«Il Piave si portò via giardino e rimesse Per queste strutture non ci sono fondi»
. «Sono uscita, l’altra sera, a mangiare una pizza. Proprio non me la sentivo di restare a casa, mi veniva da pensare a quello che abbiamo dovuto passare un anno fa».
Anna Maria Benini è una dei 24 sfollati (di 8 diversi nuclei familiari) del Comune. La sua famiglia ha avuto anche danni consistenti, perché la forza del Piave la sera di Vaia ha fatto sì che le acque scavalcassero l’argine e ne abbattessero, lì vicino, una porzione consistente proprio nel letto del fiume: una struttura in cemento alta circa sei metri e larga 70/80 centimetri, erosa per almeno una cinquantina di metri.
Questo fece collassare anche il giardino della famiglia Benini, che abita in via Argentiera 13 a Presenaio. «Quella sera il Piave faceva un rumore infernale – ricorda Anna Maria Benini – e noi per sicurezza avevamo già lasciato la nostra casa di via Argentiera 13; solo il mattino dopo abbiamo visto che l’acqua si era portata via il nostro giardino ed anche il garage». Da quel lunedì 29 ottobre, dunque, Anna Maria, 60 anni, il marito Aristide Gasperina (64) ed il figlio Gregory (21) sono stati costretti a dormire lontano da casa per alcuni giorni, da una famiglia di amici. Troppo forte il rischio di ulteriori smottamenti che potevano mettere a repentaglio anche l’abitazione. Il giardino era già stato letteralmente inghiottito dal Piave, con le piante di mele ed anche l’orto; e così pure le due rimesse in legno, con tutti gli attrezzi che contenevano. I lavori erano iniziati subito per evitare ulteriori danni alle abitazioni.
Ad un anno di distanza come siamo messi?
«Non siamo messi male – prosegue – i lavori sono proseguiti bene: hanno messo dei micro-pali e hanno ritirato su l’argine; sono stati tempestivi ed efficienti a mettere in sicurezza la zona ed ora stanno sistemando anche delle scogliere di sassi, ad ulteriore protezione. Per il nostro giardino, invece, le traversie non sono ancora finite. Aspettiamo che ci portino ancora della terra, perché quella sistemata fino ad oggi tende ad assestarsi e quindi ad abbassarsi dal livello necessario. Per la primavera prossima dovrebbe essere tutto a posto, ma fino ad allora non sarà possibile mettere l’erba. Poi vorrei seminare l’orto, rimettere le piante di mele che sono andate perse ed ripristinare le due rimesse che sono necessarie per tenere la macchina, gli attrezzi e la legna».
Per questo quanto tempo ci vorrà?
«Adesso non so dirle, ma credo che ci vorrà un altro anno prima che la terra si assesti e poi dobbiamo vedere come fare perché per queste strutture non sono previsti contributi e quindi dobbiamo fare un po’ di conti».
Ad un anno di distanza che emozioni prova?
«I ricordi riaffiorano, e non sono certo belli. Ma si va avanti e possiamo dirci contenti di essere qui a parlarne. C’è chi sta peggio di noi, consoliamoci così».
In tutto le persone evacuate nel Comune di San Pietro un anno fa, a seguito della tempesta Vaia furono, come detto, 24, di 8 nuclei familiari. Cinque sulla via Argentiera, nei pressi dell’argine crollato; un’altra famiglia ancora a Presenaio, sul bivio per salire a San Pietro, e due a Mare in via Mazzini. Si trattò di smottamenti e di frane, in via Mazzini in particolare dove già nel 2014 era caduta una frana, su un versante poi bonificato dalla Provincia. Fu a rischio inoltre lo stabile dove si trova il negozio di occhiali Esse4. Venne isolato il paese di Costalta, a causa degli alberi caduti che bloccarono tutte le strade di accesso. Fu necessario muoversi a piedi, come ricorda l’attuale sindaco di San Pietro Manuel Casanova Consier, che andò a constatare personalmente i danni. Compresi quelli della sua famiglia. «Il forte vento aveva infatti scoperchiato – ricorda – il tetto sia del rifugio Forcella Zovo, che gestisce mia moglie, sia della casa ereditata dal nonno Libero a Pra Marino, in val Visdende. Fu una notte drammatica a causa del fortissimo vento e della grande pioggia, ma fu ancora più tragico quello che vedemmo con il ritorno della luce del giorno». —
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