Il marito scopre la tresca e lei denuncia l’amante
BELLUNO. Una relazione clandestina tra due amanti, entrambi sposati e con figli, iniziata nel dicembre del 2001, e scoperta dal marito di lei, soltanto nell’aprile del 2009, leggendo alcuni sms registrati nel cellulare della moglie, è stata al centro di un processo.
Alla scoperta degli sms pruriginosi, la donna si giustificò sostenendo che quelli erano i messaggi di un uomo che la molestava e spinta dal marito andò a denunciare l’amante per molestie.
La denuncia per molestie ha avuto ieri uno strascico processuale. La boccaccesca vicenda, tra i due ex amanti, è approdata ieri mattina nell’aula penale al terzo piano del tribunale di Belluno, davanti al giudice Elisabetta Scolozzi.
Protagonisti una donna di 38 anni, residente a Sedico, ed un cittadino slavo di 35 anni, residente a Belluno. Il processo ha avuto un lieto fine col proscioglimento dell’imputato (difeso dall’avvocato Enrico Rech) ma non sono mancati momenti di tensione ed imbarazzo. Tensione quando, durante una pausa del processo, il nuovo compagno della donna s’è avvicinato all’imputato, all’esterno dell’aula, rivolgendogli la parola con fare non proprio amichevole (il giudice stesso, alla ripresa del processo ha chiesto chiarimenti in aula sul “battibecco”). Imbarazzo quando la donna, messa alle strette dall’avvocato Rech, ha dovuto ammettere che anche dopo la denuncia, dal suo cellulare sono partiti sms all’utenza dell’imputato del tenore: “torna a fare l’amore con me”, “rimettiamoci assieme”, “lascia tua moglie che io lascio mio marito”.
A quel punto la donna ha dovuto spiegare il motivo di questo comportamento piuttosto anomalo. E la donna ha spiegato sostenendo di essere stata a volte infastidita dall’amante, specie quando la pedinava in macchina, alla presenza dei suoi figli, oppure quando le telefonava a casa, anche di notte, effettuando anche trenta chiamate in una manciata di ore.
Ad un certo punto, il giudice ha licenziato i testimoni non ancora sentiti ed ha riqualificato il reato di molestie in quello di stalking, così come richiesto dal pubblico ministero Sandra Rossi. Un fatto, questo, che è stato determinante per le sorti del processo. Avendo infatti la donna ritirato la querela nei confronti dell’ex amante per un episodio di percosse (si procedeva soltanto perché le molestie sono un reato procedibile d’ufficio), la remissione s’è estesa anche al reato di stalking (procedibile a querela di parte). Da qui la sentenza di non doversi procedere ed il proscioglimento dell’imputato.
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