Il ministero si occuperà del caso Codivilla
La risposta del sottosegretario alla Sanità alle richieste del presidente dei malati di osteomielite
CORTINA. La situazione del Codivilla-Putti verrà approfondita dal Ministero per la Salute.
Il sottosegretario onorevole Davide Faraone, ha risposto così alla lettera che aveva inviato il 15 aprile l’Anio Onlus, l’associazione nazionale per le infezioni ossee e articolari.
Girolamo Calsabianca, segretario nazionale dell’Anio aveva scritto al presidente della Repubblica Sergio Mattarella, al ministro della Salute Beatrice Lorenzin, e al sottosegretario Faraone per chiedere un loro intervento in merito al mancato mantenimento delle cure ai malati di infezioni ossee agli istituti Codivilla Putti, fino a fine aprile centro di riferimento internazionale per la cura delle infezioni ossee ed articolari.
Il sottosegretario Faraone ha risposto dicendo che «si provvederà ad approfondire la questione segnalata, assumendo ogni determinazione necessaria, di competenza del Ministero della Salute, al fine di garantire, doverosamente, il rispetto del diritto alla salute dei cittadini».
I 138.000 ammalati di infezioni ossee chiedono infatti solo di poter tornare ad essere curati a Cortina come è avvenuto negli ultimi 100 anni.
«Il nostro desiderio da malati», sottolinea Calsabianca, «è che tutto possa ripartire quanto prima come era un tempo». Ad oggi hanno riaperto gli ambulatori per gli osteomielitici al Codivilla, ed i medici hanno iniziato a intervenire nei pazienti con ferite chiuse. Ma i soci dell’Anio chiedono di poter essere ricoverati, operati e curati come avveniva al Putti, struttura chiusa che necessita di essere adeguata alle normative vigenti.
«Ad oggi la parte chirurgica “pesante” sui malati di osteomielite non viene fatta», sottolinea Calsabianca, «e a rimetterci sono i pazienti. I malati non sanno le tempistiche con le quali potranno rivolgersi nuovamente ai medici di Cortina che sono gli unici in Italia in grado di curare queste patologie e questa incertezza crea grandi disagi. La Regione ha messo in atto un piano di continuità, ma non siamo ancora a regime. Non è purtroppo andata come nel 2003, quando si passò da gestione pubblica a mista senza interrompere i servizi ai malati. Noi siamo disponibili al dialogo ed alla collaborazione con il governatore Zaia e la Regione per lavorare assieme affinché i pazienti possano continuare a trovare le cure adeguate alla loro patologia. Noi ci possiamo continuare ad occupare dell’aspetto sociale e la Regione dell’aspetto istituzionale, avendo un obiettivo comune che è quello di dare una risposta concreta e completa ai malati. Lavorando insieme», conclude Calsabianca, «si potrà ottenere un ottimo risultato che è quello a cui noi aspiriamo».
(a. s.)
Argomenti:caso codivilla
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