Il Pd: no alle primarie per i cinque candidati. Sinistra Dem si ribella

La Direzione dà mandato alla Segreteria di avviare un confronto con i circoli per giungere a nomi condivisi. La minoranza interna contesta e dà vita a una raccolta firme per chiedere la consultazione popolare
Erika Dal Farra e Roger De Menech
Erika Dal Farra e Roger De Menech

BELLUNO. «No alle primarie. Sì alla sintesi e al confronto per dare vita a una lista che tenga in considerazione l’alternanza di genere, la rappresentanza territoriale dell’intera provincia, l’esperienza, il rinnovamento e le sensibilità politiche presenti all’interno del partito». È questa la parola d’ordine in casa Pd, in vista delle elezioni regionali della primavera.

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Si è riunita la Direzione provinciale. Obiettivo: definire le modalità per la selezione dei cinque candidati consiglieri bellunesi da inserire nella squadra che sosterrà Alessandra Moretti: «Avevamo ricevuto dalla direzione regionale due indirizzi», spiega la segretaria provinciale Erika Dal Farra. «In primo luogo ci era stato chiesto di costruire una lista di nomi competitiva, nomi che tengano conto del territorio, della parità di genere, delle esperienze in seno al partito e del rinnovamento. Inoltre, vista la modifica della legge elettorale, con i cinque posti assegnati ai candidati bellunesi, ci è stato suggerito di dare vita a un confronto all’interno del partito per la condivisione di una lista, senza dover ricorrere alle primarie».

Dalla Direzione è uscito un documento che è stato promosso con 15 sì, due no (Piergiorgio Salvati e Sandra De Min) e un astenuto (Roberto De Moliner). Due bocciature e mezza da parte di altrettanti esponenti della Sinistra Dem.

«La Direzione», prosegue Dal Farra, «ha dato mandato alla Segreteria di avviare la fase di selezione delle candidature, attraverso il coinvolgimento della base. In questa fase, infatti, saranno coinvolti i circoli provinciali, gli iscritti, gli amministratori, ogni area del territorio e le principali aree politiche del Pd».

«In tale contesto», si legge nel documento licenziato dalla Direzione provinciale, «potranno essere avanzate proposte di candidatura, valutazioni sull’operato dell’attuale giunta regionale nei confronti della provincia di Belluno e proposte sull’azione del governo guidato dal Partito Democratico per affrontare le criticità e permettere uno sviluppo sostenibile della nostra provincia. Terminata la fase di ascolto, la Segreteria dovrà sottoporre all’assemblea provinciale le proposte di candidatura per la sua deliberazione».

Un documento chiaro che, come detto, ha trovato l’opposizione degli esponenti della corrente di Sinistra Dem, che hanno annunciato una raccolta firme per chiedere le primarie. A meno che «non si arrivi a un accordo condiviso tra le varie correnti», tuona Renato Bressan. «Noi chiediamo un confronto tra le varie anime che compongono il nostro partito. Se non dovessimo trovare una linea comune, allora che si facciano le primarie. Non ne possiamo più di invenzioni o di procedure non previste».

«I voti negativi francamente non li capisco», proegue Erika Dal Farra. «Quelli di Sinistra Dem contestano l’idea di consultare i circoli, quindi il coinvolgimento della base. Loro che avevano chiesto coesione, non vorrebbero coinvolgere chi aiuta il partito a crescere. Direi che si fasciano la testa prima di averla rotta; per tutelare determinate personalità, mettono i piedi avanti. Ma il paradosso è che nessuno di noi ha ancora fatto nomi».

Dal Farra ha le idee chiare. Nel suo mirino finisce Renato Bressan: «Il fatto che qualcuno della sua area abbia votato a favore del documento, la dice lunga di quanto sia rappresentativo di quell’area. E quando si inizia a perdere pezzi, significa che c’è qualcosa che non va. Forse a Bressan e compagni spaventa il coinvolgimento della base».

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