Il Parco diventerà socio della Fondazione teatri

Prima però bisogna modificare lo Statuto e serve un commissario per farlo L’ente guidato da Renzo Poloni gestirà sei contenitori culturali in città
Di Alessia Forzin

BELLUNO. Nuovi soci e nuovi contenitori culturali da gestire. La Fondazione teatri delle Dolomiti guarda avanti, ma se la convenzione per la gestione degli spazi culturali è già stata perfezionata, per l’ingresso dei nuovi soci bisogna prima risolvere un inghippo normativo. Va cambiato lo Statuto, per cancellare i soci vecchi.

Procedura che spetta al consiglio di gestione approvare. Ma il numero legale non c’è, da quando il Comune è rimasto l’unico socio della Fondazione. Dunque? La soluzione si chiama commissario ad acta, la figura che dovrebbe approvare le modifiche allo Statuto. Lo deve nominare la Regione, che da mesi tergiversa. «Ora pare che la situazione si stia sbloccando», anticipa il presidente della Fondazione teatri Renzo Poloni. «Siamo stati anche a Venezia per sollecitare gli uffici regionale e pare che finalmente qualcosa si stia muovendo».

Una volta cambiato lo Statuto, il sindaco potrà nominare i tre nuovi membri del consiglio di gestione (praticamente la giunta della Fondazione). Renzo Poloni ha dato la sua disponibilità e il suo curriculum è nel fascicolo all’esame del sindaco. Con molta probabilità sarà lui a portare a termine l’operazione che ridarà alla Fondazione un gruppo di soci.

Ricostituito il consiglio di gestione potranno infatti essere inviate le lettere di invito ai nuovi soci. Ci sono una decina di soggetti che hanno manifestato l’intenzione di entrare nella Fondazione teatri. Otto Comuni, fra i quali anche alcuni piuttosto grossi, e il Parco nazionale Dolomiiti bellunesi. Quest’ultimo è il contatto più concreto. «Il problema della Fondazione non è economico, non importa che arrivino soci che mettono risorse», spiega Poloni. «Importa riuscire ad allargare l’azione della Fondazione sul territorio». La quota del Parco, comunque, potrebbe essere utilizzata per iniziative di carattere ambientale.

Sugli altri Comuni che sarebbero interessati ad entrare in Fondazione Poloni non si sbilancia, ma assicura che tutta la procedura di rinnovo potrebbe chiudersi in autunno. Tempi brevi, dunque.

Intanto la Fondazione è impegnata a sviluppare la sua attività di gestione dei palazzi della cultura. Questa settimana è stata firmata la convenzione con il Comune che affida all’ente guidato da Poloni la gestione della sala Bianchi, di palazzo Crepadona e del museo civico (nella sede attuale, più avanti si vedrà per il Fulcis, la cui inaugurazione dovrebbe slittare a febbraio).

Va invece perfezionata con il Parco la convenzione per gestire il museo naturalistico allestito all’interno del centro Piero Rossi, e di cui sarà garantita l’apertura tutti i sabati e, su prenotazione, alle scuole, con il Parco che ha dato disponibilità ad aiutare gli istituti con le spese per il trasporto.

Considerando che la Fondazione si occupa già del teatro e dell’ufficio turistico, con le nuove convenzioni salirà a sei il numero dei contenitori culturali di cui si occuperà. «Abbiamo fatto una riunione con tutti i nostri collaboratori nella quale abbiamo stabilito la turnazione e deciso di individuare un responsabile per ciascuna struttura», prosegue Poloni. «Oltre ai tre dipendenti, la Fondazione ha venticinque collaboratori, tutti ragazzi giovani, formati, che parlano tre lingue. Sono loro la nostra forza».

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