Il prefetto: «No alle ronde e alla giustizia fai da te»

Esposito: «Prevenzione e repressione spettano a polizia e carabinieri. I cittadini collaborino con segnalazioni»
gian paolo perona- perona- belluno nuovo prefetto
gian paolo perona- perona- belluno nuovo prefetto

BELLUNO. «No a ronde e giustizia fai da te in risposta ai furti che si stanno registrando in queste settimane. Sì invece allo sguardo attento dei cittadini per la propria casa e la propria frazione e alla segnalazione delle informazioni alle forze dell’ordine». Il messaggio del Prefetto di Belluno Francesco Esposito è quantomai chiaro: chi deve intervenire sono sempre le forze di polizia impegnate sul territorio sia sul fronte della prevenzione che della repressione della criminalità. Un intervento, quello del Prefetto, che arriva all’indomani della discesa in campo del tutto autonoma di alcuni ragazzi andati di “ronda” dopo che a Sossai, dove vivono, si erano registrati alcuni furti.

Prefetto Esposito, nelle ultime settimane le denunce di furto sono aumentate in modo sensibile. Qual è la situazione?

«I furti in abitazione e azienda sono l’unico reato, assieme alle truffe, che si registra in provincia di Belluno, a mio parere pur sempre un’isola felice. Non si può nascondere che negli ultimi due-tre mesi si sono registrati vari furti in diverse località della provincia, specie se isolate. È un fenomeno contenuto nei numeri rispetto ad altre province, ma non per questo meno odioso. Non dobbiamo cullarci sui numeri».

Quale la risposta delle istituzioni?

«Stiamo seguendo il fenomeno con attenzione, agendo con il presidio e il controllo da parte delle forze di polizia, rimodulando la dislocazione delle pattuglie secondo le necessità ogni settimana. Oltre al coinvolgimento di Polizia e Carabinieri, possiamo contare su Guardia di Finanza e Corpo Forestale dello Stato. Possiamo così avvalerci di una maggiore presenza di pattuglie e più passaggi con personale in divisa e in borghese, che è quindi meno visibile agli occhi del cittadino. La visibilità funziona da deterrente, i servizi in borghese agevolano la sorpresa dei malviventi in flagranza. Tutte le risorse disponibili sono orientate alla prevezione e al contrasto del fenomeno. Ci aspettiamo molto anche dal nuovo sistema di videosorveglianza con il dispositivo di rilevazione delle targhe per monitorare gli accessi alla provincia».

Quale invece il ruolo dei cittadini?

«Chiariamo che chi deve intervenire sono sempre e solo le forze di polizia. Non ci deve essere alcuna delega al cittadino sia della prevenzione che della repressione dei reati, e nella fattispecie dei furti. È invece un bellissimo segno di interesse per la propria comunità il voler mettere a disposizione delle forze di polizia tutte le informazioni sul territorio, su eventuali persone o auto sospette, su fatti che possono creare allarme, da parte delle persone che quel territorio lo vivono e lo conoscono. Una comunicazione, questa, che deve avvenire attraverso la figura di un referente, primo filtro delle segnalazioni. Il tutto nell’ottica di avvicinare cittadini e istituzioni».

L’esasperazione può portare alla giustizia fai da te. Quali sono i rischi?

«È un terreno molto scivoloso perché i cittadini si espongono in prima persona. È bene stare lontano da organizzazioni tipo “ronde”. I ragazzi che vogliono darsi da fare si impegnino nell’attività di segnalazione, certamente più positiva. Seminare il panico e allarmare oltremisura sono i presupposti per reazioni sbagliate e scomposte. Non ci devono essere iniziative che interferiscono con l’azione delle forze di polizia, bensì ci deve essere collaborazione per un obiettivo comune. Attenzione poi all’uso dei social network per diffondere informazioni che dovrebbero invece essere inoltrate alle forze di polizia».

In un territorio poco abituato al crimine, manca forse la cultura della difesa?

«Nell’isola felice qual è Belluno, spesso non c’è il livello minimo di protezione del bene. Parlo ad esempio di porte lasciate aperte, auto con le chiavi, case senza antifurto. Bisogna creare questa cultura».

Riproduzione riservata © Corriere delle Alpi