Il miele bellunese è in crisi: persa metà produzione
Situazione critica per l’agricoltura di montagna. L’allarme arriva dalle associazioni di categoria, che però non si danno per vinte: «Ancora si può salvare la stagione, ma serve che sole e caldo arrivino in tempi brevi».
Per ora i danni maggiori riguardano il settore dell’apicoltura. Ad oggi, infatti, si registra la perdita del 50% della produzione di miele. E come se non bastasse «le api sono in grande sofferenza perché si trovano senza cibo», dice il presidente di Apidolomiti, Michele Merella. «Per sopravvivere stanno dando fondo alle loro scorte di miele. Anche se la stagione dovesse ripartire, non è detto che ci sarà tanta produzione di miele, visto che molto di questo servirà alle api stesse per ricostituire le scorte negli alveari».
La situazione attuale
L’allarme arriva nella Giornata internazionale delle api, insetti fondamentali per l’equilibrio dell’ecosistema. «La situazione è negativa in provincia di Belluno e nelle zone limitrofe, dove il maltempo ha finora annullato la possibilità di raccolta del nettare da parte delle api, azzerando di fatto la produzione dei mieli primaverili», ribadisce Merella. I nemici quest’anno sono pioggia, basse temperature e neve. «Questi fattori hanno compromesso i raccolti primaverili di millefiori, tarassaco e anche di acacia».
Da Apidolomiti fanno sapere che «la stagione per la produzione di miele in provincia si conclude a metà luglio. Quindi abbiamo un mese e mezzo per risollevare le sorti di questa annata. E questo dipenderà tutto dal clima che si registrerà».
Nel frattempo, gli apicoltori sono invitati dall’associazione ad assistere, in caso di bisogno le loro api, nutrendole. «Il pasto artificiale, però, non è sostanzioso come il nettare che succhiano dai fiori e quindi va bene solo nei casi di emergenza, che devono essere di breve durata. Una situazione del genere non s’era mai vista, speriamo finisca presto», dichiara preoccupato il presidente.
a rischio la produzione di acacia
«Se le temperature tornassero nella norma entro breve, potremmo salvare la produzione di acacia, che è quella più redditizia e pregiata. Se ciò non dovesse avvenire, per noi sarebbe un grave danno economico, anche perché il miele di acacia bellunese è tra i più ricercati tra le diverse tipologie di miele ed è indubbiamente la punta di diamante delle nostre produzioni».
Da giugno a luglio si aggiungono anche le produzioni legate ai fiori di tiglio, di castagno e ai millefiori estivi, ma potrebbero esserci anche delle produzioni di melata di bosco o di abete. «La speranza», conclude Merella, «è che il meteo possa cambiare al più presto, portando nuovamente il sole e le temperature adeguate alla stagione primaverile. Se finora, infatti, è compromesso il 50% della produzione, un altro mese in queste condizioni rischierebbe di far saltare l’intera produzione di miele in provincia. E sarebbe il disastro».
Se così fosse, agricoltori e apicoltori si troverebbero costretti a chiedere lo stato di calamità naturale.
«Ricordiamoci che le api sono fondamentali per tutta l’agricoltura. Senza l’impollinazione, anche le piante rischiano di non poter fruttificare. Noi restiamo fiduciosi, non ci resta che attendere ». —
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