Il Papa nel Nordest invita all'impegno politico

Da Aquileia il messaggio ai cattolici «capaci di assumersi responsabilità»
Ad Aquileia e a Venezia folla ovunque per accogliere il Papa
Ad Aquileia e a Venezia folla ovunque per accogliere il Papa
AQUILEIA. Il tempo che viviamo richiede «una nuova generazione di uomini e donne capaci di assumere responsabilità dirette nei vari ambiti del sociale, in particolare in quello politico»: dall'altare di Aquileia papa Benedetto XVI rivolge ai credenti del Nordest un appello all'impegno diretto e personale perché «La vita pubblica oggi ha più che mai bisogno di vedere persone, soprattutto giovani, capaci di edificare una "vita buona" a favore e al servizio di tutti. E a questo compito non possono sottrarsi i cristiani, che sono pellegrini verso il Cielo, ma che già vivono quaggiù un anticipo di eternità». Toni inusuali nel felpato lessico pontificio, quasi un manifesto "civico" che suona diagnosi allarmata - pur se sottintesa - della congiuntura in cui versano l'Italia e le sue istituzioni. Un ampio ventaglio di valori «fondanti» rivolti anche ai cattolici che, fra una settimana, concorreranno rinnovare molte amministrazioni locali e che l'editoriale di «Avvenire», il quotidiano dei vescovi, ieri ha invitato oggi a «pesare bene le opzioni» nel voto. Non c'è attendismo nei toni di Ratzinger, che chiama i delegati delle quindici diocesi nordestine a «Testimoniare il Vangelo con delicata fierezza», a spendersi perché prevalga «una cultura fatta di amore per la vita, dal concepimento fino al suo termine naturale, di promozione della dignità della persona, di esaltazione dell'importanza della famiglia, fondata sul matrimonio fedele e aperto alla vita, di impegno per la giustizia e la solidarietà». «Siate cristiani convinti», non tiepidi seguaci di una tradizione - è l'invito «pronti a rispondere a chiunque vi domandi ragione della speranza che è in voi. Parla del Nordest, il Papa, e ne loda «il popolo affabile, tenace, laborioso, leale». Ma vi scorge anche la tendenza al «materialismo diffuso», che ai valori del spirito antepone la ricchezza e il consumo. Disvalori, segnali di "ateismo pratico", ai suoi occhi; ai quali occorre reagire nel segno del Vangelo: «Custodite, rafforzate la preziosa eredità dei nostri padri con scelte di vita per le persone e in particolare per i più deboli, i poveri, gli anziani, i malati, i disabili. Con l'attenzione alla famiglia che è culla dell'amore e della vita, con l'ascolto e il sostegno ai giovani che avvertono un futuro di disagio e insicurezza». Nella visione geopolitica della Chiesa il Nordest diventa emblema di incontro e dialogo tra popoli e culture, non semplice terra di confine tra est e ovest ma epicentro, anche, del nuovo flusso tra l'Europa e l'Africa mediterranea. Confronto, allora, e dialogo costante fondato sul rispetto: «Il turismo e l'immigrazione, la mobilità, l'omologazione da mass media hanno accentuato il pluralismo culturale e religioso e ciò richiede un rapporto franco e sincero con i non praticanti, con i non credenti e con i credenti di altre fedi». Dove l'ecumenismo e la tolleranza escludono però l'abdicazione: «Non rinnegate nulla del Vangelo in cui credete ma state in mezzo agli altri uomini con simpatia, comunicando con il vostro stesso stile di vita quell'umanesimo che affonda le sue radici nel cristianesimo per costruire una città più umana, più giusta e solidale». Ecco, il grande teologo, l'uomo di studi "fraterno amico nello spirito" di Giovanni Paolo II, rilancia la «speranza affidabile» come approdo di chi crede in Gesù. Che respinge il fideismo cieco e bacchettone e privilegia una ricerca della verità che ascolta la ragione e la coscienza. Forse il successore di Pietro venuto dalla Baviera non possiede il dono dell'immediatezza espressiva, quella straordinaria capacità di "parlare al cuore di tutti e di ciascuno" che alimentano nei popoli di mezzo mondo la nostalgia di Karol Wojtyla. E tuttavia, da pastore che al servizio divino ha dedicato una vita intera, esprime un senso di «verità sincera» compresa e colta con simpatia da tanto fedeli. E' un Papa che rifugge le espressioni di circostanza e impegna l'interlocutore in un confronto ideale a tratti complesso e mai scontato. Che evita scorciatoie dialettiche e gesti ad effetto. Che suscita opposizione, certo. Ma raramente disistima.

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