Il premio ai magnifici 4 dell’Hospice

Consegnato il premio a chi si occupa di cure palliative. L’auspicio di Dal Molin è che nella Usl unificata si segua l’esempio del sistema attuato a Feltre
gian paolo perona- perona- feltre- premiazione sala stemmi- premio beato bernardino all'hospice
gian paolo perona- perona- feltre- premiazione sala stemmi- premio beato bernardino all'hospice

FELTRE. È una delle eccellenze del Santa Maria del Prato, il servizio di cure palliative, nato prima delle leggi sull'ospedale senza dolore di cui il nosocomio feltrino è stato fra i pionieri.

Ed è ai “magnifici quattro” dell'hospice e delle cure palliative sul territorio, Albino Ventimiglia, Gino Gobber, Cristina Luise e Gandolfo Fiorito, che Famiglia Feltrina ha attribuito ieri il premio Beato Bernardino. Con un auspicio, dal presidente Gianmario Dal Molin che ha contribuito, dalla posizione di direttore generale dell'Usl 2 alla fine degli anni novanta, al decollo del servizio e della strutturazione dello stesso: «Nella prospettiva dell'unificazione delle due Usl, l'ospedale di Belluno che da sempre gestisce la malattia terminale ricorrendo all'esternalizzazione dei servizi, deve adeguarsi e mutuare l'esperienza feltrina, adottare il modello. Un modello umano ed efficiente, che consente la copertura dei malati senza possibilità di guarigione a domicilio, fra le più alte del Veneto».

È spettato a Renato Beino, attuale presidente del Carenzoni e esponente di Mano Amica (associazione partner di cure palliative a Feltre), presentare, come lui stesso li ha definiti “i magnifici quattro”, il caposala Albino Ventimiglia in pensione da poco, gli anestesisti Gino Gobber, che negli ultimi anni dirige come primario il servizio cure palliative dell'Asl di Trento, e Cristina Luise che ha investito le energie di cuore e cervello come palliativista sul territorio. È l'ultimo a entrare per uscire da pensionato, Gandolfo Fiorito che dopo decenni di pronto soccorso è andato a dare manforte al servizio cure palliative e hospice dove gestisce tuttora, in collaborazione con la collega Roberta Perin, tutti i casi di malattia senza possibilità di guarigione in struttura (hospice Le Vette inaugurato nel 2006 e ampliato a sette posti letto in epoca più recente) e a domicilio.

Il servizio, istituito coraggiosamente come unità semplice nel 1999, su spinta dell'associazione Mano Amica e per scelta dell'allora direttore generale Gianmario Dal Molin, dipende ora dal distretto e da cure primarie in particolare. Alla cerimonia era presente anche la nuova responsabile, Erika Sampognari, alla quale è stata consegnata la pergamena di Famiglia Feltrina.

«Il premio Beato Bernardino conferito ai nostri quattro eroi», ha detto Renato Beino, «più che un riconoscimento alla loro professionalità altissima, ne esalta intraprendenza, coraggio, tenacia che ha trovato terreno favorevole nella risposta del volontariato e nel sostegno dell'azienda e dei tanti infermieri che poi hanno dato corpo operativo al progetto. Oggi la rete feltrina di cure palliative è considerata l'unico esempio di gruppo interdisciplinare operante in sanità nel territorio, quando dalla programmazione regionale non arrivano segnali di priorità per questo settore, non solo fatto di assistenza sanitaria ma anche fatto di civiltà». Al premio Beato Bernardino si è associato, come di consueto, anche il Premio Feltre&Lavoro, sponsorizzato dall'Unione Montana Feltrina rappresentata ieri dal vicepresidente Michele Balen. In questa edizione si è voluto riconoscere il valore di due realtà locali interessanti, quali l'azienda vitivinicola De Bacco di Rasai diretta da Marco De Bacco che da qualche tempo porta avanti un impegnativo progetto di rilancio dei vini feltrini (presentato dallo storico Daniele Gazzi) e alla Gelateria la Briciola che con una ventina di dipendenti e due punti vendita, a Santa Giustina e a Formegan, è gradito punto di riferimento per cortesia e qualità dei prodotti, come ha evidenziato Pasquale Pioggia.

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