfamare anche di fronte agli ostacoli opposti dagli allevatori.
La furbizia non manca ed è aiutata dalla fame: «Stiamo facendo tutto il possibile, per difendere i nostri capi, ma il risultato è questo e ci riempie di tristezza, oltre che di rabbia», riprende Arban, «ma non possiamo abbattere i lupi, trattandosi di una specie protetta. Qualcuno dovrà per forza scegliere gli animali selvatici e gli allevatori».
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