Il Pd propone Visalli ma Venezia dice no ai nomi di partito
BELLUNO. I sindaci chiedono una persona che sia espressione del territorio. La Regione punta sull'esperienza, la preparazione tecnica e su un nome che non sia “di partito”. Il Ministero intanto sta vagliando le proposte che ha sul tavolo. Il Parco Nazionale Dolomiti bellunesi da quasi un anno è privo di presidente. Ieri l'assessore regionale all'ambiente Gianpaolo Bottacin ha chiesto al Ministero di accelerare con la nomina, visto che «ad oggi non sono ancora arrivate proposte formali al presidente». Le candidature, però, ci sono. Parecchie.
I nomi girati negli ultimi tempi sono quelli di Camillo De Pellegrin, Valter Bonan (che è già stato presidente del Parco), Silvano Dal Paos, presidente di Coldiretti. Il Partito Democratico ha proposto Irma Visalli, ma il suo nome piace poco al centro destra e alla Regione. Il centro destra ha risposto proponendo Gianni Serragiotto, ma al centro sinistra questa candidatura non piacerebbe per il suo passato di assessore nella giunta di Celeste Bortoluzzi. L’ultimo curriculum arrivato al ministero è quello di Simonetta Buttignon.
Avvocato, è consigliere comunale a Belluno. La sua candidatura pare non scontentare il centro destra, in quanto ad oggi non è legata ad alcun partito, ma la Buttigon ha un passato importante nel centro sinistra: era nel Pd ed era vicina a Roger De Menech ai tempi in cui il deputato ha iniziato ad avvicinarsi a Matteo Renzi.
La procedura prevede che il Ministro proponga un nome. La candidatura deve passare al vaglio della commissione ambiente della Camera e poi finisce sul tavolo del Governatore del Veneto. Fra Ministero e Regione ci deve essere intesa sul nome. «La proposta deve prendere in considerazione i desiderata di ambo le parti, viceversa non si parlerebbe di intesa ma di scelta unilaterali», puntualizza Bottacin.
La Visalli, intanto, dichiara la sua disponibilità, ma puntualizza: «Prima di tutto penso sia importante avere chiari obiettivi per questo Parco, che ne ha assoluto bisogno». Prima dei nomi, per la Visalli, serve definire una linea di azione, una politica territoriale, e in base a questa «individuare la persona più adatta, guardando alle sue competenze e al suo curriculum».
I sindaci del territorio che rientra nei confini dell'area protetta nei mesi scorsi hanno inviato una lettera al ministero, tracciando l'identikit del futuro presidente: «Chiedono una persona espressione del territorio e penso sia la giusta direzione», conclude la Visalli. «Mi auguro non ci siano veti ad personam da parte di nessuno».
Roger De Menech, nel ricordare che l’attività del Parco procede con gli organi di giunta (non è stato commissariato come vorrebbe la prassi), non mette sul tavolo nomi e non si sbilancia sui tempi per la nomina. Bottacin teme che il ritardo sia dovuto ad una modifica della legge che escluderebbe la necessità di un'intesa con la Regione, al fine di «fare spazio a qualche uomo o donna che scalpita per avere quel ruolo».
De Menech conferma che c'è una proposta, al Senato, per rivedere tutto l'impianto della legge che regola il funzionamento dei Parchi, compresa la parte legata alle nomine. «Come Regione», conclude Bottacin, «non pretendiamo di imporre nessuno, ma nemmeno possiamo accettare un nome secco che servirebbe solo a risolvere problematiche politiche locali».
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