Il pranzo alle feste? I locali si attrezzano con invii e asporto: «Ma è una mazzata»
BELLUNO
Niente cenone il 24, né a San Silvestro. Saltano anche le cene aziendali di fine anno. Questo è un duro colpo per quasi tutti i ristoratori della nostra provincia. Potranno restare aperti a Natale, Santo Stefano, Capodanno e all’Epifania, ma soltanto a pranzo. Negli hotel e in altre strutture ricettive, dalle 18 del 31 dicembre fino alle 7 del 1 gennaio, la ristorazione «è consentita solo con servizio in camera». Inoltre «è vietato, nell’ambito del territorio nazionale, ogni spostamento in entrata e in uscita tra i territori di diverse regioni o province autonome», e nelle giornate del 25 e del 26 dicembre e del 1 gennaio «è vietato anche ogni spostamento tra Comuni».
Immancabile l’impatto sui ristoratori bellunesi. Alcuni cercano di organizzarsi al meglio, magari utilizzando la soluzione “dell’asporto”, però c’è anche chi con grande rammarico ritiene sia meglio tenere chiuso. Nella realtà bellunese, in cui le imprese impiegate nel turismo e nella ristorazione durante le ferie natalizie vivono un momento di particolare fervore, tutto ciò crea non poche difficoltà.
Hotel Ristorante Dante di Ponte nelle Alpi. Il ristorante Dante è un’attività che negli anni è sempre stata molto ambita nell’ambito dei cenoni e dei pranzi natalizi. Walter Azzalini, che lo gestisce insieme al fratello Moreno, commenta così la situazione contingente: «Purtroppo i clienti non possono arrivare da comuni diversi e per noi diventa un problema. Noi abbiamo sempre lavorato molto con gente proveniente dall’Alpago, da Belluno oltre che da fuori provincia. Questa situazione è invalidante anche perché avevamo delle prenotazioni, ma in queste condizioni è difficile. Ci sono delle richieste per fare il “delivery” però sarà da capire come muoverci ed a tal proposito sto attendendo delucidazioni dall’Ascom. Sono molto preoccupato, però bisogna superare il periodo, senza mollare: se ci sono delle regole bisogna rispettarle, rimanendo fiduciosi per il 2021 nella speranza che la pandemia passi».
Albergo Ristorante “Al Ponte Della Vittoria”.
Un’altra realtà che è penalizzata è l’albergo ristorante “Al Ponte Della Vittoria”, molto noto per il tipo di cucina “asburgica”. Il titolare Vladimiro Sommacal è molto amaro: «A Natale e Capodanno avevo il locale pieno, quest’anno sarà vuoto. Al momento non abbiamo nessuna prenotazione e quelle che avevo sono state disdette tutte, anche perché non lavoro solo con i veneti. Come albergatore per me è improponibile fare il servizio in camera. Il problema è che la maggior parte del fatturato invernale lo faccio a dicembre, con la birreria e le cene aziendali negli anni scorsi il locale era sempre pieno. Il 30% del fatturato l’ho fatto a novembre, dicembre e gennaio».
Sommacal conclude: «In queste condizioni non vale la pena tenere aperto, è più conveniente chiudere. Ci poteva essere una soluzione diversa, di buon senso. Questo è un lockdown camuffato: si lasciano aperti i negozi fino alle 21 però le attività come la mia alle 18. Sembra che il problema siano i ristoranti».
Ristorante Albergo “Al Borgo”. Uno dei ristoranti più rinomati in provincia è il Borgo che a Natale e il primo dell’anno non mancava di fare il pienone in sala. Dinnanzi al nuovo Dpcm Davide Viel, titolare insieme al fratello ed ai genitori, non dispera: «Le prenotazioni stanno arrivando. Tuttavia sono tutti tavoli abbastanza limitati, da quattro o due posti riservati a piccoli nuclei famigliari; non sono paragonabili a quelli degli anni scorsi. Abbiamo sempre ospitato una novantina di persone, ora vi è stata una riduzione e possiamo arrivare ad una cinquantina».
Come per gli altri, anche qui pesa come un macigno la chiusura dopo le 18: «Tenere chiuso la sera ci penalizza molto. Chi consuma a pranzo segue una tempistica più rapida, invece la sera di solito arrivano i gruppi famigliari e consumano qualcosa in più rispetto al pranzo di lavoro. Lo scontrino medio è diverso fra pranzo e cena. Inoltre pesa molto sul bilancio il fatto che in questo periodo noi eravamo abituati a fare cene aziendali e ogni sera contavamo un centinaio di persone».
Ristorante Locanda Nogherazza. Il film non cambia neanche alla Nogherazza di Castion, struttura dotata comunque di ampi spazi. Luigi Minacori, gestore da dieci anni insieme ai soci Daniele Meloni e Giovanni Grugnetti, spiega l’attuale situazione: «Dopo il discorso del presidente del Consiglio Conte stanno arrivando le prime prenotazioni per Natale. Fa da controaltare chi disdice perché proveniva da altre città. Comunque per noi non è così penalizzante perché lavoriamo molto con clienti locali. Ci stiamo attrezzando per fare un menù d’asporto sia per il 24 sera sia per il 25. Per l’ultimo dell’anno non ci abbiamo ancora pensato. Noi abbiamo sempre alternato un anno sì ed uno no il cenone e, quest’anno sarebbe stato il suo turno. Quindi inutile negarlo, rimane duro lavorare non potendo aprire la sera, soprattutto il 24 sera».
Minacori non è particolarmente positivo: «Questa primavera e quest’estate ero più ottimista. Ora un po’ meno, perché l’inverno è lungo. Siamo a metà servizio da fine ottobre ed arrivare a primavera è dura».
Pizzeria Ristorante La Bussola. A “La Bussola” si sono studiate delle soluzioni alternative, come spiega la titolare Ilenia Accampora: «Vista la situazione abbiamo pensato che il giorno di Natale resteremo chiusi, perché molte persone hanno la fobia di uscire. Molti ci hanno chiesto l’asporto quindi ci organizzeremo in questo senso per Natale e Capodanno. Vediamo che a pranzo la gente ha paura a venire a mangiar fuori; le uniche persone che vengono sono quelle che lo fanno per lavoro, non per piacere personale». In merito al nuovo Dpcm c’è qualche perplessità: «Per noi è piuttosto pesante: non si coprono le spese. Capisco la situazione, in cui noi del Veneto siamo ancora in fascia gialla e siamo proiettati più verso l’arancione; accettiamo queste regole perché sono per il bene comune, però per noi è difficile. Il periodo natalizio per noi è sempre stato molto proficuo e il capodanno era un toccasana». —
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