Il ministro Gelmini sulla legge pro montagna: «Sgravi e incentivi, così ripopoleremo i paesi»

Il ministro per gli Affari regionali ci crede: «A regime finanzieremo il fondo con 200 milioni». Spazio ai giovani: «Fiscalità di vantaggio per nuove attività commerciali, industriali e agricole»

Francesco Dal Mas
ANSA
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L’INTERVISTA. Il bellunese si porta a casa, con la legge sulla montagna, una novità assoluta, maturata in provincia. Il ministro per gli Affari regionali, Maria Stella Gelmini, conferma infatti che ci sarà spazio per i certificati verdi.

«Il mercato dei crediti di carbonio in Italia non era ancora adeguatamente regolamentato: con questa norma», ci conferma il ministro, «abbiamo istituito il registro dei crediti di carbonio generati da progetti forestali realizzati sul territorio nazionale e questo ne incentiverà l’utilizzo e potrà contribuire a sostentare progetti di riforestazione. I crediti di carbonio diventeranno più appetibili e questo aiuterà anche la montagna italiana».

L’idea, anticipata su queste pagine da Francesco De Bettin, fondatore di Da Group, infatti, è stata pienamente recepita; aveva il sostegno, peraltro, dei parlamentari bellunesi, oltre che di categorie economiche quali Confcommercio.

Ministro Gelmini, è la prima vera legge sulla montagna. Si pone un duplice obiettivo: contrastare spopolamento e promuovere uno sviluppo sostenibile. In che modo?

«Con questa legge ci proponiamo, dopo quasi trent’anni, di realizzare un intervento legislativo organico, in sinergia con la legge di bilancio, che ha previsto le risorse, e con i progetti del Pnrr, a difesa della montagna e del suo straordinario valore, in un Paese coronato dalle Alpi e attraversato dagli Appennini. Da ora in avanti gli interventi a sostegno dei Comuni montani si collocheranno in un quadro organico definito con la Snami, la Strategia nazionale per la montagna italiana. Non più sostegni episodici, ma un’azione coordinata per rendere concretamente esigibili da tutti i cittadini i diritti di cittadinanza. E sarà un processo trasparente perché ogni anno i risultati andranno riferiti al Parlamento».

Quali saranno e come identificherete i Comuni di montagna?

«Li definiremo con un apposito Dpcm nei 45 giorni successivi all’approvazione definitiva della legge. E lo faremo con il concorso dell’Istat e con l’intesa della Conferenza Unificata (cioè Comuni, Regioni e Province), basandoci su criteri oggettivi, a cominciare ovviamente dall’altimetria. Non è un passaggio banale, perché, come lei sa, complice la mancanza di una legge in materia, in passato ci sono state anche alcune definizioni, diciamo così, improprie. Poi con un provvedimento successivo identificheremo chi ha diritto – all’interno di questo elenco – alle agevolazioni».

C’è chi sostiene che è discriminante incentivare sanitari e insegnanti che vanno a lavorare in montagna, rispetto a quello delle terre basse.

«No, perché andiamo a sostenere una difficoltà oggettiva. Se vogliamo incentivare un operatore socio-sanitario a trasferirsi in un Comune disagiato per lavorare, dobbiamo anche supportarlo. E le misure che abbiamo preso non sono certo discriminatorie: semplicemente veniamo incontro alle esigenze di un lavoratore fuori sede».

Come funzionerà concretamente il Fondo da 100 milioni? E il prossimo anno ne avremo 200? Poi 300?

«Il finanziamento del fondo a regime», cioè dal prossimo anno, «sarà di 200 milioni strutturali. Abbiamo quasi decuplicato le risorse. In questo primo anno, poiché erano necessari i tempi tecnici per l’elaborazione della legge, era evidente che non avremmo potuto spendere tutte le risorse. Parte di questi fondi andranno direttamente a finanziare le agevolazioni dirette previste (per la casa, come per le imprese giovani di nuova costituzione), poi, nell’ambito della strategia nazionale per la montagna, andremo a definire con le Regioni l’impiego delle risorse destinate agli investimenti. Non dimentichiamo, poi, che in questi anni investiremo altri 140 milioni del Pnrr per le green communities».

Ci sarà modo di sostenere i negozi di prossimità in quota dove sono gli unici punti di riferimento sociale?

«Il nostro obiettivo era favorire il ripopolamento della montagna, per questo abbiamo previsto incentivi per ogni nuova attività che si apre nei Comuni più disagiati. E anche per i giovani che scelgono di comprare casa in montagna. Creare nuove imprese, favorire la residenzialità, significa anche valorizzare l’esistente. E grazie anche agli investimenti previsti dal Pnrr (da quelli sulla banda larga, ai progetti per i borghi, alle green communities) daremo nuova linfa ai Comuni montani e anche alle attività esistenti».

La legge promuove il ritorno dei giovani in agricoltura. Come li incentiverà?

«Vale quello che ho detto prima sulle nuove imprese di ogni tipo che apriranno in montagna: avranno una forte agevolazione fiscale. E prevediamo anche agevolazioni per chi innova, nel segno della ecosostenibilità in agricoltura e in forestazione».

La fiscalità di vantaggio in che modo agevolerà che avvierà le micro industrie innovative sempre in quota?

«Il nostro intervento è sinergico con quello che abbiamo previsto con il Pnrr per le start up e per le imprese innovative. In più noi abbiamo previsto un forte sconto sulle tasse sulle imprese “giovani” di nuova istituzione che sappiamo spesso essere proprio indirizzate verso l’innovazione». —

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