Il mistero di Busche: escluso l’omicidio. Il morto è straniero

Ieri è stata eseguita l’autopsia: la salma è di un nordafricano. Si indagherà tra i richiedenti asilo che si sono allontanati
CESIOMAGGIORE. Un incidente, o un gesto volontario. È morto per annegamento il cadavere ripescato lunedì dal Piave nella canaletta di raccolta della diga di Busche. Questo l’esito dell’autopsia eseguita dall’anatomopatologo Antonello Cirnelli sul corpo che resta senza identità, ma che in base alle risultanze dovrebbe essere un nordafricano sulla trentina. Il cadavere è rimasto nell’acqua presumibilmente otto, forse nove giorni: così si spiega il pessimo stato in cui si trovava al momento del ritrovamento. La forza dell’acqua e i pesci hanno fatto molti danni, certamente di più di quelli provocati dallo sgrigliatore della diga. Il medico non ha trovato lesioni compatibili con un gesto violento messo in atto da una terza persona. Questa circostanza manda in soffitta l’ipotesi più inquietante, quella dell’omicidio. L’uomo è deceduto per annegamento, non è ancora chiaro il punto da dove è entrato o si è gettato volontariamente nel Piave.


Mercoledì i carabinieri avevano anche utilizzato l’elicottero per scandagliare dall’alto gli argini a monte di Busche. Sono risaliti in direzione Bribano e Belluno senza notare né un’auto lasciate nei paraggi del fiume, né degli abiti abbandonati sugli argini. Il corpo infatti è stato rinvenuto nudo, ma non è detto che non sia sempre stata l’acqua a spogliarlo, soprattutto alla luce della lunga permanenza in balìa della corrente.


L’origine nordafricana fa ipotizzare che la vittima sia di qualcuno tra i profughi o richiedenti asilo che strada facendo hanno lasciato il programma di protezione attuato dalle cooperative che si occupano di accoglienza, sia nel Feltrino, sia nel resto della provincia. Se l’uomo era un clandestino, invece, le speranze di dargli un nome sono praticamente azzerate. Ad ogni buon conto è stato estrapolato il Dna che sarà comparato con quello presente nella banca dati. I carabinieri analizzeranno poi i casi di abbandono volontario delle strutture di accoglienza per verificare se l’età sulla trentina e l’atezza di 1, 60 corrisponde a qualcuno dei rifugiati che si sono dati alla macchia.


Il cadavere era stato notato già sabato della scorsa settimana da un pescatore che frequenta spesso la zona del lago di Busche. Aveva segnalato la presenza di quel corpo che galleggiava ad altre persone ma non era stato creduto. Poi lunedì mattina quel tanfo inconfondibile avvertito anche da chi abita nei paraggi della diga, ma che era stato ricondotto a un animale morto. Infine il controllo eseguito sempre nella mattinata di lunedì dagli addetti di Enel Green Power che hanno rinvenuto il corpo nella canaletta. Da quel momento sono scattate le procedure e subito dopo il recupero del cadavere con l’ausilio dei vigili del fuoco e dell’impresa funebre Raymond Canova, sono iniziati gli accertamenti per tentare di dargli un nome. Purtroppo i danni alla salma erano tali da non poterlo distinguere in volto e nemmeno da poter rilevare le impronte digitali. Ecco perché l’indagine è apparsa subito in salita. La volontà resta comunque quella di proseguire gli accertamenti, anche se è stata scongiurata l’ipotesi dell’omicidio.


Roberto Curto




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