Il museo delle spade nell’ex officina Orzes

L’Ater incontra la proprietà canadese per avere il primo piano e fare due alloggi La Comunità montana Bellunese è pronta a intervenire con i 170 mila € del Gal
Di Gigi Sosso

BELLUNO. L’asso di spade? I 170 mila euro di contributo a fondo perduto alla Comunità montana Belunese da parte del Gruppo di azione locale, su un totale di 350 mila. Il progetto definitivo di restauro della vecchia Officina Orzes in riva al torrente Ardo, in fondo a via San Francesco, è definitivo e quasi pronto a essere realizzato. Nei primi anni del Novecento laggiù, di fronte alla chiesa di San Francesco di Paola, si forgiavano spade, che come qualità e diffusione facevano concorrenza alla capitale mondiale Toledo. C’è da ricavarci un museo al piano terra. Uno spazio pubblico culturale sulle attività lavorative, che si svolgevano nell’officina, con il favore delle acque dell’Ardo. Al primo piano spazio a due alloggi, al posto di quello unico attuale e qui entra in gioco l’Ater (Azienda territoriale edilizia residenziale), che entro il mese incontrerà i proprietari canadesi, per perfezionare l’acquisto. I locali potrebbero essere utilizzati dai custodi della struttura, ma non è escluso che l’utilizzo possa essere diverso da quello immaginato.

Ad ogni modo, tutto compreso in quello che è stato battezzato museo diffuso lungo l’Ardo e il Piave: «Questo manufatto ha un’importanza storica davvero notevole», sottolinea il presidente della Comunità montana Bellunese, Orlando Dal Farra, «anche per il discorso delle spade, che negli anni successivi alla loro produzione hanno trovato posto in diversi musei importanti. La storia ci racconta che inizialmente c’era un canale dall’Ardo, che alimentava un mulino da grano e due impianti per il trattamento della lana. In un secondo momento, il primo di questi due folli è stato trasformato in sega da legname, sempre con un impianto ad acqua e, quindi in officina del ferro, cioè l’aspetto attuale».

Il primo passo del progetto prevede l’acquisizione di un immobile, che è visibile anche in un catasto austro-italiano, poi si passerà alla fase esecutiva, che è quella più attesa: «Questa famiglia di emigranti in Canada è attesa entro le prossime settimane per la firma del contratto, in seconda battuta potremo davvero partire con questo intervento, che ha anche lo scopo di valorizzare dal punto di vista storico e culturale. E poi sarà importante anche sul piano didattico, penso per esempio alle scuole e alla possibilità di organizzare delle visite molto interessanti in questo antico opificio».

Il progetto è stato approvato da quella che si chiama conferenza dei servizi ed è formata anche da Comune di Belluno, Usl e Soprintendenza, i soldi sono a disposizione e, quando sarà tutto a posto, sarà possibile partire con la gara per l’assegnazione dei lavori e il successivo cantiere.

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