Il nuovo conservatore: «Il museo Fulcis può crescere molto»
BELLUNO
Arriva da Padova, dove per dodici anni ha ricoperto l’incarico di conservatore al Museo diocesano, il nuovo conservatore del museo Fulcis. Carlo Cavalli, 45 anni, ha vinto il concorso indetto dal Comune per sostituire Denis Ton, che si è trasferito a Trento. L’incarico non è ancora stato formalizzato: c’è qualche passaggio di natura burocratica da fare. Ma entro ottobre il professionista prenderà servizio a Belluno, portando la sua esperienza a servizio del museo Fulcis, della città e del mondo dell’arte.
Dopo la maturità classica, al liceo Franchetti di Venezia, Cavalli si è laureato all’università Ca’ Foscari in Storia dell’Oreficeria e si è poi specializzato all’università di Padova in Storia dell’arte e delle arti minori.
Dal 2002 al 2007 ha lavorato al progetto di inventariazione dei beni culturali mobili della Diocesi di Padova, promosso dalla Cei, la Conferenza episcopale italiana; nel 2008 è diventato conservatore al museo Diocesano di Padova e all’ufficio beni culturali della Diocesi di Padova, incarico che ricopre a tutt’oggi e che lascerà per prendere servizio a Belluno.
«Dopo una lunga esperienza in questo settore, avevo voglia di cambiare», racconta il nuovo conservatore del museo Fulcis. «Il concorso indetto dal Comune di Belluno mi è sembrato un’opportunità da cogliere anche per una crescita professionale».
Ha già avuto modo di visitare il museo Fulcis?
«Sì, ci sono stato. È un museo ricco, con collezioni molto varie e molto legate al territorio. Sono collezioni molto stimolanti, rappresentative di un’identità civica che la comunità ha potuto ritrovare anche grazie all’apertura della nuova, prestigiosa, sede del museo civico».
Un museo, il Fulcis, che ha riportato a Belluno anche quel turismo culturale necessario per far crescere le città. Pensa ci siano margini di crescita sotto questo profilo?
«Sicuramente sì. So che ci sono spazi espositivi ancora da acquisire, ma so che della questione si sta occupando l’amministrazione. Credo ci sia da lavorare nel coinvolgimento dei bellunesi, che sono i primi destinatari del museo, ma anche per far arrivare i turisti al Fulcis, dopo l’emergenza dettata dal Coronavirus. Sarà, questa, una sfida che anche il museo civico di Belluno dovrà e potrà affrontare».
Tra l’altro, lei arriva in un momento in cui il Fulcis si prepara ad accogliere un’altra prestigiosa collezione: quella delle spade forgiate dalle fucine bellunesi fra il 1400 e il 1500, attualmente conservate nei magazzini del museo Correr. Dovrebbero essere esposte nel periodo natalizio, come ha annunciato l’assessore Perale qualche giorno fa.
«Sarà la prima occasione per tentare di ripartire dopo l’emergenza sanitaria e di far crescere il museo Fulcis. Quelle spade sono una produzione locale che merita di essere assolutamente valorizzata. Ma devo ancora parlare con l’assessore alla cultura, è necessario un confronto per stilare un programma operativo».
Una prima impressione di Belluno?
«Mi sembra una città vivace sotto il profilo culturale. Del resto finora è stato fatto un ottimo lavoro dall’assessorato e dal precedente conservatore. Diciamo che arrivo su un terreno che è stato ben preparato: il museo Fulcis ha una sede rinnovata e prestigiosa, le collezioni sono ricche e stimolanti». Un bel posto per lavorare e per seminare cultura. —
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