Il papa benedice la mangiatoia di Facen
PEDAVENA. La benedizione del papa più amato della storia sulla mangiatoia di Issa, il musulmano di Villa San Francesco, e degli altri ragazzi di Aldo Bertelle.
Quella mangiatoia, ossia la culla del Bambino di Betlemme, che Issa ha realizzato aiutando lo scultore vicentino Gilberto Perlotto a mettere insieme i 208 pezzi di legno arrivati a Facen da ben 103 Paesi.
Papa Francesco, dopo l’udienza del mercoledì, ieri mattina in piazza San Pietro si è raccolto in preghiera davanti a quella “cripa”, così viene chiamata in dialetto, lo sguardo fisso su quei 2 metri di singolare culla di Betlemme, e poi ha impartito la sua benedizione.
«Tanto era commosso che non ha detto nemmeno una parola». La singolarissima esperienza l’ha vissuta Francesca Avanzo. La ricordate? È la calciatrice della Stella Azzurra, la squadra allenata da Bertelle. È stata lei – davvero cavaliere il capo delegazione, Ennio De Poi, segretario della comunità, che le ha ceduto l’onore di presentarsi dal pontefice – a salire vicino alle colonne della Basilica, dove Issa il musulmano aveva deposto la culla poco dopo le 7 del mattino, e a spiegare a sua santità che cos’era quello strano oggetto.
Incuriosite soprattutto le coppie di fidanzati, numerose nei pressi, che continuavano ad osservare la scena quasi increduli di tanta tenerezza.
In piazza San Pietro gli altri della comunità di Facen di Pedavena e della cooperativa Arcobaleno di Feltre, addirittura in 16, 12 in treno, 4 in furgone, fra loro anche delle bimbe, quelle che Francesca, l’educatrice, e gli altri giovani collaboratori di Bertelle provvedono a riportare al calore di una famiglia.
Lui, il grande capo, Aldo, è rimasto a vegliare a casa. E così Francesca ha spiegato la genesi di quei 2 metri di mangiatoia montata, pezzo su pezzo, con tavolette di legno inviate dai luoghi di guerra, in giro per il mondo, dai siti delle grandi calamità, naturali o provocate dall’uomo, come il Vajont, dai paesi dove la mafia ha consumato i suoi delitti.
«Papa Francesco mi ascoltava attento, fissando quei legni e quello specchio che abbiamo “abbandonato” in mezzo alla mangiatoia, perché catturi l’immagine del bambino che rivive in ogni persona quando questa vi si specchia».
Ed è accaduto anche al sommo pontefice specchiarsi là dentro. In quella strana culla vi era anche del filo spinato, recuperato da una trincea di guerra. C’erano le tavolette inviate alla Comunità dal municipio di Agordo, da numerose scuole del Bellunese.
Francesca ha spiegato tutto. «Un’eternità, eppure mi sono stati concessi non più di 30 secondi, forse addirittura meno».
Dopo la benedizione, due doni per il Papa. Una litografia di Vico Calabrò che spiegando il tema “Abitare la stalla” ha dipinto l’uomo che porta un legno sulle spalle e il libro di Bertelle “Gesù ladro nella notte” che ripercorre le catechesi dello stesso Bergoglio.
L’udienza non era ancora terminata che a Facen, sede della comunità, è arrivata una telefonata. «Un monsignore del Vaticano mi testimoniava – racconterà Bertelle – che in quei pochi secondi di Francesco davanti alla mangiatoia s’era ricreato in piazza il silenzio così profondo che aveva accolto Benedetto XVI in preghiera ad Auschwitz. La culla è stata portata direttamente in piazza San Pietro con il furgone di Villa San Francesco, un caso eccezionale, ed è stato proprio Issa a deporla sotto una colonna, aiutato dagli altri compagni. Tutti emozionati perché avrebbero visto per la prima volta il Papa. Per farlo i ragazzi hanno dovuto arrivare tre ore prima, per ovvi motivi di sicurezza. Il più elettrizzato? Proprio lui, il musulmano.
Francesco Dal Mas
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