«Il nostro non è un paese abbandonato»
CENCENIGHE. «Cencenighe non è un paese abbandonato a se stesso, la nostra lista ne è la prova». Dunque, a un anno circa dal momento in cui in municipio non venne depositata alcuna lista portando il paese all’attenzione nazionale non certo come caso di virtuosismo civico, Cencenighe riassapora la speranza e la affida all’ex sindaco Mauro Soppelsa.
È sua, infatti, l’unica lista che risulta agli atti dell’ufficio elettorale del municipio. Non c’è quella di Sandro Fontanive che pure aveva spiegato di averci provato, non c’è quella di Mauro Groppa che non ha trovato il capolista tanto auspicato, non c’è quella dell’ex sindaco William Faè che pure nell’autunno scorso pareva prossimo a decisioni imminenti. Dunque Cencenighe torna al passato, ma per modo di dire.
Mauro Soppelsa, 57 anni, era entrato nell’amministrazione nel 1997 come assessore del sindaco Rizieri Ongaro, a cui poi aveva fatto da vice dal 2002 al 2007. Quindi era toccato a lui: sindaco fino al 2012. Poi basta.
Nonostante l’apprezzamento dei suoi concittadini e gli inviti a continuare, Soppelsa si era ritirato per motivi famigliari e di lavoro. Ma sembrava un arrivederci. La conferma arriva il primo aprile. Con lui né Rizieri Ongaro, né William Faè, ma alcuni volti che si sono già impegnati nella pubblica amministrazione, assieme ad altri alla prima esperienza.
«L’idea di un paese abbandonato – dice Soppelsa, riferendosi alle zero liste di un anno fa – non ha reso giustizia a Cencenighe, un territorio da sempre fervido di iniziative e sempre molto partecipato sia nell’amministrazione del Comune, che sotto l’aspetto delle molteplici forme di volontariato. Un anno di commissariamento ha però fatto riflettere, rafforzando in molti quel senso di responsabilità che lega ognuno di noi alla comunità a cui apparteniamo».
Nel presentare nomi, simbolo e programma, Soppelsa è tornato al 2007, verificando lo scarto di tempo. «Oggi, dopo 11 anni – dice infatti – non sarebbe più possibile e neppure onesto redigere un programma ove fossero indicate improbabili opere nuove o sostanziose manutenzioni delle strutture esistenti. Oggi vale soprattutto l’impegno degli amministratori ad essere presenti e propositivi nelle sedi ove esiste ancora capacità di finanziamento, per essere pronti a cogliere le opportunità finanziarie che ancora sopravvivono».
Gianni Santomaso
Riproduzione riservata © Corriere delle Alpi