Il patriarca Moraglia: «Papa Luciani presto beato»

La visita alla cooperativa Arcobaleno accompagnato dai ragazzi: emozioni e suggestioni nella sala del Museo dei sogni e alla vista dei presepi

Ecco l’annuncio tanto atteso dai bellunesi, e non solo. «Giovanni Paolo I sarà presto beato». Il miracolo, dunque, è stato riconosciuto? Sorride Francesco Moraglia, il patriarca di Venezia. Lo incontriamo in vista ai ragazzi della Comunità di Villa san Francesco, prima a Feltre, poi a Facen, dove lo sono stati, come suoi predecessori, Angelo Roncalli, divenuto poi papa e già santo, e, appunto, Luciani. Moraglia percorre a piedi, accompagnato dal popolo di Facen, presenti anche i sindaci De Bortoli e Perenzin, la salita che dall’antica casa del Cif porta in chiesa.

Agli anziani del paese sembra di rivivere gli incontri con i patriarchi di Venezia, mezza dozzina e con 40 vescovi. Il cronista impertinente si fa avanti e ricorda a mons. Moraglia che Aldo Bertelle, il direttore, ha fatto pregare i suoi ospiti, prima per Roncalli santo e poi per Luciani beato. «Pregano bene, i ragazzi di Aldo, perché probabilmente siamo arrivati alla decisione conclusiva da parte di chi ha l’autorità nella Chiesa di annoverare fra i beati l’ex patriarca e papa Albino Luciani».

Questo significa – curiosiamo – che il miracolo avvenuto in Brasile è davvero avvenuto? «Mi pare di sì», risponde Moraglia. «Ci vuole forse ancora qualche mese di preghiera», aggiunge. «Speriamo che nel 40°dell’elezione al soglio pontificio, il 26 agosto a Canale d’Agordo, possa essere confermato questo annuncio», interviene Bertelle. «Noi, eccellenza, continueremo a pregare».

S’è emozionato, il patriarca, a visitare, appena arrivato a Feltre, il museo dei sogni, le altre esposizioni dell’Arcobaleno, i lavori artigianali della comunità, le coltivazioni di ciclamini, il frutteto biblico, i pollai, i presepi. Ad accompagnarlo sono stati Francesca, i volontari, i ragazzi, i dirigenti del Cif, il sindaco Perenzin. «È facile tirare i sassi, è meglio raccoglierli per costruire: è questo il primo significativo messaggio che qui all’Arcobaleno ho raccolto», confessa il patriarca. «Qui ho trovato la memoria ed ho pure incontrato il futuro. Noi però viviamo il presente. Per viverlo al meglio dobbiamo far sintesi tra la memoria che ci può arricchire e questo avviene se facciamo tesoro di un’altra frase che qui ho trovato nel frutteto: restituire prima che si faccia sera. Il presente, dunque, per fare il bene. Ed è urgente farlo – questa è la lezione umile della comunità – prima che il presente ci sfugga di mano».

Lasciato l’Arcobaleno, Moraglia è salito a Facen, dove ha visitato il cenacolo degli affreschi, dipinti da Vico Calabrò con i ragazzi. «È una forte emozione salire per questa strada, passo dopo passo, come Roncalli, Luciani, gli altri patriarchi. Per me», ha confidato Moraglia, «resta l’impegno a realizzare quanto loro avevano intravisto». —


 

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