Il postino non suona più e Molin Pradel s’arrabbia

Val di Zoldo. Nuovi tagli di servizi di Poste Italiane: distribuzione bisettimanale e a giorni alterni. L’ex sindaco protesta col garante: «L’Agcom non ci tutela»
a zoldo alto manifestazione di protesta contro la chiusura dell'ufficio postale
a zoldo alto manifestazione di protesta contro la chiusura dell'ufficio postale

VAL DI ZOLDO. L’ex sindaco Roberto Molin Pradel ha qualcosa da ridire a Poste Italiane in attesa della sentenza del Tar del Lazio.

Nei giorni precedenti Pasqua, è arrivato un avviso ai cittadini, da parte di Poste Italiane, sulle giornate di distribuzione della posta: la lettera avverte che la consegna è stata fissata su base bisettimanale: lunedì, mercoledì e venerdì nella prima settimana; martedì e giovedì nella settimana successiva.

«Non è una sorpresa», interviene l’ex sindaco Roberto Molin Pradel, «perchè Poste Italiane continua a tagliare servizi con fantasiose promesse su aumenti di servizi, ma che mai si verificano».

L’amministrazione comunale aveva portato avanti iniziative per correggere gli orientamenti di Poste Italiane e pende ancora il ricorso: «Infatti», sottolinea Molin Pradel, «c’è ancora in ballo il ricorso al Tar del Lazio sul ridimensionamento e la chiusura di alcuni uffici della provincia. Sono coinvolti i comuni di Zoldo Alto, Colle e Gosaldo. Tale ricorso ha l’obiettivo di fermare la chiusura e la rimodulazione di orario di questi uffici. E quest’ultima comunicazione sulle consegne, nell’aria da tempo, non fa altro che dimostrare la completa mancanza di sensibilità di Poste nei confronti dei cittadini. Anche le modalità della spedizione della corrispondenza attraverso le buchette seguirà la stessa trafila dell’arrivo della posta. Nei giorni di non distribuzione, coloro che avranno urgenza di imbucare dovranno recarsi a Forno. Quindi un elemento di grosso disservizio. Il tema secondo me è questo: abbiamo autorità nazionali, come l’Agcom, che non difendono in alcun modo i diritti dei cittadini e approvano i piani di Poste Italiane. Si tolgono o si ridimensionano i servizi, ma i costi aumentano sempre. Non mi pare il modo più serio di fare business. Speriamo che il Tar del Lazio possa dare ragione ai comuni».

Mario Agostini

Riproduzione riservata © Corriere delle Alpi