«Il marchio Cortina lo usino i cortinesi»
CORTINA. «Il marchio Cortina sia utilizzato dalle risorse umane del territorio». Non ha dubbi Stefano Ghezze, ex capo gruppo di minoranza con “Per la nostra Cortina”, sul fatto che il marchio Cortina debba essere utilizzato per promuovere i prodotti fatti a Cortina e per far lavorare i cortinesi.
Si è riaccesa in questi giorni la polemica attorno alla vendita di prodotti firmati Cortina. Il marchio, con il logo dello Scoiattolo rosso, simbolo della conca ampezzana, è gestito su mandato del Comune dalla municipalizzata Servizi Ampezzo.
L’ex consiglio d’amministrazione di SeAm, presieduto da Luca De Carlo, aveva dato incarico al consigliere Valerio Tabacchi di gestire le operazioni legate al marchio. Tabacchi siglò una serie di contratti per la commercializzazione di alcuni prodotti che si trovano in vendita in Italia e all’estero con il marchio Cortina. SeAm dalla vendita di ogni prodotto ricava dal 2 al 7%.
Da alcuni giorni è in vendita anche a Cortina il latte firmato Cortina che, come riporta l’etichetta, è prodotto per la Tramite srl nello stabilimento di Busche di Cesiomaggiore, da mucche munte nel Veneto.
Il latte non è l’unico prodotto alimentare “firmato” Cortina ma che viene fatto altrove. Ci sono anche il formaggio fatto sul Piave, la birra e il vino prodotti a Pedavena, tisane, speck e succhi di frutta. Tutto è marchiato Cortina ma non viene prodotto a Cortina sebbene nella Conca ci siano aziende che producono formaggi, speck, latte, yogurt e altro.
«Sin da subito ho manifestato le nostre perplessità sulla volontà di usare il marchio di Cortina per vendere prodotti di abbigliamento, oggettistica e alimentari fatti altrove», ricorda Ghezze, «e oggi ribadisco la mia contrarietà all’iniziativa. Il marchio di Cortina va sicuramente sfruttato, e la comunità deve avere i giusti benefici da chi lo utilizza. Ma lo sfruttamento del marchio andava portato avanti tramite accordi di sponsorizzazioni, non con iniziative che vanno a fare concorrenza ai commercianti e ai produttori locali».
Secondo Ghezze non era opportuno che il braccio operativo del Comune «aprisse un negozio e vendesse merce che si poteva acquistare altrove. Sul fatto che sarebbe stata un’operazione fallimentare ci avevo anche visto giusto in quanto il negozio di SeAm ha già chiuso, con una perdita che verrà ripianata dal Comune quindi dalla comunità. Se comunque si voleva commercializzare prodotti a marchio Cortina si doveva coinvolgere le aziende del territorio».
Il nuovo consiglio di SeAm, presieduto da Sandro D’Agostini, nominato dal commissario straordinario Carlo De Rogatis, non ha autorizzato la vendita del latte a marchio Cortina. È arrivata al Cda la richiesta di commercializzare il latte, ma il consiglio di amministrazione non l’ha autorizzata; è in sospeso.
«Mi auguro che l’ingegner D’Agostini non acconsenta alla vendita del latte a marchio Cortina, ma fatto a Busche», sottolinea Ghezze, «in quanto a Cortina ci sono gli allevatori che possono produrre il latte con il marchio Cortina. Posso citarne due: Sara Zardini e Stefano Ghedina Basilio; come ci sono coloro che producono formaggi e speck. Vanno premiate le risorse umane del territorio che sul territorio vivono e lavorano».
Alessandra Segafreddo
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