Il metalmeccanico gode di buona salute

Zuccolotto: «La crisi è alle spalle. La Costan di Limana ha raggiunto quota 1.200 dipendenti, il massimo della sua storia»
Un'operaio metalmeccanico al lavoro in un'immagine d'archivio. GIORGIO BENVENUTI-ARCHIVIO / ANSA / PAL
Un'operaio metalmeccanico al lavoro in un'immagine d'archivio. GIORGIO BENVENUTI-ARCHIVIO / ANSA / PAL
BELLUNO. Il settore metalmeccanico bellunese gode di buona salute. Tengono bene i tre comparti principali: freddo, elettronica e pressofusione. A dimostrazione di ciò il fatto che la Costan di Limana ha raggiunto proprio quest’anno il numero massimo di addetti in tutta la sua storia: 1.200 dipendenti. Unico tasto dolente la chiusura della Ferroli Ima di Alano di Piave, una delle imprese nate grazie ai fondi del Vajont, chiusa per motivi finanziari. Restano, però, alcuni nodi da sciogliere, quelli che riguardano l’occupazione giovanile e gli over 50. A fare il punto della situazione è il segretario della Fiom Cgil, Luca Zuccolotto, con il consueto rendiconto di fine anno, durante il quale viene evidenziato l’aumento di assunzioni, «la maggior parte delle quali, purtroppo, a tempo determinato o interinali».


Il settore del freddo.
Va bene il settore che comprende, tra gli altri, imprese come Clivet, Costan, Sest, Climaveneta. Per quanto riguarda la
Costan
di Limana, oggi del gruppo Epta, «ci sono state nel 2017 oltre 200 assunzioni, perlopiù a tempo determinato o interinali, per permettere la rotazione delle ferie e per far fronte ai picchi produttivi. L’impresa sta investendo anche in nuove linee produttive e questo non può che essere un segnale positivo», dice Zuccolotto.


Buone notizie anche dalla
Clivet
di Feltre, che ha investito oltre un milione di euro sul rinnovo della mensa, «segno che l’azienda vuole rimanere qui a produrre». Alla
Climaveneta
di Pieve d’Alpago, invece, è stata rifatta tutta la parte relativa al collaudo, spendendo 6-7 milioni di euro: «Qui vengono eseguiti i collaudi migliori d’Europa», dice Zuccolotto.


Un discorso a parte vale la
Wanbao Acc
di Mel. «Qui i volumi ci sono e sono in aumento, ma sarà importante capire quale sarà il piano industriale per il 2018, cosa tutt’altro che semplice, visto che i nostri interlocutori cambiano con grande velocità, facendoci mancare un referente», precisa il segretario della Fiom, che aggiunge: «Importante sarà conoscere il piano industriale di Wanbao, strettamente correlato alla cassa integrazione straordinaria, che scadrà definitivamente a settembre. A fine estate, poi, è prevista un’altra scadenza, quella che riguarda i 100 esuberi che l’azienda ha messo sul piatto ancora l’anno scorso. Un problema che potrebbe essere risolto, a nostro avviso, con l’introduzione del part time».


Settore elettronico.
Npe di Longarone, Gavazzi di Belluno, Eliwell di Puos d’Alpago, Manfrotto di Feltre, stanno andando bene. «Il settore dell’elettronica sta tirando molto bene. «Per quanto riguarda la
Npe
(Nuova Procond elettronica) di Longarone, acquisita definitivamente quest’anno dalla De Longhi, si dovrà iniziare la discussione del piano industriale. E anche qui la discussione sarà incentrata sull’orario di lavoro e su eventuali investimenti in macchinari».


Settore pressofusione.
Albertini di Quero Vas acquisita dalla Bosch, Metalba di Longarone, Sapa di Feltre, Forgialluminio di Pedavena, Pandolfo di Feltre e tutte le altre del settore godono vanno bene. «I volumi ci sono, il mercato anche».


«Praticamente», commenta Zuccolotto, «oggi siamo tornati a discutere delle cose di cui si discuteva prima della crisi. La ripresa c’è, e di questo le imprese devono prendere coscienza, rimettendo sul territorio quanto hanno ottenuto in questi anni. Per questo il 2018 sarà dedicato alla ripresa del confronto per i contratti integrativi, confronto che sarà incentrato sugli orari di lavoro e sulla formazione. Vogliamo che si torni a produrre qui, ma con orari di lavoro che possano portare a più assunzioni e stabilizzazioni. Le aziende dovrebbero tornare ad avere più coraggio, investendo sul capitale umano. Capiamo i picchi di lavoro, ma sono ancora tpochi i lavoratori che da precari vengono assunti definitivamente, preservando le professionalità. La sfida sarà anche la formazione obbligatoria dei lavoratori: 24 ore da fare fuori o in fabbrica direttamente».


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